Manifestazione sabato 21 marzo'09, in piazza Nettuno

Bologna si mobilita contro i divieti [aggiornato]

Pubblichiamo i comunicati di adesione di varie realtà cittadine al corteo per il diritto di sciopero e la libertà di manifestare indetto per questo Sabato dai lavoratori e dalle lavoratrici bolognesi.
20 marzo 2009

'Officina dei Media Indipendenti Vag61 partecipa all'assemblea di stasera (12 Marzo, ndr) e  promuove la manifestazione di sabato 21 per la libertà di manifestazione e di sciopero proposta dai 100 lavoratori firmatari dell'appello.
Il governo ha scelto di affrontare le contraddizioni sociali aperte dalla crisi con la repressione, anche preventiva, di ogni forma di conflitto. In quest'ottica va letto il brutale attacco al diritto di sciopero, per ora limitato ad un settore comunque strategico come quello dei trasporti, ma destinato ad allargarsi se non troverà un'opposizione forte. Che poi si arrivi a proporre addirittura la formula dello "sciopero virtuale" (lavorare senza essere pagati nei giorni di sciopero) sembra una vera e propria provocazione che deve essere immediatamente rispedita al mittente.
Non è solo il diritto di sciopero ad essere messo in discussione. La direttiva Maroni mira dichiaratamente a delimitare e restringere lo stesso diritto a manifestare, non solo attraverso  i divieti espliciti, ma anche con il meccanismo perverso e pericolosissimo delle fideiussioni, cioè cauzioni improponibili da richiedere anticipatamente agli organizzatori dei cortei.
La prima e più zelante applicazione della direttiva Maroni è arrivata ovviamente dalla prefettura della nostra città, con evidenti responsabilità politiche del PD bolognese e dell'attuale sindaco. Ma anche la nuova ordinanza romana, sia pure diversa nei contenuti da quella bolognese, rappresenta un segnale politico negativo e grave. Il fatto che sia stata accettata e firmata anche da forze politiche della presunta ex-sinistra radicale (Verdi e SD) e dalla stessa Cgil dimostra chiaramente la volontà di ghettizzare e marginalizzare chi difende il diritto a manifestare.
Proprio per non cadere in questa trappola è necessario che a Bologna la mobilitazione verso l'appuntamento del 21 cresca e sappia parlare ai lavoratori e ai precari che pagano quotidianamente le conseguenze della crisi, come a tutti quei cittadini che colgono la gravità dell'attacco ai diritti e alle libertà democratiche. E che sabato 21 la forzatura rispetto al divieto sia praticata con forme conflittuali e intelligenti e con la più ampia partecipazione possibile.
Di questo parleremo stasera all'assemblea cittadina e su questo percorso dovremo impegnarci tutti in vista del 21.

VAG61 - Officina dei Media Indipendenti

 


Il Laboratorio Crash! aderisce e promuove la manifestazione del 21 marzo contro il divieto di manifestare e di scioperare. Saremo impegnati in questi giorni insieme ai 100 lavoratori e lavoratrici nella diffusione delle ragioni della manifestazione di sabato prossimo. Riteniamo inacettabili i divieti organizzati dalla prefettura atti a limitare il diritto all'espressione pubblica del dissenso costruendo zone rosse permanenti nel centro della città di Bologna.
Gli attacchi al diritto di sciopero e di manifestare non sono altro che uno strumento di repressione preventiva contro i precari, i lavoratori, i migranti e tutti quei soggetti maggiormente colpiti dalla crisi. Pensiamo che rompere questo divieto sia una premessa indispensabile per garantire a questi soggetti la possibilità di comunicare con la città e di lottare nelle piazze per i propri diritti. A Bologna, una delle capitali degli sgomberi, della repressione sociale e cuturale questa volta si vuole superare il limite! Nessun divieto ci impedirà di portare in piazza insieme a tutte le realtà sociali e poltiche coinvolte, la nostra comunicazione, la nostra socialità e la nostra cultura di lotta!
Tutti in piazza sabato 21 marzo!

Laboratorio Crash



Per la libertà di manifestazione e di sciopero

Come la storia insegna, sotto crisi economica i potenti calano la maschera, ritirano le gentili concessioni che chiamano "garanzie liberali", mostrano il volto più crudele dell'esercizio del potere.

Sono passati pochi mesi dai primi crack bancari nei paesi anglosassoni, ma in Italia è già tempo di una consistente stretta autoritaria nei confronti di tutte le fasce meno garantite della società, le prime a pagare sulla propria pelle il prezzo della crisi: che ognuno dimentichi qualsiasi velleità di ribellione!

