Il report degli interventi nella rete

La contestazione a Ferrara accende il dibattito

La mailing-list del Bologna Social Forum, dopo essere ormai utilizzata da mesi come agenda-diario- calendario di iniziative dalle varie reti, spazi sociali, associazioni, forze politiche o sindacati, si è di colpo ravvivata ed è ritornata ad essere strumento di confronto e di discussione politica. La causa o l’effetto di questo “ritorno alle origini” è conseguente a quanto è avvenuto il 2 aprile 2008 in piazza Maggiore.
8 aprile 2008

Giuliano Ferrara tira pomodori Ad accendere la miccia sono state le mail di due esponenti del Partito Democratico, Giovanni De Rose (dirigente dell’ARCI) e Lele Ara (consigliere del quartiere Navile).

De Rose ha ormai perso qualsiasi credibilità all’interno di questo ambito: le sue sono quasi sempre “provocazioni” e, a volte, di cattivo gusto (la penultima in ordine di tempo quella sul “fascismo” dei graffitisti).
Anche in questa occasione ha voluto fare il predicozzo sul diritto di parola, violato, secondo lui, per la contestazione a Ferrara. Bella faccia tosta da chi, nello scorso mese di ottobre, ha impedito un dibattito al Circolo Arci Sputnik sugli spazi di aggregazione per i giovani... Si è scordato il De Rose della sua richiesta di abiura alle esperienze di lotta più radicali e delle generiche dichiarazioni di condanna della violenza da sottoscrivre prima della manifestazione di Crash, per potere parlare in uno spazio della sua associazione? Con quale faccia si può presentare ora come paladino della “democrazia violata”?

Lasciamo perdere De Rose e veniamo a Daniele Ara che, mettendo le mani avanti (“in attesa degli insulti”), il 3 aprile scriveva: “Ferrara, se non lo si cagava, il suo arrivo a Bologna passava assolutamente inosservato e invece eccolo alla ribalta a fare la vittima. Complimenti, il problema è che ha molti contestatori non frega niente di difendere la 194 bensì al contrario cercano di sentirsi vivi con lo scontro di piazza. La 194 si difende con le idee non con lo squadrismo. Spero che le forze politiche che scrivono su questa lista che si preparano al confronto democratico delle elezioni si dissocino, se hanno coraggio”.
De Rose gli dava man forte sostenendo che se Cofferati e anche Bertinotti condannavano la contestazione cosa si apettava a fare altrettanto in lista?
Ma cosa aveva detto Bertinotti?
Il candidato premier della sinistra arcobaleno, ai microfoni di Radio Anch'io, aveva sostenuto: "Mi dispiace quanto è accaduto a Bologna a Giuliano Ferrara al quale rivolgo la mia personale solidarietà umana e politica. Nessuno può accettare una contestazione sprezzante e violenta contro un protagonista della vita politica, anche se sta sul versante esattamente opposto al mio. Questa contestazione è del tutto ingiustificata, va censurata senza però fare riferimenti agli anni di piombo".

Le parole (per molti sorprendenti) di Bertinotti vengono inviate in lista dalla firma “Fondazione Zanardi” che si assume spesso il compito di fustigare comportamenti non proprio consoni (rispetto le iniziative del movimento) di esponenti della cosiddeta sinistra radicale.
Una risposta arriva immediata: “Tra i colori dell'arcobaleno, qual è quello della repressione? Dissociarsi da che? da duemila giovani che hanno accolto con colore e vivavicità chi teorizza la trasformazione delle donne in ovuli di latta? E' stata tra le poche giornate piacevoli di questa campagna elettorale e come iscritto a una forza politica innanzitutto ringrazio che l'ha organizzata e praticata”.

E Rossana risponde brevemente, ma efficacemente a Lele Ara: “Evidentemente non hai mai visto nè vissuto un aborto clandestino sulla pelle. Nessun insulto, come vedi”.

