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Comitati acqua: “Applicare referendum o si passa alle autoriduzioni”

I comitati di Bologna e Imola hanno inviato una diffida all’Ato, che non ha adeguato le tariffe togliendo la remunerazione del capitale. Tra le ipotesi, nei prossimi messi, anche una campagna di autoriduzione delle bollette.

14 Ottobre 2011 - 20:00

L’Ato deve provvedere “immediatamente ad adeguare la tariffa del sistema idrico integrato al fine di renderla coerente con l’esito referendario, quindi eliminando dalla tariffa stessa la remunerazione del capitale investito”. E’ il messaggio contenuto nella lettera di diffida inviata all’Ato, questa mattina, dai comitati referendendari “Due si’ per l’acqua bene comune” di Bologna e Imola.

Si registra una  “sordita’ assoluta” del mondo della politica, affermano i comitati: passato il referendum “e’ calata una cortina di silenzio”. Eppure anche la Corte costituzionale, giudicando ammissibile il quesito, “ha dichiarato che le nuove tariffe- ricordano i comitati- sarebbero state immediatamente applicabili”.

Se Ato non accogliera’ le richieste della diffida, i comitati sono pronti a dare battaglia e non solo sul fronte legale (con ricorsi davanti al Tar e alla Corte costituzionale). Un’altra idea di cui si sta discutendo tra i vari comitati italiani, infatti, e’ quella di una campagna di “obbedienza civile” sulle bollette: se le tariffe non le cambiano gli amministratori, “allora saranno i cittadini a cambiarsele- spiegano i comitati- anche attraverso pratiche di autoriduzione”: cosi’ “ognuno, con i supporti, paghera’ solo quello che deve pagare” e quindi non la quota relativa alla remunerazione del capitale investito. Se ne parlera’ dopodomani a Roma e la campagna, se verra’ varata, potrebbe partire all’inizio del prossimo anno.

Sul tavolo, pero’, c’e’ anche il tema della privatizzazione. Con l’articolo 4 della Finanziaria, il Governo “ha riproposto quasi alla lettera il decreto Ronchi abrogato con 27 milioni di voti al referendum- ricordano i comitati- cosi’ si ritorna esattamente al punto di partenza”. E non è vero che l’acqua e’ esclusa da questa operazione, perche’ in regioni come l’Emilia-Romagna l’articolo 4 “riguarda appieno anche la gestione del sistema idrico”. Anche su questo fronte i comitati chiamano in causa i sindaci: “Potrebbero modificare gli statuti comunali inserendo la gestione dell’acqua tra i servizi privi di rilevanza economica”.

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