Fuori i fascisti dalle città

La polizia carica a freddo gli antifascisti cagliaritani

Il venticinque aprile in salsa cagliaritana: la piazza ai fasci in nome della democrazia e della libertà d'espressione e le botte ai compagni. Ma dovunque si cerchi di scrivere delle pagine nere, ora e sempre sarà resistenza.
25 aprile 2009 - monitor antifa

Sono le cinque del pomeriggio quando una cinquantina di compagni raggiunge piazza Gramsci, punto d'arrivo della manifestazione indetta da tutte le sigle della destra cagliaritana e autorizzata dal Prefetto. Ad attendere gli antifascisti circa cento poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa. Già in prossimità della piazza scattano i controlli e le identificazioni. Vista l'impossibilità ad assemblarsi nella piazza antistante la via Sonnino, i compagni decidono di spostarsi nella vicina Piazza Costituzione. Da qui, in circa centocinquanta, si dirigono nuovamente verso la Piazza Gramsci, intenzionati a contrastare la lugubre marcia dei fascisti che sfilano per commemorare i caduti della R.s.i e chiedere l'abolizione del 25 Aprile. Sono circa le 18 e i fascisti stanno per muoversi dalla Piazza Garibaldi, distante circa mezzo chilometro dal luogo in cui si trovano i resistenti. In quel momento, dalla piazza Gramsci, una quarantina di poliziotti e diversi blindati avanzano lentamente verso i compagni. Quando questi ultimi sono "a vista" scatta la carica a freddo: negli ultimi trenta metri i poliziotti si scagliano contro i manifestanti che riescono, comunque, a resistere per svariati minuti alla pressione delle forze dell'ordine. Letta la situazione, alcuni cittadini scendono dai palazzi per frapporsi tra la polizia e i manifestanti aggrediti. Intanto i manganelli hanno causato lesioni a cinque, uno di questi ha riportato la frattura del setto nasale. A questo punto i compagni decidono di spostarsi in corteo, non autorizzato ( come non era autorizzato il presidio delle cinque visto che la piazza era già stata 'promessa' ai fascisti ), verso la Piazza del Carmine dove stasera si festeggerà la Liberazione. Un corteo, peraltro, molto ben riuscito sul piano della comunicazione. Quando i resistenti si trovano nella via Roma, i fascisti avanzano per la via Sonnino in direzione del monumento ai martiri delle Foibe, a loro tanto caro, dove di fatto hanno poi deposto un cippo per commemorare i repubblichini. In circa centocinquanta, arrivati da tutta la regione, hanno marciato con i loro tricolori e le loro aquile grazie alla connivenza delle istituzioni locali. Da notare come nessuna sigla specifica sia stata mostrata a favore di uno striscione unitario "Onore ai caduti della RSI". Una tetra e cupa aria di morte e tristezza è scesa su quella zona del centro di Cagliari. Un primo bilancio della situazione porta a dire due cose: innanzitutto c'è stata una forte reazione da parte degli antifascisit* cagliaritani che hanno provato in tutti i modi a contrastare quella che è da considerarsi una vera e propria marcia della vergogna, riuscendo infine a portare la propria voce per le strade della città. In secondo luogo è da sottolineare come, da due anni a questa parte, i fasci del capoluogo sardo non si accontentino più di sventolare i simboli dell’infamia inscenando un presidio statico presso la Basilica di Bonaria come era loro abitudine. E questo è un dato su cui riflettere. Insomma, il 25 Aprile a Cagliari è stato due cose al contempo: una pagina nera e una giornata di resistenza.