Attualità

Londra / Whose streets? Our streets!

Il movimento contro i tagli alla formazione ed al settore pubblico ha ancora invaso con forza le strade di Londra e di Manchester in una protesta articolata, comunicativa e determinata.

30 Gennaio 2011 - 22:06

Dal nostro corrispondente a Londra

I media, i giornali e gli scettici che davano per morto il movimento studentesco inglese si sono dovuti ricredere dopo l’intensa giornata di mobilitazione di ieri a Londra e a Manchester.  Le manifestazioni contro i tagli alla formazione ed al settore pubblico hanno visto la partecipazione di migliaia di attivisti.

A Londra un corteo di circa 8000 persone è partito a mezzogiorno dalla ULU (University of London Union) per poi dirigersi verso Trafalgar Square e Millbank (il quartier generale dei Conservatori, già preso d’assalto a novembre).  Una volta a destinazione il corteo si è separato in diversi cortei più piccoli.  Un migliaio di attivisti si è diretto all’ambasciata egiziana in solidarietà con i ribelli egizi, mentre altri cortei – difficile quantificare, circa una decina- hanno invaso le strade di Londra in maniera itinerante e spontanea per evitare di essere incordonati dalla polizia come era successo prima di Natale.  I cortei hanno bloccato per tutto il pomeriggio le maggiori strade del centro, hanno preso d’assalto Vodafone, Boots e Topshop costringendoli alla chiusura.  La polizia, disorientata e confusa, ha continuato a girare inutilmente per tutta la città senza riuscire a bloccare gli attivisti che al grido “Whose streets? Our streets!” (Di chi sono le strade? Sono le nostre!) hanno portato musica e rabbia per le strade di Londra, raccogliendo la solidarietà di molti cittadini e lavoratori sul loro percorso.  Importante notare che i manifestanti si sono mostrati altamenti insofferenti ai discorsi dei leader sindacali decidendo autonomamente e collettivamente dove andare, cosa bloccare e come protestare.

Per un report dettagliato della giornata leggi la timeline di Indymedia London.

A Manchester, intanto, circa 4000 persone hanno manifestato contro i tagli. Aaron Porter, il presidente della NUS (National Union of Students, il sindacato studentesco), che si era dissociato dalle proteste di dicembre e novembre, è stato fischiato dalla folla ed è stato costretto a lasciare la manifestazione scortato dalla polizia.

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