Sabato 4 ottobre, dalla 10.30 alle 18, al Circolo Pavese, via Pratello 53

Bologna città libera: si presentano i progetti

Dopo l'assemblea del 23 settembre, che ha visto una grandissima affluenza di persone (in quei numeri sicuramente inaspettata), il percorso di una lista cittadina, alternativa al sindaco Sergio Cofferati, prende corpo attraverso una giornata seminariale in cui si affronteranno i temi della comunicazione e in cui verranno presentati i progetti per lacittà.



1 ottobre 2008

"prove libere" di logo

Prove di logo Bologna città libera

Bologna città libera – Giornata seminariale e di presentazione di progetti per la città

Sabato 4 ottobre 2008, dalle 10.30 alle 18 (con pausa pranzo)
Circolo Pavese, via del Pratello 53


Programma:
Dalle 10.30 alle 13,00
STRUMENTI E LINGUAGGI PER LA COMUNICAZIONE

Dalle 14.30 alle 18
PRESENTAZIONE DEI PROGETTI


STRUMENTI E LINGUAGGI PER LA COMUNICAZIONE
Dobbiamo esaminare le varie forme di azione comunicativa da sviluppare nei prossimi mesi. Quali strumenti avremo?


A CHI CI VOGLIAMO RIVOLGERE?

Siamo consapevoli della necessità di rivolgersi ad una realtà socialmente e culturalmente complessa, e non è possibile usare un unico linguaggio per parlare ai principali soggetti socio-culturali a cui ci riferiamo.

LE AREE GENERAZIONALI

  1. Il settore più importante (e più difficile) è quello costituito dalla generazione che entra oggi nei vent’anni, i giovani lavoratori precari e gli studenti che arrivano all’ Università (ai quali rivolgeremo l’invito di prendere la residenza a Bologna). Vi è una incompatibilità quasi insuperabile tra il nostro linguaggio e il loro, per ragioni che vanno al di là della politica, e si radicano nell’ovvia ostilità generazionale, oltre che nel condivisibilissimo fastidio per la sinistra novecentesca, sentita immediatamente come corpo morto, polveroso, noioso, inavvicinabile. Perciò, più che soffermarci sull’idea di trovare strumenti per coinvolgerli ai nostri ambiti di discussione, occorre favorire la creazione di luoghi di aggregazione al di fuori dei nostri, con i quali intrattenere un rapporto paritario ma esterno e autonomo. I temi più interessanti per quest’area sono quello della precarietà intesa nei suoi risvolti economici, identitari, psichici, sentimentali. E il tema della sofferenza psichica, della solitudine, della incomunicabilità e dell’autismo. Non va sottovalutato al contempo l’interesse che una fascia minoritaria ma importante dell’area ventenne può avere per la rivisitazione storica e filosofica di tematiche cui l’università dedica un’attenzione sempre più distratta, e per la tematica centrale dell’alterazione, delle droghe, del piacere.
    Un discorso del tutto specifico andrà fatto per i giovani (sempre più numerosi) che trovano interesse nella destra culturale e/o politica. Dobbiamo considerarli come oggetto di una azione di tipo terapeutico: sono vittime psichicamente fragili e culturalmente mal attrezzate.
  2. L’area che si è formata nei movimenti degli anni ’70 e oggi ha intorno ai cinquanta o sessant’anni. Si tratta di insegnanti, lavoratori pubblici, professionisti, artisti, giornalisti alcuni dei quali sono ancora attivisti, molti altri invece seguono con maggiore o minore interesse le iniziative politiche di cui possiamo essere soggetti. Naturalmente è questo il target più facile perché conosce bene il linguaggi che parliamo abitualmente.
  3. L’area che si è avvicinata alla politica dopo l’89, spesso credendo nel progetto lanciato da Occhetto, poi incarnatosi bene o male nel PDS, poi progressivamente sfiorito e pervertito nel PD. Quest’area parla un linguaggio meno compatto e riconoscibile di quello che proviene dall’esperienza degli anni ’70, ma è particolarmente sensibile al tema del tradimento culturale operato dal partito di Cofferati. Naturalmente quest’area è molto spaventata dalla possibilità di contribuire alla vittoria della destra alle prossime elezioni amministrative.
  4. I trenta-quarantenni che si sono buttati nel lavoro con l’attesa (spesso delusa, ma talvolta soddisfatta) di fare carriera. Costoro sono quelli che più direttamente saranno colpiti dall’effetto della catastrofe economica americana che sconvolgerà il sistema economico mondiale. Formatasi negli anni ’80 e ’90 questa generazione ha assimilato i miti del post-moderno e dell’edonismo, ma ora si tratta di metterla di fronte alla duplice scoperta che il post-moderno è roba vecchia culturalmente fuori uso, e che l’edonismo si è rovesciato ormai in una vita di merda senza tempo libero, senza piacere. L’impotenza da stress, il sentimento di essere in trappola andranno elaborati come temi di comunicazione.
  5. Gli anziani che costituiscono la base di ferro del partito democratico. Occorre elaborare un messaggio che vada a colpire l’indegnità di chi strumentalizza il bisogno di sicurezza e di identità di questo settore. Attenzione al fatto che questo settore ha una memoria molto particolare e ambigua del ’77, in parte ha il dente avvelenato, in parte si sente colpevole di non aver capito niente.

