Acabnews Bologna

“Né austerity, né fascismo, né omofobia: tutte/i libere/i!” [comunicati in aggiornamento]

Gli attestati di solidarietà diffusi dopo la notifica degli arresti domiciliari e gli obblighi di dimora emessi nei confronto di sei attivisti di Tpo, Làbas e Hobo.

23 Settembre 2015 - 10:42

Né austerity, né fascismo, né omofobia: tutte/i libere/i!

tEsprimiamo la nostra solidarietà e complicità ai compagni del Tpo, di Làbas e di Hobo raggiunti ieri dalle ennesime misure repressive emesse dalla Procura di Bologna con l’obiettivo di colpire chi si mette in gioco per praticare percorsi di autorganizzazione di cui questa città ha sempre più bisogno.

Opporsi all’omofobia delle Sentinelle in piedi, alle politiche di austerità ben rappresentate da Visco e al neofascismo di Forza nuova non è una colpa: è giusto e necessario.

Mentre la cosiddetta “politica” si consuma in sterili dibattiti sulla legalità e plaude alla privazione della libertà, con ancora maggior convinzione rilanciamo l’appuntamento con l’assemblea cittadina di stasera e poi con il corteo #LibertàDiDimora in programma per sabato.

Roberto, Christofer, Gianmarco, Tommaso, Meco e Gigi liberi! Tutte/i libere/i!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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L’antifascismo non si arresta! Liberi tutti!

Di nuovo, questa mattina (ieri, ndr), la repressione dello stato si è abbattuta su altri compagni bolognesi. 5 attivisti di Tpo e Labàs sono stati colpiti da obblighi di dimora e arresti domiciliari. Questa volta, ai compagni viene contestata l’organizzazione del corteo dello scorso 18 ottobre, dove un migliaio di attivisti sfilarono contro il presidente di Bankitalia, Visco, e contro il comizio dei fascisti di Forza Nuova.

Questi provvedimenti seguono le 30 denunce arrivate ad agosto per quella giornata, in cui l’unica nostra colpa è stata quella di voler protestare contro chi è responsabile delle politiche di austerity imposte alle classi popolari del nostro Paese e segnare il nostro rifiuto incondizionato verso chi sfrutta l’austerità per scatenare una guerra tra poveri. Per l’ennesima volta, ci tocca tristemente constatare come le istituzioni locali e statali non si pongano remore nel reprimere chi si batte per un mondo diverso, più giusto ed equo, dove non ci sia posto per il fascismo e la xenofobia.

Riconosciamo in questi provvedimenti anche la mano del Partito Democratico cittadino, il quale sulla pelle degli attivisti bolognesi sta giocando la sua partita in vista delle prossime elezioni amministrative.

A questi compagni di lotta, vittime della repressione unita a vili giochi politici, va tutto il nostro supporto e la nostra solidarietà attiva.

No Pasaran!

Noi Restiamo

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E ancora una volta, si fatica a trovare una logica nelle azioni della Procura. Prima il “confino”, ora i domiciliari. Prima lontano, ma libero; ora vicino ma segregato.

Come per gli altri “cautelizzati”, la logica sembra una sola: colpire per ferire, colpire per fermare. A prescindere dai reati.

Questo E’ un uso politico delle Giustizia, l’ennesimo attacco ai movimenti sociali.

Il 26 tutt* in piazza per rompere le maglie della repressione.

RadioAlSuolo

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Libertà noi vogliamo

Sabato 26 settembre 2015 (ore 15:30, p.zza XX settembre) partecipiamo al corteo “Libertà di dimora” e rilanciamo al suo interno una nostra presenza dietro allo striscione “Contro la repressione. Contro lo stato”. Solidali con chi è privato della libertà, rileviamo l’enormità delle misure repressive che ministri e procuratori ordinano di comminare a volontà su e giù per il paese contro chiunque alzi la testa per protestare contro un sistema opprimente e iniquo.
A Bologna questura e procura agiscono di concerto per provare a limitare sistematicamente ogni tentativo di esprimere conflitto sociale e critica alla società della diseguaglianza in maniera visibile.
Rivendichiamo la libertà in tutte le sue forme ed espressioni:
– di dimora
– di circolazione
– di pensiero
– di azione
– libertà dal bisogno
– libertà dall’oppressione
– libertà dai condizionamenti
– libertà sessuale

