Speciale / La Fiera delle precarietà

I parcheggi, tre anni dopo

Da quando abbiamo denunciato le condizioni para-schiavistiche in cui si lavorava a pochi metri da uno dei centri propulsori economici principali della città, molte cose sono cambiate e altre non sono cambiate affatto. Leggi l'approfondimento con un ex lavoratore, attualmente precario di BolognaFiere e ancora in causa contro i vecchi datori di lavoro, e l'intervista ad un attuale parcheggiatore.


22 marzo 2009

 

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la fiera delle precarietà
Sono passati quasi tre anni dall'inizio del lavoro di inchiesta e denuncia sulle condizioni di lavoro dei parcheggiatori della Fiera. Da quando abbiamo denunciato le condizioni para-schiavistiche in cui si lavorava a pochi metri da uno dei centri propulsori economici principali della città. Si parlava di un complesso meccanismo di appalto e sub-appalto (BolognaFiere appaltava all'Operosa la gestione dei parcheggi, e l'Operosa si procurava la manodopera tramite una società chiamata Ser.In.Ter) che finiva per penalizzare solo i lavoratori. Si parlava di turni di lavoro che potevano superare le 15 ore giornaliere, di salari inferiori ai 6 euro l'ora, di violazione delle norme generali su giorno di riposo e ore di pausa tra un turno e l'altro, di assenza totale di indennità, straordinari o altro, di impossibilità di chiedere la malattia,  di parcheggi da pulire senza guanti e di tanto altro.

   Molte cose da allora sono cambiate. La virtuosa interazione di due diversi fattori (il nostro lavoro di autorganizzazione e denuncia sociale e la parallela mobilitazione sulla sicurezza dei dipendenti BolognaFiere) ha costretto BolognaFiere e l'Operosa a mettere parzialmente in regola le condizioni di lavoro dei parcheggiatori, diminuendo i turni, aumentando i salari e fornendo ai dipendenti i dispositivi di protezione individuale necessari.

   Altre cose non sono cambiate affatto. In particolare la totale assenza di trasparenza e di controllo sul meccanismo delle chiamate crea un meccanismo di discrezionalità totale da parte dell'azienda e quindi di perenne ricattabilità del lavoratore, e questa situazione rende tuttora impossibile l'avvio di un processo di sindacalizzazione in forma classica dei parcheggiatori. Nel frattempo 7 ex-lavoratori dei parcheggi (mai più chiamati e implicitamente licenziati in seguito alle prime iniziative) stanno portando avanti una causa nei confronti della Ser.In.Ter. per ottenere un risarcimento per le condizioni di lavoro irregolari a cui sono stati costretti per anni.

   Per fare il punto della situazione abbiamo scelto un ragionamento approfondito con Antonio, ex lavoratore attualmente in causa e ora anche dipendente precario di BolognaFiere. e un'intervista più rapida ad un attuale lavoratore dei parcheggi.

 


 

Intervista ad Antonio, ex-dipendente della Ser. In. Ter nei parcheggi esterni della fiera d i Bologna e ora dipendente a tempo determinato delle liste d i  riserva d i  BolognaFerie.

  Quando hai iniziato a lavorare nei parcheggi ?

  Ho cominciato nel 2003, ho lavorato là per quattro anni saltuariamente, facevo 7-8 fiere all'anno, per un totale di circa 60 giorni nell'intero anno.

  In quegli anni stavi ancora studiando?

  Sì, come tanti altri ragazzi lavoravo per le fiere proprio perché eravamo degli studenti. Era un lavoro comodo perché non richiedeva un impegno prolungato nel tempo.

  Com'erano le condizioni di lavoro lì nei parcheggi?

  Le condizioni non erano il massimo:  bisognava stare fuori, quindi prendere acqua, freddo, pioggia, e in più ci richiedevano un numero di ore esagerato. I turni variavano dalle 8 ore base fino anche a 12-14, ci sono stati dei casi di colleghi che hanno lavorato fino a 17-20 ore consecutivamente. Per esempio io durante un MotorShow ho lavorato per 13 ore e mezza ogni giorno per 13 giorni, senza giorno di riposo, senza gli straordinari, senza i festivi, senza buoni pasto, senza tutto il resto di quello che veniva scritto nelle buste paga.

  E la busta paga oraria alla fine?

  La paga oraria ci veniva detto a voce che era di sei euro l'ora e questo comprendeva tutto, però comprendendo tutto alla fine la paga oraria veniva molto meno. C'era qualcosa che non poteva andare perché ogni contratto prevede un numero diverso di ore di straordinario, festivi quindi è impossibile fare un calcolo perfetto il cui risultato faccia sempre sei euro, è una cosa matematica.

