Ddl Aprea, l'istruzione sottomessa al mercato

Scuola pubblica, Episodio IV: Nessuna speranza. eccetto che nella mobilitazione

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana? No, nel prossimo gennaio 2009, in un Paese stretto dalla crisi del capitalismo globale
3 agosto 2008 - Radioboom

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Naturalmente i precedenti tre "episodi" citati nel titolo (e che temiamo non vi sarete persi) intendono alludere ai tre precedenti Ministeri dell'Istruzione che si sono succeduti dal 1996 in avanti, sotto esecutivi tanto di centrodestra quanto di centrosinistra: Berlinguer, Moratti e Fioroni. Tutti e tre scandiscono altrettante tappe di un processo graduale di privatizzazione ed aziendalizzazione del sistema dell'istruzione (soprattutto di quella superiore) nonché di un correlato suo impoverimento, attraverso la sottrazione di risorse (anche a causa dell'infame foraggiamento statale alle scuole private). Basti qui ricordare alcuni passaggi salienti, al fine di delineare il contesto storico e politico nel quale si situa l'attuale Ddl sulla scuola, il Ddl Aprea (il "quarto episodio", appunto) che tra breve andremo ad analizzare. Anzitutto ricordiamo l'autonomia finanziaria (parziale) degli istituti medi e superiori introdotta nel marzo del 1997 col Ddl Bassanini, organicamente collegato alla "riforma dei cicli dell'istruzione" (Riforma Berlinguer) e con il quale si delegava gradualmente l'incombenza fiscale dall'Amministrazione centrale della pubblica istruzione ai singoli istituti, così da determinare una prima forma di discriminazione tra licei di "serie A" e di "serie B"a seconda della maggiore o minore abilità nel procacciarsi fondi presso sponsor privati, nonché l'ingresso a pieno titolo di quest'ultimi nell'attività e nelle iniziative scolastiche (a questo proposito, ai fini di un approfondimento sulla Berlinguer, possiamo suggerire la lettura di questo articolo sul sito della rivista Reds. Di più: dietro la parvenza allettante dell'"autonomia scolastica", cioè dell'estrema varietà d'indirizzi e di percorsi didattici liberamente scelti dai singoli istituti superiori, si nascondeva in realtà il disegno di subordinare questi ultimi a quelle che venivano definite, con linguaggio eufemistico ed evanescente, le "esigenze del territorio". Tradotto: le esigenze delle aziende e delle imprese presenti sul territorio, con le quali si sarebbero potute stringere convenzioni. S' istituivano così la cosiddetta "alternanza scuola-lavoro" (gli "stages") ed i contratti d'apprendistato, ossia si ammetteva la possibilità che gli studenti prestassero gratuitamente manodopera ad enti privati, sempre in nome della libertà riconosciuta a ciascun istituto di scegliere la propria offerta formativa. Poi dal luglio 2001 la Moratti, col secondo Governo Berlusconi: un impianto di riforma di schietto spirito classista, il quale decretava, concluse le scuole medie inferiori, una netta biforcazione tra percorso liceale da una parte, al termine del quale si sarebbe sostenuto l'esame di stato ed avuto così accesso all'università (nella quale veniva mantenuto il 3+2 della Riforma Zecchino), e della formazione professionale dall'altra, terminata la quale al quarto anno non si poteva più accedere ad una qualche laurea, bensì ad una "Formazione tecnica superiore". L'impianto della Berlinguer veniva poi sostanzialmente integrato, sviluppando quegli elementi che andavano a configurare un'autentica "scuola-azienda", quale é stata giustamente definita la forma attuale della scuola secondaria: basti ricordare che il percorso della formazione professionale prevedeva dopo i 15 anni di età tirocini e periodi di apprendistato presso aziende presenti sul territorio che venivano valutati come veri e propri "percorsi didattici". Insomma, una riforma intesa a produrre, sin dalle superiori, una massa di giovani dotati di un titolo di studio dequalificato (in particolare per chi avesse conseguito soltanto il diploma del terzo anno della formazione professionale) subito spendibile in un mercato del lavoro sempre più precario e destrutturato dal punto di vista dei diritti. Tuttavia, come molti di voi ricorderanno, sebbene nel marzo 2003 fosse stata approvata la Legge Delega al Governo, la Riforma Moratti non venne mai attuata completamente, ma soltanto in modo parziale sotto forma di "sperimentazioni" nelle scuole materne, elementari e superiori. Questo volo d'uccello da cui fin qui abbiamo scrutato la ristrutturazione della scuola pubblica condotta negli ultimi dieci anni (sarebbe più corretto dire: il cumulo di macerie prodottosi, con un'immagine