La rivendichiamo, la libertà, per noi che vogliamo un mondo “di libere e di uguali” e per tutte e tutti. Perché vogliamo la libertà, l’eguaglianza e la giustizia sociale.
Siamo vicini, solidali e partecipi, a tutte le lotte contro lo sfruttamento. Lottare per la casa, per la dignità, per il reddito, per la libertà di movimento, contro la guerra, contro le politiche che governi di ogni colore intentano per garantire i privilegi di pochi a scapito della miseria di molti.
E denunciamo tutte le azioni di violenza, repressione e intimidazione che i poteri mettono in atto per garantire lo stato di cose che stiamo contestando.
Le azioni poliziesche, giudiziarie ed amministrative contro gli attivisti (percosse, torture, incarcerazioni, fogli di via, limitazioni delle libertà personali e civili, milioni di euro di multe ai singoli, alle associazioni, ai sindacati per violazioni delle “loro” leggi); le azioni, manu militari, contro chi fugge dalla guerra (siano esse/i profughe o disertori), dalla miseria (il nuovo esercito proletario che lotta per migliori condizioni di vita), dall’oppressione (quante sono le migranti che fuggono dalla persecuzione patriarcale, maschilista, omofoba…?).
Solo per rimanere in Italia migliaia sono i processi e i provvedimenti contro le popolazioni che resistono alla TAV, al MUOS, alle trivellazioni, alle grandi opere; agli operai che si ribellano allo sfruttamento; ai sindacalisti che sfuggono all’irregimentazione delle libertà sindacali; ai proletari che occupano le case.
Oggi siamo quindi, naturalmente, al fianco delle/i attiviste/i costretti a subire la vendetta dello stato. Al nuovo questore, al quale è stato evidentemente assegnato il compito di alzare il livello della repressione e di colpire i movimenti sociali, diciamo che non ci lasceremo intimidire.

D’altra parte non pensiamo che la repressione di cui siamo costantemente oggetto sia dovuta a questurini particolarmente “cattivi”, a padroni più sfruttatori di altri, a leggi molto severe, a tribunali poco “legalitari”, a poliziotti particolarmente sadici, a sistemi carcerari poco democratici, a frontiere più chiuse di altre. I colpevoli sono le questure, i padroni, le leggi, i tribunali, i poliziotti, le carceri, le frontiere in quanto tali e per questo non ne vogliamo di nessun tipo. I colpevoli sono tutti quei dispositivi governamentali atti a normare, disciplinare, colpire, tutte e tutti coloro che non si “adattano” allo stato di cose presente. I colpevoli sono stati e capitale che in questi giorni mostrano il loro lato più feroce e assassino, quando impediscono a milioni di persone di muoversi e di attraversare le frontiere.
Ci associamo a tutte e tutti coloro che vogliono riaffermare la loro dignità e la volontà di trasformazione radicale di questa società ingiusta e, contemporaneamente, manteniamo, da anarchiche e da anarchici, ogni distanza nei confronti di quanti utilizzano il movimento come trampolini per mire politiche e dirigistiche.

Io mi organizzo. Non voto.

Circolo Anarchico C. Berneri

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Libertà di dimora: Comunicato di solidarietà e adesione al corteo del 26 settembre

Quello che sta avvenendo a Bologna da un paio d’anni a questa parte è un bieco tentativo di colpire e indebolire il movimento orizzontalmente, allontanando dalla città attraverso fogli di via, divieti di dimora e arresti domiciliari militanti, compagni che ogni giorno lottano per i diritti fondamentali di tutti, quali l’accesso alla casa e a un reddito che consenta di vivere dignitosamente; compagni che scendono in prima linea contro lo sfruttamento del lavoro, frutto del capitalismo imperante di questa società; compagni che non hanno paura di gridare ad alta voce che i fascisti di forza nuova, casapound, lega nord e le sentinelle in piedi non hanno il diritto di attraversare le nostre strade incitando a razzismo, xenofobia o omofobia.

L’Ass. Primo Moroni esprime piena solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione negli ultimi mesi e parteciperà al corteo chiamato per il 26 settembre in favore della libertà di dimora.