  Quindi oltre al salario basso c'era anche un discorso di irregolarità nelle buste paga?

  Sì, lampante anche quello. E in più non c'era una lista di riserva: ad esempio io ho lavorato per loro per tre anni quasi consecutivi, ma sempre senza garanzie.

  Spieghiamo, non c'era nessuna lista ufficiale trasparente da cui voi venivate chiamati e quindi se uno per qualsiasi motivo non era più nelle grazie dell'agenzia poteva non essere più chiamato...

  Era a discrezione dei datori di lavoro i quali ci contattavano con una telefonata molto rapida, se rispondevi subito ti chiamavano, se ci pensavi un po' su, allora "va bene, grazie". Chiaramente, per far presto, prendevano il primo che trovavano. Quando trovavo una chiamata persa mi veniva il panico, perché pensavo: "se li richiamo e hanno già trovato qualcun altro, non lavoro a questo giro."

  Veniamo al momento in cui le cose hanno iniziato a muoversi. Era un periodo un po' di tensione, c'era stato anche il licenziamento di un tuo collega e tu hai deciso di rischiare di fatto di perdere quel lavoro, iniziando prima il volantinaggio, la controinformazione e poi passando alla vertenza vera e propria contro l'azienda. Perchè hai preso questa decisione?

  Io ero ancora uno studente e non pensavo di far carriera in quel campo, ma sai, quando ti rendi conto che ti manca una parte dei tuoi soldi cominci a pensarci su e a muoverti. Per fortuna ci siamo mossi, siamo un nucleo di cinque persone che però si sta estendendo.

  A livello personale come hai vissuto quel periodo?

  Diciamo che sono stato felice di aver lasciato quel lavoro. Sono passato in una fase nuova: quella di mettere in chiaro tutto, cercare dei colleghi che la pensassero più o meno come me. Questa coesione anche con altri ha permesso poi di cominciare a fare un po' di chiamiamola controinformazione o più che altro di informazione chiara su cose che spesso non vengono dette, e accettate anche dai lavoratori stessi proprio perché vige sempre un sistema di ricatto.

  Quindi nessun rimpianto?

  Assolutamente no. Io sono tutt'ora in causa con l'azienda attraverso i Cobas e spero di avere alla fine anche un guadagno personale, nel senso di un rimborso economico per le ingiustizie subite negli anni. Ma non è mai stato l'unico motivo, è una cosa che ho fatto per me e per gli altri, e sono contento che le condizioni dei ragazzi che lavorano ai parcheggi oggi siano migliorate. In più è stato un passaggio che mi ha fatto proprio stare meglio come persona.

   Al di là di quel nucleo di cinque ragazzi che poi ha fatto partire la vertenza, tutti gli altri cosa pensavano?

Avevano paura di perdere il posto, quindi c'era questo clima di timore nel provare a venir fuori, a dissentire, nel sostenere semplicemente le proprie ragioni. Io avevo già scelto di non lavorare più per loro quindi sentivo che non avevo più nulla da perdere, ma questi ragazzi avevano paura, non per colpa loro ma per un sistema di totale ricattibilità.

  Facciamo un passo avanti: nel momento in cui parte la vertenza,  si verifica anche un incidente molto grave dentro BolognaFiere, con un dipendente che rischia seriamente la vita. Parte una grossa campagna sulla sicurezza con uno sciopero compatto dentro la fiera, e quindi l'insieme di questi due fattori (la vostra vertenza e la campagna sicurezza in BolognaFiere) porta ad un effettivo miglioramento delle condizioni di lavoro...

  Sì, i ragazzi mi hanno confermato che hanno una paga superiore alla precedente, che le condizioni di lavoro sono migliorate.

  Tuttora però non ci sono liste trasparenti, quindi un ragazzo in qualunque momento potrebbe non essere chiamato, quindi resta un elemento di ricattabilità...

  Sì, a conti fatti sì, perché non essendoci nessuna lista praticamente può saltare tutto.

  Lavori da circa un anno per BolognaFiere, fai parte in questo caso delle liste di riserva ufficiali...

  Sì, a BolognaFiere diversamente che per le ditte che lavorano in appalto o subappalto, c'è una lista di riserva ed è rispettata, funziona, è una garanzia. Non devi stare in ansia, penso sia meglio per tutti.