benjaminiana) si mostra utile come introduzione agli svolgimenti più recenti, oggetto del presente articolo. Dell'ex-ministro Giuseppe Fioroni molta indignazione (e giustamente) aveva suscitato nel corpo studentesco l'Ordinanza Ministeriale n°92, più conosciuta come Decreto sui debiti formativi, col quale sono stati de facto ripristinati gli "esami di riparazione" a settembre: pena la bocciatura, dunque, per chi non recuperi le proprie insufficienze (non a caso utilizziamo il tempo presente, dal momento che l'odierno ministro Mariastella Gelmini non ha ritirato il decreto). Persino i telegiornali riportarono notizie sulla mobilitazione degli studenti medi, che in migliaia scesero nelle piazze italiane nell'ottobre scorso per contestare l'ordinanza in questione. Ma ciò che veniva celato- comunque misconosciuto- dai media era che nella piattaforma più generale di cui quella "fiammata di movimento" si era dotata erano compresi anche i problemi annosi che tuttora assillano un "diritto allo studio riformato" (e che tale non é più): la fatiscenza delle strutture, l'insufficienza dei fondi dovuti ai continui tagli delle ultime Finanziarie del governo Prodi, gli stanziamenti alle private sempre crescenti e, last but not least, l'indicazione di Fioroni di trasformare gli istituti superiori in fondazioni di diritto privato. Ebbene, il governo di centrosinistra é caduto, le destre sono tornate al potere ma tale indicazione é stata (sorpresa?) mantenuta, ed anzi utilizzata da Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera quale perno del nuovo Ddl sulla scuola che detta commissione (a composizione mista maggioranza/opposizione) ha provveduto recentemente a definire.Come previsto da Fioroni, a dirigere i licei, a decidere della didattica non saranno più degli organi collegiali (consigli d'istituto, collegi dei docenti...), bensì dei veri e propri Consigli di Amministrazione (CdA), composti dai rappresentanti degli enti privati che sponsorizzano l'istituto, in cui la stessa figura del preside viene ad assumere i tratti di un manager d'azienda. Questo é appunto il fulcro di una "ristrutturazione" del sistema (come la stessa Gelmini l' ha definita), e non semplice riforma, da cui discende tutto il resto: in primo luogo la sparizione delle graduatorie mediante le quali i docenti accedono all'insegnamento di ruolo e la loro sostituzione con "albi professionali" da cui questi sarebbero attinti (sic!) in conformità ad un piano d'offerta formativa (POF) stilato dallo stesso CdA, o in altre parole promossi in grado se risultanti idonei ai requisiti che tale piano definisce.La carriera degli insegnanti viene così ad articolarsi su tre livelli successivi, tra i quali il passaggio é stabilito da una valutazione interna: "iniziali", "ordinari" ed "esperti". Una prima conseguenza (e la più importante da afferrare) é già lampante: la stessa didattica diviene completamente asservita alle esigenze del mercato, se é lecito supporre che i signori che siederanno a quel tavolo faranno valere i propri interessi, mentre dall'altro lato assistiamo alla completa polverizzazione del sistema scolastico, nella quale i licei si trasformeranno in altrettanti atomi imprenditoriali in competizione tra loro. E' insieme il compimento dell'autonomia (do you remember Berlinguer?) e del processo di privatizzazione. Ancora: è lo smantellamento definitivo delle ultime vestigia della scuola pubblica, tanto che sparirà qualsiasi differenza qualitativa con le scuole private, dovendosi entrambe basare su un sistema di "sussidarietà", ossia sulle sovvenzioni delle famiglie e degli sponsor, scaricando così lo stato centrale della responsabilità dei finanziamenti. In più i tagli, di una gravità inaudita: già quelli previsti dalle ultime Finanziarie dell'ex governo Prodi hanno sortito l'effetto di produrre classi sovraffollate, che stando alle ultime circolari estive (precedenti al Ddl) potranno arrivare ad un tetto massimo di 33 alunni per ciascuna, con l'inevitabile conseguenza di uno scadimento nella qualità dell'insegnamento; poi quelli programmati dalla Manovra economica 2009 di Tremonti (cui il Ddl é collegato) che si vuole arrivino a falcidiare ben 110.000 posti (67.000 insegnanti e 43.000 dal personale Ata ).D'altra parte lo stesso Ministro dell'Economia ha annunciato di voler risparmiare dalla scuola per un totale di otto miliardi di euro...

Non ci resta che piangere? No! Non ci resta che mobilitarci per riprenderci un reale diritto allo studio sancito anche dalla Costituzione! Confidiamo in un Autunno Caldo...E che la forza sia con noi...

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