Dal nostro corrispondende in Germania

Oggi non è un giorno qualunque per Dresda e i suoi abitanti / 2

Seconda parte. Praticamente una intera parte della piazza è “luogo di nessuno”, completamente circondata dalla polizia, che non lascia transitare niente in quell’area, che funge da spazio inaccesibile predisposto come zona di sicurezza. Dall’altra parte della piazza, dopo questo vuoto pneumatico, ci sono i nazi che sfilano.
18 febbraio 2009 - Gennaro Imbriano

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dresda Sabato 14 febbraio 2009. La giornata comincia presto. L’Hauptbahnhof è presidiata da un migliaio di poliziotti, forse più. In tutto, le forze dell’ordine presenti nei punti sensibili della città saranno migliaia. Verso le 11 cominciano ad arrivare i primi neonazisti. Vengono da tutta la provincia sassone e in generale da tutta la Germania, ma non solo: Austria, Svizzera, Slovenia, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia. Verso le 13 il corteo organizzato dalla JLO («Junge Landsmannschaft Ostdeutschland»), in stretta collaborazione con l’Npd, parte. Enorme lo spiegamento della forza pubblica. Si parla di oltre quattromila agenti, forse cinquemila considerando quelli in borghese e all’opera anche in altre zone della Germania per coordinare le operazioni. Quando il corteo parte, non ci sono gli ottomila nazisti previsti e dichiarati dall’organizzazione, ma è in ogni caso, come scrive il TAZ, quotidiano di die Linke, la più grande manifestazione nazista nella Germania del dopoguerra. A suo modo, è un evento nell’evento. L’accerchiamento e l’apparente definitiva condanna della storia sono superati; il deserto è attraversato, le marce nuovamente possibili e partecipate; ci sono almeno 6500 persone, forse 7000. Numeri da capogiro, da paura.

Attraversano il centro, anche se non possono arrivare, magra consolazione, a Theaterplatz e nei pressi dei simboli di Dresda. Svoltano a Postplatz, verso le 14, proprio mentre non lontano, nei pressi del Kongresszentrum, sfila uno dei tre cortei del «Geh denken!», quello meno numeroso, che dal World Trade Center (ne esiste uno anche qui..) converge verso Theater Platz, luogo di ritrovo finale delle contromanifestazioni. Quando giungono in Postplatz, solo Ostra-Allee separa i nazisti dai contromanifestanti. Ma venire a contatto è praticamente impossibile; numerosi sono i cordoni e gli sbarramenti della polizia. La stessa Postplatz è blindata. Praticamente una intera parte della piazza è “luogo di nessuno”, completamente circondata dalla polizia, che non lascia transitare niente in quell’area, che funge da spazio inaccesibile predisposto come zona di sicurezza. Dall’altra parte della piazza, dopo questo vuoto pneumatico, ci sono i nazi che sfilano; da questa parte solo qualche sparuto gruppo di curiosi e qualche turista, che entra nello Zwinger. Chiedo a un passante stralunato se mi presta il suo binocolo; i 6500 si vedono solo a questa distanza, quasi come una rarità lontana, però sono qua, nelle strade.
Mentre più in là si sentono le voci e i rumori di uno dei tanti cortei, dando uno sguardo alla cartina si capisce che, se davvero vogliono spingersi fino al World Trade Center, punto d’arrivo previsto del loro corteo, i nazi attraverseranno la Freiberger, probabilmente. Si potrebbe aggirare Postplatz attraverso i vicoletti posteriori, giungere sulla Schweriner a poi provare a raggiungere il WTC alle spalle, eludendo la polizia e i blocchi; anche se gli ingressi posteriori del WTC saranno certamente bloccati, da quel lato si arriva più vicino al corteo, anche se probabilmente non di molto. Forse non sono calcoli del tutto inesatti, se è vero che un piccolo gruppo di incappucciati si aggira per quelle stradine, come se stesse dando la caccia al corteo.

