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Ustica, in arrivo un dossier sui legami con la strage di Ramstein

Morirono 70 persone tra cui tre piloti delle frecce tricolori che dovevano deporre sul Dc9 Itavia. L’annuncio è del legale di alcuni parenti delle vittime, che denuncia “atteggiamenti assolutamenti mafiosi” a ostacolo delle indagini.

28 Giugno 2013 - 19:51

La collisione aerea di Ramstein, in Germania, del 28 agosto 1988, in cui morirono 3 piloti delle frecce tricolori e 67 spettatori di una loro esibizione, fu un “omicidio di stampo intimidatorio”. Ne è convinto Daniele Osnato, legale di alcuni dei familiari delle vittime della strage di Ustica. Due dei tre piloti nella notte del 27 giugno 1980 in cui precipitò il Dc9 Itavia, i due avrebbero visto qualcosa di anomalo, tanto da lanciare tre volte l’allarme generale, e due giorni dopo l’esibizione fatale avrebbero dovuto raccontare quanto sapevano di quella notte.

“E’ un anno e mezzo che indaghiamo e tra un po’ depositeremo tutto alla Procura della Repubblica”, dice il legale ai microfoni di Radio Città del Capo. “Quello di Ramstein non è stato un incidente, come disse l’Aeronautica militare liquidando la vicenda con una banale e davvero sufficiente relazione tecnica”, dove si sostiene che “fu uno dei piloti coinvolti a sbagliare la manovra”. Una “conclusione assurda, ridicola dal punto di vista tecnico”.

“Noi abbiamo accertato che il pilota non fece nessun errore”, prosegue, concentrandosi sui cosiddetti “riscontri”, i pesi che vengono utilizzati per tenere l’aereo a terra in caso di vento. Durante il volo “erano liberi” all’interno del veivolo: “In un’attivita’ di esercitazione di quel genere, erano due bombe vaganti all”interno dell’aereo”. Di ciò “l’Aeronautica si era resa conto ma non mise nulla nella propria relazione, la questione fu insabbiata”. Solo nel 2012 l’Aeronautica “ci ha posato tutto sul tavolo”.

In generale, “il clima con cui faccio certe indagini – denuncia il legale – è ostacolato da più parti, con un atteggiamento che io da puro siciliano non ho remore a definire assolutamente mafioso perché abbiamo subito intimidazioni di ogni genere, intercettazioni, tentativi di intrusione nei computer”.