Non si ribellino i migranti innanzitutto, a cui il Pacchetto Sicurezza in discussione alle camere renderà la vita ancora più infernale, criminalizzando l'immigrazione clandestina, negando il diritto alle cure sanitarie, rendendo sempre più difficile e costoso ottenere e mantenere il permesso di soggiorno, e sempre più alto il rischio di ritrovarsi nei lager appena mascherati dalla sigla Centri di Identificazione ed Espulsione. Mentre l'allarmismo del peggiore giornalismo e le dichiarazioni quotidiane all'insegna della "tolleranza zero" di politici di ogni colore concorrono ad alimentare un clima di xenofobia e intolleranza ogni giorno peggiore, che trova il suo sfogo nell'istituzione di ronde e squadracce di ogni tipo.

Non si ribellino i lavoratori: nel settore dei trasporti il governo sta dando al diritto di sciopero il primo colpo di piccone, malcelato dietro la risibile invenzione dello sciopero virtuale.

Non si ribellino gli studenti: i recenti fatti di Roma ci pare parlino da soli.

E chi ancora si ostina a ribellarsi, lo faccia lontano dalle vetrina delle città, lontano dallo shopping del finesettimana, come prescrive la direttiva Maroni.

Direttiva che sabato i sindacati del Patto di Base, i centri sociali e le reti di movimento di Bologna hanno deciso di violare, rompendo il divieto prefettizio di manifestare nelle strade e nelle piazze più centrali. Non possiamo che essere al fianco, per tutte le ragioni fin qui dette, di chi romperà il divieto, affermando con determinazione che scioperi e manifestazioni non si possono vietare.

Assemblea Antifascista Permanente - Bologna



I compagni e le compagne della Rete dei Comunisti di Bologna aderiscono alla manifestazione del 21 marzo in favore delle libertà democratiche e sociali. In occasione del corteo verrà diffuso la seguente lettera aperta per la sinistra di classe cittadina.

Le compagne e i compagni della Rete dei Comunisti di Bologna

Lettera aperta alla sinistra di classe cittadina.

La Rete dei Comunisti di Bologna partendo da questi punti vuole aprire un confronto aperto e franco con tutte quelle forze a Bologna che oggi si pongono il problema di ridefinire una prospettiva anti-capitalista in merito ai nuovi scenari prodotti dai processi di crisi e dai conflitti sociali.

1) La prima questione è in merito al bipolarismo bloccato. Sistema che si è rafforzato grazie alle soglie di sbarramento. Il bipolarismo bloccato è, di fatto, un cartello di potere che governa il paese, all’interno esistono contraddizioni e sfumature diverse ma si ha la medesima posizione di fondo in merito al ruolo dell’Italia a livello internazionale e del blocco sociale che deve dirigere la vita sociale del paese.
Questo si manifesta apertamente nelle nuove normative che colpiscono i diritti sindacali dei lavoratori e dei cittadini come le leggi antisciopero, il divieto di manifestazione e le norme razziste contro i migranti. Questa ennesima svolta autoritaria è stata benedetta dall’intero arco parlamentare.
Sul piano locale abbiamo un medesimo cartello (che va dal centro-destra al centro-sinistra) dove agiscono diverse forze sociali dominanti che fanno capo ai diversi interessi economici e finanziari della città.
La città di Bologna è stata inoltre uno dei laboratori dove si è sperimentato per primo il divieto di manifestare, attaccando frontalmente i cortei per la Palestina che hanno coinvolto direttamente la comunità migrante araba presente sul territorio bolognese.

2) Oggi è imprescindibile per i comunisti e per la sinistra di classe essere strategicamente alternativi e indipendenti dal PD e dal gioco bipartisan della governabilità del meno peggio. La partecipazione ai governi locali con il PD si è rivelata una scelta fallimentare ed è stata pagata dolorosamente da questi soggetti che hanno accettato l’accordo. Le forze di sinistra, che hanno scelto di essere subalterne o “tatticamente” alleate al PD, si sono private della capacità di azione politica, sociale e sindacale indipendente.
Indipendenza dal PD che va intesa qui non unicamente sotto il profilo meramente “partitico” ma di tutta quella gamma di soggetti che direttamente o indirettamente ruotano attorno al progetto del PD: i sindacati concertativi e “complici” o la rete delle cooperative e associazionismo.