  Entriamo nel merito delle condizioni di lavoro con BolognaFiere...

  Le condizioni di lavoro sono diversissime anche se le mansioni si assomigliano molto. C'è un continuo tournover tra le postazioni, in modo da non privilegiare qualcuno in particolare. Così ti senti più partecipe e quindi sei più motivato anche a parità di mansioni, cosa che non avveniva nei parcheggi.

  E a livello di condizioni materiali: turni, salario, giorni di malattia?

  Qua chiaramente è tutelato tutto, ci sono garanzie che io neanche conoscevo. Per esempio l'indisposizione, vale a dire una malattia senza bisogno del certificato, chiaramente per un numero limitato di giorni. Poi i buoni pasto che danno alla prima ora di straordinario. In più il turno è di 6 ore anzichè 8 e anche il rapporto tra colleghi diventa più rilassato, si vive meglio. Ovviamente anche il salario è decisamente più alto.

  Tu sei comunque un precario in BolognaFiere e vieni chiamato nelle fiere più grandi. Com'è il rapporto tra dipendenti precari e dipendenti fissi?

  Personalmente mi sono trovato bene, il fatto del tournover per esempio l'ho riscontrato a più livelli: si mantengono dei livelli diversi di ruoli e di competenze, ma tutto sommato sono dei rapporti sani.

  Invece che tipo di rapporto c'è tra dipendenti di BolognaFiere e tutto il mondo di chi lavora sotto le varie cooperative, aziende, agenzie diverse da BolognaFiere?

  Il dipendente di Bologna Fiere è spesso visto dagli altri come un privilegiato; mi ricordo che quando lavoravo nei parcheggi vedevo i colleghi di BolognaFiere e mi sembrava che stessero meglio di me.

  Ma c'era dialogo diretto fra voi ed i dipendenti di BolognaFiere?

  No, assolutamente no. Era come lavorare a contatto con persone chiuse in compartimenti stagni, diversi proprio per categoria di appartenenza, per contratti, per condizioni di lavoro.

  Adesso tu sei passato dall'altra parte. Perché credi che i colleghi che lavorano in BolognaFiere facciano così poco per entrare in contatto con chi gli lavora spesso fianco a fianco?

  Forse è perchè chi ha cominciato direttamente con BolognaFiere parte già da quel livello e non vede perché guardare in basso; per me è un po' diverso proprio perché sono passato dai livelli bassi, anzi tutto sommato sono ancora nei livelli bassi, quindi sono sempre interessato a chi lavora di fianco a me.

  C‘è una situazione specifica particolarmente interessante da analizzare: all'ultimo MotorShow, dove tu hai lavorato come addetto di Bologna Fiere per il controllo all'ingresso, c'era anche questa figura di ragazzi della Promotor, che di fatto controllavano il vostro lavoro, cioè che non faceste passare nessuno senza biglietto. Tu come hai vissuto questa situazione?

  A me è capitato un episodio in particolare, volevo rientrare da una pausa ho fatto vedere il badge ad una mia collega, e questi ragazzi mi hanno chiesto a loro volta di far vedere il badge anche se tutti avevano visto che ero un collega. Ecco, a me mettevano un po' l'ansia personalmente, li ho visti troppo pressanti, forse perché dovevano fare solo quello o forse perché in realtà non c'è mai stato bisogno più di tanto di loro.

  Ma credi ci fossero particolari differenze sociali o anche culturali tra voi e i ragazzi Promotor?

  Ma no, noi riserve di BolognaFiere siamo in gran parte giovani e studenti, e credo lo fossero anche loro. Come sempre capitare in un'azienda o nell'altra è anche un po' un caso...

  La situazione quindi era quella di due categorie messe quasi in contrapposizione l'una contro l'altra con piccoli attriti e frizioni, ma in cui in realtà poteva essere fondamentalmente casuale capitare da una parte o dall'altra; solo che, mentre voi addetti di BolognaFiere avevate certe garanzie, i ragazzi della Promotor erano pagati sei euro l'ora, senza straordinari e senza buoni pasto.

  In effetti è strano pensare che io per guadagnare la stessa somma ho lavorato metà delle ore e che in più ho delle garanzie che loro non hanno. Noi un po' ci spostavamo e dopo sei ore ce ne andavamo a casa, loro invece in piedi mentre noi potevamo almeno stare seduti.

  Secondo te quanti dei lavoratori di BolognaFiere fanno questo tipo di ragionamento?

  Secondo me pochi. La maggior parte purtroppo non se lo chiede proprio.

