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L’oxi greco risuona nelle piazze bolognesi

Ieri in piazza Nettuno presidio promosso da Tpo-Làbas: “L’opzione che resta è aumentare la lotta”. La sera prima assemblea in S.Francesco convocata da Rete dei comunisti, Hobo, Noi Restiamo e Ross@: “Rilanciare sul piano del conflitto”.

16 Luglio 2015 - 14:28

couContinuano, anche a Bologna, le iniziative in sostegno della popolazione greca. Ieri sera in piazza Nettuno è andato in scena un presidio promosso da Tpo e Làbas, che riprendendo l’appello “Europe Say OXI” spiegano così le ragioni della manifestazione: “La Troika è riuscita a far sottomettere il governo di Syriza alle sue richieste, per applicare maggiori e devastanti misure di austerità, attraverso il terrorismo finanziario e la minaccia di spingere il Paese oltre il limite del collasso economico. Alcuni dicono che questa è la resa di Syriza, altri che si tratta di un colpo di Stato della Troika. In ogni caso, se la Troika mantenesse la sua strada, sarebbe una sconfitta storica per tutti coloro che combattono contro l’austerity e per la democrazia. L’unica opzione che ci rimane è aumentare la lotta nelle strade e nei luoghi di lavoro”, per “dire ad alta voce: OXI significa OXI! OXI all’austerity! OXI alla resa! OXI al terzo memorandum! YES alla democrazia e al potere alle persone! Finora, in Grecia e tra tutti i solidali, l’unica linea di divisione è questa: lotti o ti arrendi? Noi scegliamo la lotta. Speriamo di vederti nelle strade”.

La sera precedente in piazza San Francesco, invece, si è svolta un’assemblea pubblica promossa da Rete dei comunisti, Hobo, Noi Restiamo e Ross@. Dopo l’iniziativa è stato diffuso il comunicato che segue: “L’assemblea pubblica di ieri 14 luglio (due giorni fa, ndr), a 10 giorni dal referendum greco, non ha rappresentato un semplice momento di solidarietà al popolo greco ma una presa di posizione forte contro quei processi di impoverimento i cui effetti riguardano immediatamente tutte le popolazioni dell’Europa. Quell’oxi ha testimoniato il coraggio di un popolo a non voler più stare agli ‘accordi’-diktat imposti dai falchi dell’UE, e la possibilità di una rottura con la dittatura finanziaria per riprendere in mano le proprie vite. L’oxi greco, il no, nonostante la campagna terroristica che è stata fatta e la concreta minaccia di asciugare i portafogli, come hanno raccontato ieri (due giorni fa, ndr) due compagni greci, ha vinto con uno scarto notevole, assumendo quasi una connotazione generazionale, la generazione della crisi verrebbe da dire, quella tra il 18 e i 35 anni, la stessa che di futuro non ha mai sentito parlare. Le percentuali del no infatti crescono fortemente in quella fascia d’età e raggiungono livelli altissimi nei quartieri popolari, ad ulteriore testimonianza del fatto che siamo in guerra, la guerra dell’austerity che assume sempre di più le connotazioni di una guerra di classe: da una parte i ricchi, dall’altra i poveri. È infatti evidente di come l’unico obbiettivo della Troika sia non solo che la Grecia paghi il debito, ma che a farlo siano i lavoratori, i disoccupati, i precari e i soggetti impoveriti dalla crisi, insomma non solo i greci ma noi tutti. Ed ora? Tsipras aveva già annunciato qualche giorno prima del referendum di voler trovare un accordo con i creditori, ma ad una settimana dalla vittoria dell’oxi il parlamento greco finisce per approvare una manovra con implicazioni addirittura peggiorative dell’ultimo diktat della troika dello scorso 26 giugno. La struttura di questo nuovo Memorandum porta solo a contrarre un nuovo debito per finanziare il vecchio, non ci si allontana dalla scia dei vecchi memorandum, una manovra di 13,5 miliardi per quest’anno (74 nei prossimi 3 anni) che gioca su tasse e spesa pubblica: un’imposta IVA unica al 23%, al 13% su cibo, energia, acqua e settore alberghiero, al 6% su farmaci libri e teatro, a cui si aggiungono le imposte per le isole elleniche ancora esenti e soprattutto privatizzazioni selvagge. La Grecia è dunque costretta ad adeguarsi agli standard dell’euro-austerity; al solito vengono colpite scuola e sanità con la curiosità di 100 milioni di tagli in meno rispetto a quanto richiesto dalla troika per le spese militari, forse per solidificare la coalizione con Anel? Viene innalzata l’età pensionabile e vengono abbassati i salari nel pubblico impiego, si parla poi di privatizzazione irreversibile della rete elettrica e delle ferrovie nazionali, vengono messi all’asta addirittura gli aeroporti regionali. Insomma, sembra proprio che la Troika abbia imposto la legge del vincitore e si riscontra tutta l’impossibilità per un’opzione socialdemocratica di imporre i rapporti di forza necessari anche solo per creare il “capitalismo dal volto umano”, o l’austerity dal volto umano, che le sinistre europeiste continuano a sognare. Quello che conta è dunque capire come spezzare la macchina della governance e dell’austerity, conquistando di vota in volta avamposti in grado di far indietreggiare la controparte e guardando sempre nella prospettiva della rottura e alla trasformazione di ciò che conosciamo, senza cercare di trovare in improbabili laboratori – fatti da vecchi rappresentati che tentano di rappresentare nuovi soggetti irrappresentabili – soluzioni alternative. Perché qualsiasi tipo di soluzione non servirebbe ad altro se non alla riproduzione del ‘tristemente già noto’. Ciò significa giocare questa partita da protagonisti invece che da spettatori, perché il dato di fatto è che l’oxi – nella misura in cui si incarna in anni di lotte e rivolte contro l’austerity – ha aperto uno spiraglio di possibilità e se non lo facciamo nostro rischia di diventare di altri, soprattutto di chi da destra gioca alla guerra tra poveri, Salvini in Italia come Alba Dorata in Grecia. Anche qui dunque l’obiettivo deve esse quello di ‘disidentificarci’ dall’Unione Europea, da questa Europa, altrimenti si continuerà a regalare spazio alla destra razzista e neofascista. Oggi dobbiamo rilanciare sul piano del conflitto e della rottura, come immediatamente in Grecia hanno fatto con la convocazione dello sciopero generale e le rivolte in Piazza Syntagma contro l’approvazione del nuovo Memorandum”.