3) La sinistra di classe è oggi divisa in quanto debole rispetto al ruolo che riveste dentro il blocco sociale di classe; per molti versi lo stesso conflitto di classe materiale è oggi politicamente più avanzato del conflitto direttamente politico, sia dal punto dell’autonomia delle lotte del territorio sia come elemento di rottura delle gabbie della governabilità: molti conflitti, anche nella nostra città, si sono spesso autonomizzati e addirittura scontrati con le sovrastrutture politiche esistenti.
La rappresentanza istituzionale è importante solo se questa è preceduta da una reale funzione della sinistra di classe dentro il blocco sociale, se questo non avviene la rappresentanza si tramuta in rappresentazione e quindi in una mera commedia….
Il processo di crisi del PRC locale, dell’attuale gruppo dirigente, che segue quello di SD-Vendola, PdCI e dei Verdi, è una conferma della debolezza di prospettive di queste formazioni.
Oggi è importante ridare un significato attivo all’azione politica, qui intesa non unicamente sotto il profilo istituzionale, ma soprattutto dentro i processi di organizzazione diretta del blocco sociale: rimettere al centro la politica non vuol dire utilizzare strumentalmente l’autonomia delle lotte e dei movimenti, ma esserne all’interno l’elemento propulsivo.

4) Il quarto punto è rispetto alla scelta di campo che deve fare la sinistra di classe, in merito all’organizzazione e al rafforzamento del sindacalismo di base, indipendente e alternativo a quello concertativi e collaborazionista di CGIL CSIL UIL come progetto strategico. Il problema non è quello di sancire uno “strappo” con un tessuto di compagni e delegati combattivi ancora all’interno dei sindacati concertativi. Il tema attuale è quello di prendere atto che i comunisti e la sinistra di classe devono costruire e rafforzare gli strumenti concreti di relazione con i lavoratori e i settori popolari per orientarli e affrontare in modo organizzato il conflitto sociale.
Sul piano dell’organizzazione del blocco sociale è importante assumere e sperimentare un intervento che sappia mettere in relazione le contraddizioni territoriali-sociali e lavorative per far sì che questo diventi elemento di forza antagonista.
Esiste oggi, anche nel nostro territorio, una maggiore complessità che ha bisogno di nuove risposte; basti pensare alla precarietà sociale diffusa e ai migranti. La risposta deve essere duplice: incrementare il protagonismo diretto di queste settori in merito alle forme organizzative sul territorio e sul piano lavorativo e al tempo stesso cogliere la battaglia politica che si cela dietro a queste nuove fasce in merito a spazi di democrazia negati. Il precariato diffuso deve trovare dei momenti specifici di ricomposizione attorno a determinati obiettivi legati ai diritti sociali: non basta parlare di precariato per intervenire tra i precari.
I migranti non hanno bisogno di un mero assistenzialismo o una assimilazione. E’ importante rompere completamente il tabù del neo-colonialismo che ancora oggi attraversa la sinistra, difendere il loro protagonismo è anche rendersi conto che ci troviamo di fronte a nuove identità e storie. Le fosche vicende che hanno inquinato la consulta dei migranti, coinvolgendo la sinistra istituzionale, devono essere un campanello d’allarme di come esiste un problema di classe visibile anche all’interno delle comunità migranti.

5) Viviamo in una città che si sta modificando velocemente, attraversata da processi di crisi inediti per il nostro territorio. Vi sono cambiamenti istituzionali di stampo federalista che ridisegnano l’assetto dei poteri tra centro e territori, modificazioni anagrafiche e etniche ed infine produttive-logistiche. Questo ha portato ad una lenta erosione della vecchia comunità sociale cittadina, e sta già prefigurandone una nuova. Occorre avere la capacità, di fronte a questi processi di crisi, di ridisegnare uno spazio abitativo-sociale e economico cittadino che si muove dentro futuri scenari metropolitani.
Oggi i comunisti e la sinistra di classe sono obbligati a porsi il problema della prospettiva, in quanto la mera difesa di ciò che è stato non basta più ed controproducente, in quanto parla di una città che non esiste più.

Nel riproporre l’invito iniziale all’apertura di un confronto nella sinistra di classe cittadina concludiamo con un appello alla massima e necessaria franchezza.

"Sincerità ...Un elemento imprescindibile, Per una relazione stabile, Scoprire tutti i lati deboli, Avere sogni come stimoli."
Arisa (Roberta Pippa) Sanremo 2009.

Bologna marzo 2009
RETE DEI COMUNISTI-Bologna

 

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