Il Natale secondo Bifo

Una poesia da recitare in piedi sulla sedia, il giorno del gran pranzo di natale. E' per grandi e per piccini. Non è una poesia tutta fiocchi di neve e bianche speranze. Ma è quello che ci meritiamo. E in fondo è un regalo, perché stupisce, fa meravigliare. E invita al risveglio.
29 novembre 2007

Di Franco Berardi Bifo

Si accendono le luci con un certo anticipo
Per festeggiare il natale nella città di Bologna
Così magari sembrerà un po’ meno lugubre
La faccia dei cadaveri che si specchiano nelle vetrine.
Sono le facce dei miei concittadini
Che hanno appena ammazzato un bambino.

Sì, lo fanno. Gli capita di ammazzare un bambino o un ragazzo.
Poi talvolta decretano il lutto cittadino
talaltra vietano al funerale di avvicinarsi al centro
per non recare disturbo.

Il sindaco che regna meritevole
Ha detto non è mica colpa mia
Non potevamo fare nulla
Ma aiuteremo la famiglia
Non sono clandestini ma persone per bene.

E’ un accostamento che non sta né in cielo né in terra
Abbiamo allontanato chi era da allontanare
Spero che l’imprenditore del cantiere dove lavorava il padre
Decida di regolarizzare la sua posizione.

Spera, il sindaco. Spera
Il buon padre che regna meritevole
Spera che assumano l’uomo cui la sorte
Concesse un salario da schiavo
Ma non una casa. La sorte non sempre è benevola,
talora è tremenda.
Ma noi non potevamo fare nulla
Aiuteremo la famiglia perché non sono clandestini
sono persone per bene.

Altri bambini dormono
Placidamente nella loro culla
Nel fulgore di luci
Che ti riempiono il core d’allegria.
Nessuno li risvegli al natale dei morti