L’ass. Primo Moroni

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Aumenta la repressione contro gli antagonisti bolognesi, Solidarietà a chi lotta !

Il clima che la Procura di Bologna, in concorso con la Questura bolognese, sta creando nella nostra città ci preoccupa e non poco. La retata dei giorni scorsi ,che ha visto coinvolti 35 antagonisti, è solo la punta di un iceberg che nasconde la completa , ed incompetente, scomparsa della politica cittadina che non è più in grado di dare risposte serie e vere a chi domanda e lotta per nuovi e vecchi diritti. Una pratica che ormai nella nostra città viene perpetrata da mesi, con confini , arresti domiciliari, sgomberi e manganellate.

Non vediamo la stessa “efficacia ed impeto di giustizia” contro le varie indagini che vedono coinvolti i vari politicanti della nostra regione e città. Non vediamo arresti contro chi continua a sfruttare suolo e si appropria del denaro pubblico, forti con i deboli, deboli con i forti.

Vediamo, invece , un governo che continua a legiferare contro i lavoratori e contro chi chiede che i propri diritti vengano rispettati, contro chi lotta per un futuro migliore e per veder rispettato l’ambiente .

Vediamo un apparato statale schierato e non imparziale che aumenta repressione e sobilla lavoratori contro lavoratori, cittadini contro cittadini e vuole condannare intellettuali per aver espresso il proprio pensiero come Erri De Luca.

Siamo preoccupati ma non spaventati.

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti quelli che si battono contro questo ormai non più criptico regime.

Non fermeranno le nostre lotte sono deboli e lo dimostrano con la loro repressione , con la loro paura per il diverso e il rifiuto organico al confronto.

Combatteremo come sempre per un mondo migliore e con più diritti.

Usb

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Tempi moderni

Assistiamo increduli all’ondata di misure restrittive della libertà personale che stanno colpendo in queste ore alcuni amici e compagni del TPO, del Labas e di altri spazi di attività politico-sociale in città. Accanto alla nostra più estesa e calorosa solidarietà, umana e politica, vorremmo unire anche la nostra voce, quella di chi si batte contro la chiusura e lo svilimento dei servizi alla persona in atto un po’ ovunque, a quella di chi, nel pensiero e nella pratica quotidiana, non si arrende all’idea del modello unico dominante e al suo bel modello di società escludente.

Ci pare inoltre necessario esprimere la nostra preoccupazione per il pericolo evidente, basta leggersi gli articoli di stamane sul principale quotidiano locale, che si voglia azzerare la convenzione comunale ad uno dei pochi spazio liberi di confronto politico e culturale rimasti in città, luogo di incontro e d’accoglienza per le istanze del territorio, non ultime le nostre. Lo sappiamo, nel mirino c’è un modello politico di pratica del dissenso e di alternatività. Dunque anche noi.

Non vorremmo che avanti di questo passo si arrivasse alla criminalizzazione, non solo della pratica delle idee, ma del semplice fatto di avercela, qualche idea.

