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Sgombero via Solferino, “qualcosa non quadra”

Ministero afferma che polizia ignorava presenza minori, ma anche che prima di intervenire si riunì comitato ordine pubblico. Adl: “Comune fu avvertito”. Intanto emendamento Pd al Piano casa, Social Log: “Fronte pro art.5 comincia a scricchiolare”.

05 Dicembre 2015 - 11:44

Occupazione via Solferino - © Michele LapiniLo sgombero di via Solferino fu eseguito con “sostanziale correttezza” da parte delle forze dell’ordine, non sapevano della presenza di minori nello stabile occupato. Per quanto incredibile possa suonare, è questa le versione fornita dal ministero dell’Interno tramite la risposta ad un’interrogazione parlamentare data dal sottosegretario Gianpiero Bocci. “Le modalità operative dell’operazione erano state esaminate nel corso di un’apposita riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, durante la quale era emerso, sulla base di informazioni acquisite, che l’occupazione non aveva carattere abitativo e il numero degli occupanti era costituito da poche persone aderenti al centro sociale, ragion per cui si era ritenuto che l’intervento non presentasse particolare difficoltà”. Prosegue quindi Bocci: “Solo all’atto dello sgombero la questura di Bologna ha potuto verificare la presenza di quattro minori, verosimilmente aggregatisi all’occupazione in una fase successiva. Della circostanza sono stati immediatamente informati i servizi sociali del Comune, che sono prontamente intervenuti fornendo la necessaria assistenza”.

Dichiarazioni che sollevano  molti dubbi, messi in fila dall’Adl Cobas in un comunicato: “C’è qualcosa che non quadra. Il 15 ottobre scorso lo stabile di via Solferino 42, occupato nel febbraio dello stesso anno, è stato sgomberato, con violenza, buttando in strada migranti, lavoratori, precari, famiglie che vi avevano trovato riparo. Da tempo era in corso il tentativo di un dialogo con la proprietà, di fatto sempre negato. Ricorderete il successivo faccia a faccia con Amelia Frascaroli, assessore al welfare, unica rappresentante del Comune con cui ci è stato possibile parlare in quella mattinata, la quale affermava che il Comune non era stato avvertito e che la cosa ‘la colpiva molto al livello emotivo’. Ora, a quasi 2 mesi da quello sgombero, Gianpiero Bocci, sottosegretario agli Interni, grazie ad un interpellanza parlamentare dell’on. Sandra Zampa, rivela i ‘retroscena’ di quello sgombero. Ci ritroviamo quindi davanti a delle chiare affermazioni che ci fanno capire che qualcosa non quadra. ‘Le forze dell’ordine non si aspettavano di trovare dei bambini nel palazzo occupato di via Solferino’. Strano, visto che poche settimane prima avevamo pubblicamente inaugurato, con tanto di foto e comunicati, lo spazio bimbi all’interno di via Solferino 42, a servizio delle famiglie che abitavano lo stabile e di quelle residenti in zona. ‘La questura di Bologna ha potuto verificare la presenza di quattro minori, verosimilmente aggregatisi all’occupazione in una fase successiva’. Strano, all’indomani dell’occupazione avevamo subito dichiarato la presenza di famiglie e minori, e successivamente che le famiglie sgomberate da Villa Adelante e dall’immobile ex Inpdap di via dei Mille avevano trovato casa lì. Gli stessi minori e famiglie sgomberati dagli stessi ‘uomini’ della questura. ‘Le modalità operative dell’operazione furono esaminate nel corso di un’apposita riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Nella riunione si decise di agire ‘d’intesa con gli organismi competenti’. Strano, pareva, dalle parole di Amelia Frascaroli e del Sindaco Merola, che il comune non sapesse nulla, anzi si sono più volte detti dispiaciuti. Ma quindi, c’erano o non c’erano i rappresentanti di Palazzo d’Accursio? Chi erano gli organismi competenti che hanno deciso di agire? ‘Si è stabilito di dare priorità alla esecuzione dei provvedimenti di sequestro dell’autorità giudiziaria e, dopo, di tenere conto, quale ulteriore criterio, del carattere socio-politico o abitativo dell’occupazione’. Strano, se si tiene conto anche del carattere sociale o abitativo dello stabile, invece di dare meramente esecuzione esecuzione ai provvedimenti giudiziari, si sarebbe dovuto fare di tutto per far regolarizzare la situazione o per lo meno trovare preventivamente un rimedio alternativo. Invece ci si è ritrovati tante persone e famiglie nuovamente per strada, senza alcuna soluzione”.

