Quindici anni agli assassini di Abba, senza l'aggravante della xenofobia

Se ad essere ucciso è «uno sporco negro» non è razzismo

Pubblichiamo un commento dal blog Marginalia
19 luglio 2009 - Vincenza Perilli

A quasi un anno dall'omicidio di Abdul Salam Guibre, detto Abba, massacrato a colpi di spranga e bastone il 15 settembre scorso a Milano, arriva la sentenza: 15 anni per omicidio volontario, non essendo stata ritenuta dal pm l'aggravante dell'odio razziale. Quella notte due baristi, padre e figlio, inseguirono con spranghe e bastoni tre ragazzi che avevano rubato un pacco di biscotti urlando "negri di merda", "dove vai cioccolatino" e "sporco negro". Ma il razzismo non c'entra ... Del resto all'epoca dei fatti lo stesso vice sindaco De Corato aveva affermato che la matrice razziale non c'entrava, tesi ribadita in diretta televisiva a Porta a Porta da Silvio Berlusconi: "la questione razziale e il colore della pelle non c'entrano nulla", semmai il problema andava individuato nella "politica delle porte aperte" che "ha portato a far sentire gli italiani meno sicuri". Insicurezza in nome della quale è legittimo (per gli italiani ben inteso) difendere con ogni mezzo la propria "proprietà" (che sia un pacco di biscotti o le cosiddette "nostre donne" poco importa). In fondo, come ebbe a dire a caldo il segretario provinciale della Lega Nord Romagna, Piero Fusconi, quei tre ragazzi che avevano "violato la legge ... una lezione se la sarebbero meritata" e che questo omicidio era stato uno "spiacevole inconveniente" del quale chi come Abdul si sarebbe posto fuori dalla legge "non ha diritto di lamentarsi". I familiari di Abba invece si lamentano, denunciano la pena troppo bassa continuando a denunciare la matrice razzista  dell'omicidio, avvenuto qualche giorno dopo la strage di Castelvolturno.

(dal blog Marginalia)


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