Educatori Uniti Contro i Tagli

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Tre giorni fa, di mattina, venivano notificate dalla digos di Bologna nei confronti di 5 attivisti dei centri sociali Làbas e TPO altrettante misure restrittive della libertà in seguito ai fatti del 18 ottobre 2014. Notifica che, nel caso di uno dei nostri fratelli, andava ad aggiungersi ad una misura cautelare di divieto di dimora scattata in seguito alla resistenza allo sgombero dell’occupazione a scopo abitativo di viale Aldini 116 nota alle famiglie,ai pensionati e agli studenti che ci vivevano dentro, come villa Adelante, del 18 giugno di quest’anno.
Ma facciamo un passo indietro: le chiamano misure cautelari poichè, attuate preventivamente ad un processo per reati gravi, hanno lo scopo di impedire agli imputati di sottrarsi al giudizio o di compromettere le prove a sostegno dell’accusa, (in termini spicci per impedire ai criminali cattivi di scamparla sfruttando la lentezza del sistema giudiziario italiano).Se pensiamo ai nostri compagni parole come “criminali”, “gravi reati” e “sottrarsi al giudizio” non solo risultano inappropriate, ma vere e proprie aberrazioni del soggetto, del predicato e del complemento di fine (ovvero la risposta alla domanda “per quale motivo?”) che compongono il periodo che descrive gli avvenimenti del 18 ottobre.
Analizziamo con ordine, dal fine ai soggetti passando per le pratiche:
il fine del 18 ottobre, con la complicità e il coraggio di centinaia di persone unite in corteo, era la contestazione (dura, non nascondiamolo) verso la presenza sul suolo di Bologna (città che ha affissi sui palazzi delle piazze centrali i volti dei partigiani caduti per liberala e liberarci dalla follia del nazifascimo) di un ritrovo nazionale di quella becera, razzista, omofoba e realmente antidemocratica organizzazione politica che era, e continua ad essere mentre scriviamo, forza nuova (insieme con sua rete di simpatizzanti, come il movimento delle sentinelle in piedi e militanti di casa pound).
Questa contestazione tutto voleva fare tranne che sottrarsi al giudizio non tanto della legge, così tante volte vanamente idolatrata quante ignorata se in contrasto con i potenti, quanto della città e dei cittadini che ancora si ricordano che l’unico vero reato commesso in quella data era l’apologia di fascismo perpetrata da chi si era radunato in piazza san Domenico.
Le pratiche del 18 ottobre sono state la presa di parola e la messa in gioco dei corpi e degli animi di donne e uomini consapevoli che il conflitto, anche radicale, rimane, a volte, una delle poche forme di difesa contro quella violenza
morale, (poichè quella fisica fascista è relegata e difesa a e dall’oscurità della notte e omertà dei suoi
componenti) che troppo spesso viene lasciata libera di palesarsi alla luce del sole in nome di un deformato e
denaturalizzato concetto di libertà d’espressione, colpevole di trascurare il fatto che giusto e sbagliato, legittimo e non legittimo, ancora rimangono categorie distinte e non interscambiabili secondo populistico bisogno.
I soggetti del 18 ottobre, Christopher, Tommaso, Domenico, Socio, GmdP e Gigi compresi, sono coloro che da quella stessa luce del sole non si sono mai sentiti minacciati o indagati poichè, proprio il loro agire quotidiano, a viso scoperto, contro l’ingiustizia sociale e la disuguaglianza delle condizioni di accesso a diritti e dignità, si erge a garante della giustezza e legittimità delle loro azioni. Chi si ferma, nella sua analisi, al dato dell’occultazione dell’identità dei singoli partecipanti al corteo o alla durezza degli scontri con la polizia (costati, teste e bracia rotte, checché se ne dica, prevalentemente tra i manifestanti) si dimostra cieco davanti alla titanica entità del problema, messo ancora una volta in evidenza in quell’occasione, di un apparato istituzionale non in grado di farsi promotore di un cambiamento radicale del sistema sociale e politico italiano che sanguina facendo vittime e non accennandosi a rimarginare.
Il 18 ottobre CHRISTOPHER, TOMMASO, GMDP, SOCIO, MECO, GIGI INSIEME A TANT* ALTR* (soggetto) HANNO LOTTATO (predicato) PER SCONFIGGERE L’INGIUSTIZIA SOCIALE E LA DISUGUAGLIANZA DELLE CONDIZIONI DI ACCESSO A DIRITTI E DIGNITA’ DELLE ESISTENZE DI TUTT* (complemento di fine)!
Concludiamo dicendo che siamo indignati quanto rasserenati dalla pesantezza dei provvedimenti presi nei nostri confronti poiché niente più che indicatori di quanto l’alternativa reale di società portata avanti nel nostro agire e vivere la politica nei centri sociali, nelle assemblee a cui prendiamo parte, nelle reti di rapporti umani e politici che intratteniamo con chi ci è più e meno simile sia fortemente aggregante, potente e realisticamente possibile, a tal punto da rappresentare un pericolo per questo sistema corrotto quanto i suoi difensori.
Camminando a testa alta in quella stessa luce che amiamo portarci dentro in ogni situazione saremo gli artefici di quello stesso cambiamento che tanto temete e che vedrete, non solo NON FERMERETE, ma, se non siete voi stessi corrotti, CONDIVIDERETE!
Ancora camminiamo domandando e non smetteremo di fare ne l’una ne l’altra cosa.

Studenti medi autorganizzati