Commento finale dell’Adl Cobas: “Da queste poche (e tristi) dichiarazioni traiamo le ovvie conclusioni: Questura e Prefettura avevano avvertito il Comune, che si è sempre dichiarato estraneo quando estraneo, evidentemente, non era per nulla. C’è qualcosa che non quadra a Bologna. Anzi, c’è proprio del marcio: nel rapporto tra i poteri della città, con l’attuale politica incapace di sottrarsi ai ricatti di giudici e poliziotti; in chi rappresenta queste istituzioni e in primis nell’attuale politica, del tutto estranei alle più basilari dinamiche democratiche, di responsabilità e onestà di fronte ai cittadini. In chi governa questa città, ormai del tutto incapace di anteporre diritti sociali e di cittadinanza del basso, di chi abita la città, alle logiche di potere e agli interessi dei più forti, di chi sta in alto”.

Intanto a Roma il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha presentato un emendamento all’articolo 5 del Piano casa: impegno che i movimenti per l’abitare avevano ottenuto con la manifestazione dello scorso 17 ottobre. Alla Camera l’emendamento è stato dichiarato inamissibile e l’artefice del Piano casa, il ciellino Maurizio Lupi, ha subito cercato di frenare l’iniziativa. Lo stesso Orfini auspica che il Governo decida di far proprio l’emendamento e intato Social Log commenta: “E’ stato considerato inammissibile alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati l’emendamento presentato da Matteo Orfini del Partito Democratico all’articolo 5 del Piano Casa dell’ex ministro alle infrastrutture Lupi. Come è noto l’infame e disgraziato articolo priva di residenza e utenze di luce ed acqua chi per necessità è stato costretto ad occupare una casa impedendone quindi l’accesso e il godimento di diritti dell’uomo fondamentali come la salute, l’istruzione, e il lavoro. Nel constatare il fallimento completo del Piano Casa, come oramai acclarato dalle stesse istituzioni e dai dossier e relazioni dei ministeri competenti, non possiamo che rilanciare con maggior forza e determinazione la campagna di lotta per l’abolizione immediata dell’articolo 5. E’ ormai chiaro ed evidente anche ad un cieco, e a chi fa finta di non vedere, che l’approccio repressivo, coercitivo, e punitivo del governo Renzi rivolto contro chi vive il disagio abitativo ed è costretto ad occupare non ha sortito alcun effetto disincentivante, come la cricca di Lupi avrebbe sperato, ma ha avuto solo l’infame merito di far ammalare bambini ed anziani, impedire la ricerca di lavoro e la possibilità di procedere in un percorso educativo e formativo per migliaia di persone nel nostro paese, e mille altre sofferenze e disagi!”.

Prosegue Social Log: “Per noi era chiaro fin da subito che l’articolo 5 non avrebbe raggiunto il suo vero obiettivo: cosa deve fare un disoccupato o una famiglia povera se è stata sbattuta fuori casa per lo sfratto e non gli vengono offerte soluzioni? Occupare, e se ha l’opportunità di unirsi ai movimenti per il diritto alla casa dare battaglia per i diritti di tutti e tutte, proprio come a Bologna stiamo facendo da almeno 2 anni, rilanciando istanze che ormai affrontano la questione reddito, abitare e welfare a 360 gradi. Invitiamo a quanti hanno solidarizzato con il movimento di lotta per il diritto alla casa a Bologna ad alzare forte la voce per rivendicare l’abolizione immediata dell’articolo 5 perché, se è vero che nel Partito Democratico il fronte pro-art5 inizia a scricchiolare decisamente grazie all’azione dei movimenti e delle lotte proprio come avvenuto nella nostra città con il riallaccio dell’acqua in due occupazioni abitative, non ci illudiamo che il governo Renzi sia disponibile a cedere su uno dei pilastri della guerra ai poveri. L’emergenza casa, gli sfratti e le occupazioni abitative non siano mai più questioni di ordine pubblico! E’ forte ancora il grido dell’ex-Telecom e del corteo che il sabato successivo ha portato per le strade di Bologna migliaia di persone determinate a rivendicare l’abolizione dell’articolo 5, la fine degli sgomberi, e l’attuazione di una moratoria immediata degli sfratti, e noi oggi siamo ancora più convinti a fare da eco e cassa di risonanza a quel grido di dignità e giustizia sociale!”.