I NOSTRI PUNTI DI RIFERIMENTO SOCIALI
Sul piano sociale i nostri referenti principali sono molto più sfumati e confusi di quanto fossero nell’epoca industriale.

  1. L’area del lavoro precario deve essere al centro della nostra iniziativa: a questo proposito bisogna aprire il discorso su due questioni: la questione della redistribuzione del reddito come grande tema strategico che emergerà dalla crisi economica. E insieme, paradossalmente, dobbiamo sviluppare un discorso su cosa è la ricchezza. La comunità, la condivisione la solidarietà nella vita quotidiana. Va riscoperta e riattualizzata la tematica della mutualità, in una terra che vide nascere le associazioni di mutuo soccorso e varie forme di cooperazione e che, oggi, vede finire o stravolgere quell’esperienza verso una logica puramente capitalistica (es. le coop edili emiliane che prendono gli appalti della Base americana a Vicenza o della TAV in Val di Susa – questo è il mercato bellezza – ci dicono).
    Nei confronti degli studenti dobbiamo sviluppare una duplice iniziativa: prima di tutto la condizione materiale, la casa, il costo della vita nella città più cara del mondo. In secondo luogo occorre sviluppare un’iniziativa di tipo seminariale che si proponga come vera alternativa alla miseria universitaria.
  2. La questione operaia (e più in generale, del lavoro dipendente) va affrontata a partire dall’apertura di una battaglia sulla redistribuzione del reddito, sull’orario di lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo straordinario fa male alla vita, fa male all’amore, fa male all’intelligenza.
    Bisogna cercare strumenti di comunicazione con gli operai, dal volantinaggio nelle fabbriche all’intervento in luoghi come i centri commerciali. Non sarà un lavoro facile, dobbiamo contrastare, tra le altre cose, la penetrazione dell’ideologia leghista nei luoghi di lavoro che alimenta una pericolosa “guerra tra poveri” (il nemico che viene dall’esterno e “ruba” lavoro e case popolari). Le proposte di Lega Nord e AN sulle graduatorie di edilizia popolare (privilegiando gli autoctoni), in una situazione di miseria avanzante, rischiano di attecchire.
  3. Il ceto della produzione intellettuale, informativa, artistica. Costoro sono un settore direttamente produttivo, e vivono la contraddizione intimamente connessa al lavoro cognitivo: un reddito inadeguato alle attese, uno sfruttamento sempre più intenso, il sentimento di essere espropriati di quanto essi amavano di più, cioè il loro stesso prodotto intellettuale, la loro creatività.
    Buona parte di questo settore ha subito il fascino del “rinnovamento” della sinistra, attraverso la favola americana del PD veltroniano.
    Un discorso a parte va fatto per i rappresentanti di questo ceto che hanno raggiunto un successo pubblico, i cosiddetti “intellettuali”. Dovremo sviluppare un ragionamento approfondito sulle tendenze attuali dell’intellettualità italiana, sulla sua codardia e sul suo smarrimento. A cominciare da quegli scrittori che da dieci anni si occupano di raccontare le avventure mirabolanti delle rivolte del passato, da Spartaco a Thomas Munzer al ’77, ma che posti di fronte alla necessità di un impegno diretto nello scontro di oggi preferiscono ritirarsi nel professionismo.



PRESENTAZIONE DEI PROGETTI

Nella seconda parte della giornata seminariale del 4 ottobre, dalle 14.30 alle 18, i proponenti progettuali dovrebbero illustrare la loro proposta, ma anche individuare le persone, le associazioni o le istituzioni con cui il loro progetto andrà sviluppato nel corso del tempo. Dovranno inoltre impegnarsi a fare delle presentazioni del loro progetto in luoghi come centri civici, centri sociali, scuole, facoltà e così via. Ogni proponente di progetto dovrà produrre un calendario di attività pubbliche.
Verranno presentati, anzitutto, i progetti che già sono stati resi pubblici, più quelli che sono stati proposti nell’ultima settimana e quelli che verranno portati direttamente all’incontro del 4 ottobre.

Suggeriamo altri argomenti su cui elaborare proposte: