Su un refuso del Corriere di Bologna

Il gioco del telefono senza fili

Nell'annunciare un'iniziativa su Garibaldi a Casalecchio, Il Corriere di Bologna ha un refuso che fa pensare
3 ottobre 2007 - Carlo Loiodice

Avete presente quel gioco di società chiamato telefono senza fili? Ogni partecipante deve sussurrare nell'orecchio del vicino di sinistra quel che il vicino di destra ha sussurrato nel suo. O almeno quel che crede di aver capito. Il risultato è che, quando l'ultimo della serie lo declama ad alta voce, si scopre invariabilmente che il messaggio iniziale era proprio diverso. E il divertimento consiste nello scoprire la valenza comica delle trasformazioni avvenute. Ad esempio da "La mamma è buona" si può passare a "La pappa è buona", "La pappa è vuota" e finire con "La pancia è vuota": enunciato in piena contraddizione con le premure alimentari di qualsiasi mamma.
Qualcosa del genere deve essere avvenuto nella catena che collega le parole di un intervistato a quelle apparse sulla carta stampata.
Il fatto.
Esiste un gruppo musicale che ha voluto chiamarsi "Spartito democratico". Il rimando è chiaro, no? Diciamo che si tratta chiaramente di paronomasia, ossia di richiamo con parole diverse alla sonorità delle parole di partenza. "Tessere o non tessere?" Può chiedersi amleticamente un operaio al telaio... Quando con sole ventisei lettere bisogna esprimere l'universo, basta un piccolo cambiamento per finire fuori strada; o anche per riprendere la strada giusta. Letto/detto, faccia/caccia, melodia/"me lo dia".
Nel gioco del telefono senza fili avvengono appunto queste cose. Ma non è quasi mai facile ricostruire con esattezza il percorso, in quanto ognuno è convinto - se non ha clamorosamente barato - di aver riferito correttamente quanto ha udito. Sul Corriere di Bologna del 3 ottobre 2007, viene presentata un'iniziativa – indetta per la sera stessa - presso la Casa della conoscenza a Casalecchio: una conferenza spettacolo per il secondo centenario della nascita di Garibaldi. Vi partecipa il gruppo musicale di cui sopra. Ma sul Corriere il nome si è trasformato in "Sparito democratico". Va da sé che siamo curiosi di sapere in quale punto della catena comunicativa è avvenuta la scomparsa di una T, con conseguente scarto di significato. Vista la documentazione degli organizzatori, che riporta la dicitura corretta, ci chiediamo:
a) se è tutta colpa del computer;
b) se il responsabile materiale della trascrizione stesse nel frattempo rispondendo al cellulare;
c) se nella redazione bolognese del Corriere c'è una talpa, e in caso affermativo, per conto di chi scava;
d) se prima di andare in stampa, la bozza non sia passata nelle mani di un finissimo analista politico il quale, con la semplice eliminazione di una T può aver pensato di mettere a fuoco una questione per la quale gli sarebbe occorso un lungo e meditato editoriale.
"Spartito democratico", inteso come gruppo, apprezzerebbe la soluzione d). In fondo è la stessa cosa che si è tentata di fare con l'aggiunta di una S.