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Foggia / Donna trovata morta fuori dal Cara, “è la violenza dei ghetti di Stato”

Dalla rete delle campagne in lotta: “Non accettiamo che la violenza sulle donne venga strumentalizzata dalle stesse istituzioni per giustificare interventi repressivi”.

16 Dicembre 2016 - 18:20

(da Campagne in lotta

Stop violence - © Michele LapiniSabato 10 dicembre, i media hanno riportato la notizia del ritrovamento del corpo carbonizzato di una donna nigeriana nei pressi del Cara di Borgo Mezzanone (Fg). Questo femminicidio avviene a pochi giorni di distanza dall’internamento nel Cie di Ponte Galeria di un’altra donna nigeriana, che da anni viveva e lavorava anche lei a Borgo Mezzanone, in seguito a un controllo delle forze dell’ordine.

Due casi emblematici della violenza che le donne sono costrette a subire per mano dell’apparato di controllo e repressione determinato dal regime dei confini: ricatti, sfruttamento, privazione della libertà sono il risultato di politiche che non permettono alle persone di avere riconosciute garanzie e tutele minime. Nonostante i proclami contro tratta, caporalato e ghetti, le istituzioni ignorano le richieste dei lavoratrici e lavoratori che abitano negli slum creati dallo stato: documenti, casa e lavoro a condizioni accettabili.

È più di un anno che gli abitanti della pista adiacente al Cara di Borgo Mezzanone, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici che vivono in altri ghetti della provincia di Foggia e non solo, chiedono risposte concrete e adeguate ad una situazione sempre più insostenibile. Sono le istituzioni, con il loro silenzio e con la repressione, a determinare il degrado e la violenza che caratterizzano questi luoghi. Nella scorsa settimana, due incendi hanno distrutto le baraccopoli del Gran Ghetto e di Tressanti, dove è morto un ragazzo di vent’anni, e un terzo la tendopoli di San Ferdinando (Rc).

A queste tragedie annunciate, le istituzioni rispondono esclusivamente con un aumento del controllo poliziesco. Non accettiamo che la violenza di cui sono responsabili, e in particolare quella che si accanisce sulle donne, venga strumentalizzata dalle stesse istituzioni per giustificare interventi repressivi che puniscono chi già paga il prezzo più alto per queste politiche. No alla violenza sulle donne, contro tutte le forme di sfruttamento e discriminazione.