Bologna, città di divieti e ordinanze

200 in corteo contro la chiusura del bar di piazza Aldrovandi

Anche il “popolo dello spritz” è costretto a scendere in strada per difendere gli spazi di socialità e di incontro. Una strana città la nostra: iperliberista se un aperitivo costa 6/7 e più euro, proibizionista se ne costa uno.

27 ottobre 2008

Alcune centinaia di giovani in corteo da Piazza Aldrovandi, via Petroni, via Zamboni, via Orefici, per concludera la sfilata in Piazza Maggiore. Mai nessuna manifestazione ha avuto tante prescrizioni e cambi di percorso come quella di oggi pomeriggio a Bologna, promossa dagli avventori del bar “I vecchi” di Piazza Aldrovandi, chiuso dopo le 18 da un ordinanza del sindaco.
Lo chiamano il divieto antispritz, perché è proprio questa consuetudine che è stata colpita dal provvedimento. Non a caso era Cofferati il primo bersaglio degli slogan del corteo, seguito a ruota dalla Questura di Bologna che l’ordinanaza ha eseguito e che, nei giorni scorsi, ha annunciato guerra agli happy hours.
Su uno degli striscioni in testa al corteo c'era scritto, in slang bolognese, "Non c'era lotta senza balotta". E i manifestanti, carichi d’ironia, gridavano: "Bologna è rossa, rossa di Campari". A sfilare il “popolo dell'aperitivo a 1 euro”, quelle centinaia di persone che stavano, dalle 18 alle 22 davanti al baretto e che sono state la “causa” della sua chiusura anticipata.
Chi ha partecipato alla manifestazione non ha molti rimpianti per la non ricandidatura di Cofferati a sindaco, basta mettere insieme i tanti slogan che sono stati gridati durante il percorso (“continui a togliere spazi e ora vieti anche gli spritz” "Ridateci il nostro bar, ridateci lo spritz").
Ad aprire il corteo, dopo la simbolica distribuzione di bicchieri vuoti, era lo striscione "Ridateci lo spritz dei vecchietti", firmato "gli studenti e i clienti del bar piazza Aldrovandi".
Con il megafono, diverse persone hanno svolto interventi contro la chiusura del locale, tra questi anche il ragazzo magrebino che lavorava come barista ai “vecchietti” e che era arrestato dalla polizia perché ritenuto clandestino e trasferito nel centro di detenzione per migranti di via Mattei. Il suo fermo, però, non è stato convalidato dal giudice che lo ha rimesso in libertà. Infatti, si trattava di uno “strano clandestino”, in Italia da 23 anni (ne ha 24), residente a Sassuolo dove ha fatto scuola materna, elementare, media inferiore, ragioneria, per poi iscriversi ad Economia e Commercio a Bologna. Che faceva la dichiarazione dei redditi, che ha prodotto le buste paga e il contratto di lavoro… (tutto questo a dimostrazione che la legge sull’immigrazione è veramente un obbrobrio e che permette situazioni di provata ingiustizia come questa).
Al microfono, il ragazzo magrebino ha difeso il bar: "O tutti aperti o tutti chiusi, non ci stiamo a queste regole".
Un altro ragazzo, al megafono, ha protestare contro la politica di Cofferati: “Chiudere un locale alle 18 per motivi di ordine pubblico è fascismo. Vogliamo stare sotto i portici, vogliamo avere i nostri spritz, avere gli spazi di socialita'".
Tra le altre cose, negli interventi si è parlato anche del prossimo sgombero, previsto fra poco, contro Crash.
C’è stato anche chi ha invitato tutti i presenti alla invita tutti alla "Reclaim the street" di domani sera in via Zamboni, organizzata dagli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia.
Per finire, un’altra sollecitazione: “Queste piazze sono degli studenti, riprendiamoci via Zamboni, piazza Verdi e piazza Aldrovandi, riprendiamoci 'i Vecchietti'".