Il vertice del G8 in Giappone è finito

Di ritorno da Sapporo

Gli otto signori della terra si scambiano gli ultimi saluti dandosi appuntamento in Sardegna per il 2009. Il resoconto conclusivo dal G8 giapponese di Franco Berardi, corrispondente nella terra del Sol Levante per Liberazione, Rekombinant e Zic.it. Ormai ad Osaka, fuori dall’epicentro del vertice, Bifo, traccia un’analisi del G8 dal 1975 ad oggi. Intanto, le notizie che gli sono arrivate dall’Italia, sul “travaglio” della sinistra, e soprattutto di Rifondazione, gli fanno esclamare: “Mi sembrano fuori di testa, sono ancora alla rivendicazione perdente di identità invece che avviare una ricerca di nuove possibilità di espressione”.

10 luglio 2008 - Franco Berardi Bifo

no G8 scritta

Quando nacque, in un piccolo incontro parigino del '75, quello che oggi si chiama G8, era un organismo capace di prendere decisioni e di agire di conseguenza. Oggi il vertice è un pachiderma spettacolare e gigantesco che mobilita un numero strabiliante di giornalisti, guardie del corpo poliziotti elicotteri e costa una somma spaventosa, ma le sue capacità di decisione e di azione efficace sono ridotte praticamente a zero.
All'ombra del vulcano, metafora di un mondo ingovernabile, hanno deciso che fra 42 anni le emissioni inquinanti saranno dimezzate. Avrebbero potuto decidere con la stessa credibilità che fra 5 mila anni saremo tutti belli come Nicole Kidman.
Nessun impegno sull'anno prossimo, né sul prossimo decennio. Le discussioni sull'Africa non fanno passi avanti per l'impossibilità di un accordo sulla questione Zimbabwe. Di crisi alimentare non si è trovato il tempo di parlare. Il rumore delle esplosioni che arriva dal Pakistan e dall'Afghanistan è la vera preoccupazione del gruppo di falliti che si è riunito in Hokkaido.
Mai si ebbe più chiara evidenza dell'impotenza attuale della politica. L'ossessione capitalista della crescita ha prodotto effetti che sono irreversibili, e la complessità dei sistemi globali supera di gran lunga le capacità di comprensione e di analisi dei sofisticatissimi ma impotenti sistemi di controllo degli Stati. Solo gli automatismi ciechi dell'economia di profitto governano il mondo. Solo il caos governa i sistemi sfuggiti alla volontà razionale degli umani. La politica recita i suoi mantra e mostra i muscoli contro la società. C'è infatti un solo piano sul quale gli impotenti rappresentanti di un potere rituale sono in grado di agire: la repressione contro la società, la violenza sistematica contro chiunque agisca alla luce del sole per denunciare la demenza del potere.
Mentre gli otto signori della terra si scambiavano gli ultimi saluti dandosi appuntamento in Sardegna per l'anno prossimo (quelli che ci saranno ancora) il movimento si convocava nel villaggio di Date, a 20 chilometri dal vulcano, per una lunga marcia sotto il sole. I convenuti sono poche centinaia. L'apparato di sicurezza giapponese schiera in compenso 21 mila poliziotti.
Io non posso seguire la marcia, non ho il fisico per reggere una prova come questa. Rientro in città nel pomeriggio, e dalle parti della stazione, mentre mi dirigo in albergo mestamente, mi si presenta una scena impressionante.
La stazione è circondata da camion carichi di poliziotti. Agenti in tuta da combattimento con lunghi bastoni bianchi pattugliano le strade. Mi chiedo perché stanno facendo questo, dato che i pochi contestatori stanno marciando, molto lontano dalla città, in un gesto sacrificale sotto il sole. Ad un tratto, mentre sono fermo al semaforo in compagnia di ragazzine dai calzettoni neri e le trecce dipinte di viola, di anziane signore con la borsa della spesa e nervosi impiegati con cellulare all'orecchio, un gruppo di poliziotti blocca il traffico con cavalli di frisia ipertecnologici. Un elicottero ruota minacciosamente sulle nostre teste volteggiando tra i building di acciaio bianco. Una folla ipnotica si immobilizza davanti ai bastoni luminescenti di agenti in tuta azzurra.
Mentre il viale centrale è una pista deserta, nelle vie laterali file ordinate di automobili attendono silenziose: nessuno protesta, nessuno fiata, nessuno si chiede cosa né perché. I minuti passano, ed il lugubre flap flap dell'elicottero è l'unico rumore dell'universo. Poi finalmente due moto affiancate a velocità pazzesca, poi un auto scura veloce, con un invasato che sporge tutto il busto fuori dal finestrino, e infine, con bandierine al vento, sfila una limousine dai vetri azzurrati.
E' passato il potere. La vita riprende. Ognuno per la sua strada. La guerra di sempre, sorda, solitaria, triste, senza speranza.

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