Presso il Teatro delle Moline, dal 28 al 31 marzo, si è tenuto lo spettacolo dei fratelli Broche.

Lo schiaccianoci dei Broche. Episodio 3.

Un'opera originale e toccante che ricorrendo a svariati mezzi espressivi riesce a smascherare la falsa innocenza dell’uomo.
1 aprile 2008 - Laura Butera

"Lo Schiaccianoci dei Broche"
Ideazione e regia: Fratelli Broche
Attori: Stefano B, Naty B, Benedetta B, Davide Sabbatini B (video), Mauro B & Samuel B
Impartitrice di esercizi: Lucia Amara B
Visual artist: Laura troiano B
Assistenza: Eva beriatu B
Tecnico: Tyrone B

L'opera dei fratelli Broche non va confusa col famoso racconto di Amadeus Lo schiaccianoci dei Broche
Hoffman "Lo schiaccianoci e il re dei topi". Messo in scena al Teatro delle Moline dal 28 al 31 marzo, "Lo schiaccianoci dei Broche" è una rivisitazione del famoso testo teatrale in una chiave decisamente più originale, che ha finito per contaminarsi di altre letture quali "Il signore delle mosche di Golding" e la biografia de "El Petiso Orejudo", bambino killer dell’Argentina di inizio Novecento.
Lo spettacolo rappresenta il terzo episodio di un ampio progetto artistico finalizzato ad attaccare e distruggere gli stereotipi e le convenzioni sociali, per portare a compimento la realizzazione della decadenza del sentimento.
In modalità performativa, i Broche portano in scena in questo spettacolo la cattiveria del bambino, intesa come componente essenziale dell’instinto umano. Tutto ruota attorno all’archetipo della donna Madre, oltre che a quello dell’anima infantile, intesa come generatrice di cattiveria e al contempo nastratrice della cattiveria stessa mediante l’educazione. Questa tematica viene resa in modo complesso attraverso una pluralità di linguaggi che spaziano dal visivo al sonoro, dalla mimica alla danza, dal video racconto al fermo-immagine. Protagoniste dello spettacolo sono una serie di metafore visive, sonore e corporee che hanno lo scopo di smascherare la falsa innocenza dell’uomo e di analizzare i condizionamenti delle religioni sulle vecchie e nuove generazioni. A rappresentare la Donna Madre sono due attrici: la prima, vestita in nero e dall’aspetto austero e quasi militaresco, ne ritrae l’aspetto corporeo, trovandosi seduta su una poltrona-trono accerchiata dai suoi giocattoli (sia materiali che umani). La seconda invece rappresenta l’animo della donna: è una donna dal volto avvenente e ammiccante, vestita il modo elegante e provocante. Entrambi i ruoli femminili si rivelano essere imprescindibili e complementari: uno è il volto arcaico del femminile, l’altro quello contemporaneo.
In scena ci sono altri personaggi, ma ciascuno di essi rappresenta a sua volta un lato della Donna Madre: ci sono due bambini, che rappresentano il doppio schizofrenico della sua mente, il suo conscio e il suo inconscio, il suo ricordo e il suo trauma. C’è poi un giovane avvenente, che costituisce la proiezione del desiderio femminile, e un prete, che è emblema del senso di colpa della donna, e che la accompagnerà per tutta l'esistenza riemergendo costantemente. In un percorso all'inverso, i due poli, quello femminile/adulto e quello infantile, si incontrano alla fine della messa in scena nell'abbraccio estremo dell'aborto.
All’inizio dello spettacolo sono state fatte trovare agli spettatori delle buste, riposte su ciascun posto a sedere, contenenti la scritta "Lettera metabolica da leggere due ore dopo lo spettacolo". La busta contiene un foglio illustrante i punti chiave della filosofia dei Broche, dalla biografia agli esercizi spirituali. Utile o meno, la lettera si è rivelata un’interessante fonte di coinvolgimento per lo spettatore, che durante lo spettacolo si trova ad osservar la scena in un misto di coinvolgimento ed estraneamento.
I Broche riescono attraverso i loro spettacoli ad incarnare un nuovo concetto di famiglia, dove non sono i legami di sangue a definirne l'appartenenza ma è l'esigenza comune di esprimere il proprio stile di vita a rappresentare una sorta di profonda unione domestica.

Per maggiori informazioni: www.fratelliBroche.net