Acabnews Bologna

Cinque denunciati dopo lo sgombero in via Mascarella [+comunicato]

L’intervento è scattato perchè la la Questura ha eseguito un decreto di sequestro penale disposto dalla Procura. Dopo lo sgombero, occupati gli uffici dell’Acer: “Casa (è) reddito”.

06 Novembre 2014 - 16:30

labSono cinque gli occupanti denunciati per il reato di invasione di edifici dopo lo sgombero, avvenuto questa mattina, dell’appartamento Acer che Làbas aveva occupato in via Mascarella. Intervento avvenuto perchè la Questura ha dato esecuzione al decreto di sequestro penale disposto dalla Procura. Dopo lo sgombero, Làbas racconta su Facebook che per protesta sono stati occupati gli uffici di Acer:  “Contro ogni sgombero, casa (è) reddito”. Il blitz all’Acer è scattato “per chiedere risposte sullo sgombero di via Mascarella e sulla svendita di piu di 150 immobili di residenza edilizia pubblica a Bologna”, spiega il collettivo. Arriva, intanto, la solidarietà di Hobo: “Contro sgomberi e speculazione, se toccano uno toccano tutti!”.

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> Il comunicato di Làbas:

#ioccupo: sgomberato l’appartamento ACER di via Mascarella 98

Alla fine ACER e Comune passano dalle parole ai fatti. Nella mattinata di oggi, infatti, agenti della DIGOS hanno sgomberato l’appartemento di via Mascarella 98 occupato il 30 settembre scorso come prima azione della campagna #ioccupo.

Il monolocale, inserito nella lista dei 150 immobili messi in vendita da ACER a inizio settembre per “fare cassa”, era stato occupato per denunciare l’operazione di svendita del patrimonio pubblico e di conseguente contrazione dell’offerta d’edilizia residenziale pubblica (ERP).

L’appartamento di via Mascarella 98 era stato così trasformato in secondo “sportello per il diritto all’abitare” di ADL  – Associazione Diritti Lavoratori oltre a quello attivo in via Orfeo 46. Luoghi questi che oltre a fornire assistenza e consulenza sulle svariate problematiche in merito alla casa, si caratterizzano sempre più come punto dove le tante soggettività interessate dal disagio abitativo riescono a connettersi e trovare insieme una soluzione concreta e immediata alla loro condizione (come dimostra la recente occupazione in viale Aldini) a fronte della emorme carenza (se non totale assenza) di risposte adeguate da parte delle Istituzioni.

E’ per questo che circa un ora dopo lo sgombero di stamattina (arrivato con un certo ritardo rispetto alle tuonanti dichiarazioni dell’ass.re Malagoli…) gli attivisti della campagna #ioccupo hanno risposto occupando simbolicamente gli uffici al pubblico di ACER in p.zza della Resistenza per chiedere spiegazioni ai responsabili dell’ente per la casa.

Infatti, in un periodo come questo, l’incremento dei casi di sfratto per morosità incolpevole e, in generale, il farsi sempre più strutturale del disagio abitativo richiedono un intervento in direzione opposta a quella agita dalle istituzioni (dal Piano Casa di Lupi e Renzi fino alle centinaia di casa di proprietà comunale e degli enti residenziali). Rispetto alla ineluttabile necessità di seri investimenti per rilanciare l’ERP e decongestionare le graduatorie permettendo ai tantissimi singoli e nuclei familiari di avere finalmente una sistemazione abitativa dignitosa e adeguata, qual è il senso della politica di dismissione del patrimonio promossa da Comune e Acer? Qual è la finalità delle risorse che in questo modo vorrebbero essere raccimolate e soprattutto con che tempi verrebbero spesi?

In sintesi, ed è questa la questione che più interessa: una tale operazione si tradurrà in vantaggi concreti e in breve termine per i tanti/e che a Bologna soffrono una fragilità abitativa ormai dilagante o si tratta della ‘solita’ operazione di bilancio che poco o nulla risolverà (o, addirittura peggiorerà) l’emergenza abitativa?

A questi quesiti le risposte ricevute da parte dei responsabili ACER sono alquanto deludenti: sterile richiamo all’applicazione delle normative (le quali, evidentemente, sono quantomeno inadeguate se non del tutto controproducenti) e vacua criminalizzazione della pratica dell’occupazione.

A fronte di queste risposte, gli e le attiviste hanno invece posto il problema della responsabilità politica dell’inerzia circa il problema della casa a Bologna, dell’inefficaccia delle politiche abitative che di fatto favoriscono la speculazione immobiliare e non sono in grado di contrastare il fenomeno sociale della perdita della casa e hanno rivendicato ancora una volta come le (ormai tante) occupazioni in città siano una pratica legittima in grado di conquistare il diritto ad abitare con dignità e, perché no, di sopperire alle carenze (anche finanziarie) degli enti preposti attraverso l’autorecupero e la riqualificazione dal basso di tanti stabili pubblici abbandonati.
E per questo che la campagna #ioccupo prosegue per conquistare casa, reddito e dignità per tutt*!

#ioccupo                 #casaxtutti              #stopsfratti

Làbas