  Passiamo ad un piano di ragionamento più propositivo, nel senso di provare ad ipotizzare possibili rivendicazioni unificanti per i precari della Fiera. Cosa penseresti del salario minimo garantito per tutti coloro che lavorano in fiera sotto qualunque azienda?

  Sarebbe una gran cosa. Significherebbe non solo più soldi ma anche proprio più dignità per tutti quelli che lavorano in Fiera e non devono essere trattati da schiavi. Certo non è una cosa facile da far accettare a tutte le aziende.

  E proporre il discorso che abbiamo già accennato delle liste di chiamata ufficiali e trasparenti in tutte le aziende?

  Ecco, su questa non solo sono d'accordo ma addirittura mi sembra proprio la cosa principale, forse quella da cui partire.

  A parte il fatto di essere d'accordo tu, cosa facilmente prevedibile vista la tua storia e le altre cose che ci hai detto, quali tra queste o anche altre rivendicazioni credi possano essere capite più facilmente dai ragazzi che lavorano in Fiera? E quali e come possono essere realmente ottenibili?

  Il problema che si incontra sempre è che molti ragazzi vedono il lavoro in Fiera come un lavoro temporaneo in cui accettare tutto quello che ti impongono perchè tanto finisce presto. E poi come dicevamo non c'è molta comunicazione tra le diverse categorie. Credo comunque che un ruolo fondamentale dovremmo averlo noi di BolognaFiere, che siamo quelli più tutelati, quelli che possono muoversi rischiando meno. Una campagna su cose grosse come quelle di cui parliamo possiamo farla solo noi su BolognaFiere, che poi imponga le regole alle altre aziende.

 


 

Intervista ad un attuale lavoratore dei parcheggi

  Con che tipo di contratti siete assunti?

  Abbiamo contratti di lavoro dipendente a tempo determinato, siamo assunti dalla Cooperativa l'Operosa non come soci, ma come semplici lavoratori dipendenti.

  Spiegaci brevemente le tue condizioni di lavoro: salario, turni, mansioni...

  Abbiamo turni da 8 ore giornaliere, con mezz'ora di pausa a metà. Lavoriamo 6 giorni ogni 7, perché siamo tenuti per legge a fare il giorno di riposo. Dovremmo essere pagati circa 8 euro netti l'ora, ma nelle ultime buste paga facendo i conti abbiamo avuto anche qualcosa in più. Per quanto riguarda le mansioni, facciamo un lavoro classico da parcheggiatori, in alcuni cercando semplicemente di ordinare le macchine fino a riempire il parcheggiatori, in altri casi dobbiamo anche farci pagare dai clienti.

Com'è il rapporto con i vostri superiori?

  Tranquillo, nessun problema particolare. Ci fanno fare il nostro lavoro, ma senza pressioni o imposizioni particolari.

  Da queste poche domande emerge un quadro completamente diverso da quello che trovammo 3 anni fa. Si parlava di assunzioni tramite un'altra agenzia, di turni anche di 15-18 ore, di salari inferiori ai 6 euro l'ora, di un clima di forte intimidazione da parte dei capi, di parcheggi da pulire senza guanti...

  Io lavoro qui da circa un anno e le condizioni sono state da subito quelle che ti ho descritto. Lavoriamo solo di giorno, con strumenti adeguati, veniamo pagati regolarmente. Per quello che so io tra l'altro la pulizia dei parcheggi esterni non faceva parte delle nostre mansioni. Però a volte si sente parlare della protesta di alcuni ragazzi e dei cambiamenti che ci sono stati...

  In che termini?

  Guarda, io personalmente non conosco nessuno che lavorasse già ai tempi cui fai riferimento, quindi ho potuto solo captare qualche mezza frase e qualche voce. Di sicuro tutti i ragazzi rimasti del vecchio gruppo sono d'accordo nel dire che adesso si lavora molto meglio.

  Tra i tanti problemi che rilevammo al tempo delle nostre prime interviste, ce n'è uno che ci risulta non sia stato assolutamente risolto: mi riferisco alla trasparenza delle liste di chiamata. Allora non esistevano liste ufficiali ed era chiaro che chi provava a ribellarsi non sarebbe più stato chiamato. Com'è ora la situazione?

  Non mi sono mai posto più di tanto il problema. È chiaro che se l'azienda non volesse più chiamarmi potrebbe farlo e io non avrei niente a cui attaccarmi, ma come ti dicevo le condizioni di lavoro sono accettabilissime e quindi nella pratica non si creano problemi di questo tipo.