dresda Impossibile capire se siano nazi o antifa, ma è abbastanza improbabile che sia un piccolo gruppo di neri che si è staccato dal corteo principale per seminare il panico, anche se gli avvisi su Indy dicevano di fare attenzione: parlavano di «kleine Gruppen», piccoli gruppi di nazi in giro. Ma dove sarà il grosso degli Antifa? Sulla Schweriner, il caos. Gruppetti di persone incappucciate fuggono in tutte le direzioni, le camionette della polizia li inseguono. Qualche giornalista, qua e là. Raggiungo il WTC, riuscendo ad eludere qualche controllo. Ma sembra tutto fin troppo tranquillo e troppo facile. Non c’è nessuno, solo qualche bar aperto. Più in là si va verso la Budapester Strasse, forse il corteo è in quella zona per defluire verso la stazione. E infatti è così. Ma è impossibile passare. In una strada parallela a quella in cui il corteo dovrebbe essere oramai arrivato, puoi accedere solo se esibisci l’ «Anmeldebestätigung», il documento che dimostra che sei domiciliato in  uell’area. Scene da zona rossa.
Non si passa.
Intanto in città la situazione si è fatta elettrica. I tre cortei del «Geh denken!» riescono a raggiungere Theaterplatz; i numeri si rincorrono; in tutto sono circa 7000; alcuni giornali dicono 8000; c’è la società civile, c’è l’Spd, c’è Die Linke. La CDU si è tenuta lontana dalle manifestazioni. Ad Albertplatz, nel cuore della Neustadt, quartiere alternativo di Dresda, ci sono gli Antifa. Alcuni di loro erano stamattina vicino all’Hauptbahnhof, ovviamente respinti dalle forze dell’ordine. Ci sono tutti: gli Autonomen, con in testa lo
striscione che dà il senso del corteo: «No pasaran!»; ci sono gli Antideutsche, e anche i vecchi nostalgici della DDR. Siamo nel corteo alternativo ai tre di «Geh denken!». Anche qui i numeri sono incerti; gli organizzatori parleranno di 4000 persone, alcuni giornali di 2500. Prima di partire, in tarda mattinata, si attendono i compagni berlinesi, che non arrivano; primi sintomi della giornata difficile che attende la contromanifestazione; sono bloccati in stazione, trattenuti per questioni di “ordine pubblico” dalla polizia. Arrivano dopo un’ora e mezzo. Serpeggia il malumore, ma tutti sono d’accordo nel non cedere alle provocazioni; la convinzione è quella che, ancora una volta, si tenterà in tutti i modi di screditare gli Antifa agli occhi della città, attirandoli nella trappola dello scontro; dopo molte tensioni il corteo, finalmente, parte.
Ma arriva l’ennesimo guanto di sfida. Pur non tentando i manifestanti, vista l’impossibilità della riuscita, di
forzare il blocco della polizia e di andare in direzione dei nazi, le forze dell’ordine impediscono inspiegabilmente che il corteo defluisca verso la sua naturale destinazione, Theaterplatz, per congiungersi come previsto con quelli di «Geh denken!». Scoppia il putiferio. Scontri, molti feriti, oltre 80 fermi. Gli Antifa vengono respinti dalla polizia, non dopo però aver rovesciato diverse camionette.

Inevitabilmente, i giornali parleranno il giorno dopo dei soliti violenti dell’estrema sinistra, della pericolosità per le istituzioni democritiche dei «Linksautonomen», l’altra faccia della stessa minaccia rappresentata dal neonazismo; la si butta sugli opposti estremismi; l’Npd coglie al volo la cosa per ringraziare i partecipanti al proprio corteo e per dire che tutti hanno potuto vedere oggi chi sono i violenti che fomentano le forze dell’ordine e chi invece sta dalla parte della legge, della disciplina, della legalità e dell’ordine. Infatti. Qualche ora dopo, mentre la città si svuota e fa i conti con l’ennesima ferita inferta da presenze profondamente odiate dalla maggioranza delle persone che vivono a Dresda, colpevolmente non fermate né bloccate dalle istituzioni locali (dove la CDU domina), né adeguatamente contrastate da esse, su un autogrill verso Jena, direzione ovest, un pullman di contromanifestanti di die Linke fa sosta. Ma, ahimè, è anche il luogo scelto da un gruppo di nazisti (pare svedesi) di ritorno dalla marcia. La polizia non c’è, l’autobus dei
nazi che doveva essere scortato è lasciato incredibilmente solo. I contromanifestanti vengono aggrediti, non tutti riescono a fuggire e a salire in tempo sul bus. La polizia arriverà solo dopo che gli aggressori si dono dati alla fuga. Cinque manifestanti hanno la peggio, riportando lesioni. Uno è molto grave: trauma cranico, la prognosi è riservata.

> Guarda le foto del corteo nazista e degli antifa (1 - 2)