Zombi è ancora più esplicito: “In tutta questa storia della (squifida) solidarieta a Ferrara, stamattina m'è venuto in mente che tra gli scandalizzati dalla limitazione alle libertà civili del Fenomeno ci sono quelli che occupano le Camere dove, così a memoria visiva, le occasioni della gazzarra da stadio con cori fischi urla e ole di dileggio, insulti a familiari e parenti, son di regola; dove si son esibiti cappi da forca, mortadelle, spumantini e magliette indegne, nonché molto piu' materiali sputazzi, schiaffoni, calci e pugni...
ecco che così mi viene in mente che un altro pirvilegio della casta è quello della contestazione virulenta e "incivile", che è "antidemocratica" solo se a farla non sono loro.
Se i pomodori sono la differenza, allora niente di che, ci son tante foto del puzzone che li ritira indietro, per cui sul principio siamo pari... sulla quantità forse no”.

Marco Trotta puntualizza: “Qualcuno ha scritto che l'obiettivo di Ferrara fosse quello di avere visibilità, allora non si capisce per quale ragione è stato dato altro credito attraverso i riti e i teatrini della solidarietà. E' democrazia difendere Ferrara o difendere un diritto (e non qui, con un semplice slogan) che è stato sancito per legge con la lotta faticosa di molte persone?
Il succo della questione è che, piaccia o meno, la piazza era arrabbiata e piena di donne (alcune anche violentemente malmenate dai soliti poliziotti); io ribadisco un punto: Ferrara è venuto a violentare la Bologna che si è fatta sentire negli ultimi anni sui temi della lacitià e dell'autodeterminazione, e chi avrebbe titolo per denunciarlo (De Rose e Lele Ara in questa lista) non lo sta facendo. E’ paradossale che nessuno di voi abbia sottratto Bologna alla speculazione di questo signore. Che nessuno di voi abbia spiegato che a Bologna esiste un movimento femministra così forte perché c'è stata una battaglia sui consultori cominciata in provincia qualche tempo (credo che l'Arci l'avesse sostenuta anche, a proposito Giovanni, invece delle facili battute sul movimento). Un movimento che si è dato anche forme creative: Sexy Shock, Comunicattive, Rete delle Donne.

Ecco, Ferrara da buon stalinista riconvertito è venuto a violentare tutto questo, e la composizione della piazza ieri ne era lo specchio, o e ci sta
riuscendo non perché è stato contestato, ma perché persone come voi non stanno dicendo nulla. E non lo stanno facendo pur sapendo che siamo in un contesto di impoverimento dello spazio pubblico a causa della peggiore campagne elettorale dal dopoguerra e di un un contesto mediatico embedded che non ha avuto neanche il coraggio di intervistare una donna sui giornali di oggi (e parlo di giornali bolognesi, che vergogna!). E voi non state dicendo niente, tranne applaudire a Bertinotti e Giordano (e per fin troppo ovvi motivi elettorali) che a questo sistema di cose, per il momento, stanno dimostrando di sapersi sottrare ben poco. C'è solo un'altra persona che ha dimostrato così tanto disprezzo: Sergio Gaetano Cofferati. Ma che a lui, e a quelli che lo hanno voluto e lo stanno sostenendolo lì dove sta, non importi niente di Bologna, questo già lo sapevamo”.

Alessandro Bernardi, di Rifondazione Comunista, entra nel dibattito scandendo i punti: “A proposito di quello che hanno detto Ara e De Rose, voglio dire anch'io la mia.
1 - siccome non vivo solo di campagne elettorali non dico che il mio candidato premier Bertinotti ed il mio segretario Giordano sono dei reazionari: sostengo semplicemente che sbagliano, non sanno quello di cui parlano e non condivido le loro prese diposizione. Punto e basta.
2 - ieri in piazza non c'erano soltanto o tanto i Centri Sociali, c'erano centinaia e centinaia di giovani (soprattutto) ragazze e ragazzi che si sono auto-organizzati per contestare Ferrara. Bastava vedere i tanti cartelli autodidatti che venivano mostrati. A maggior sostegno di ciò si deve anche ricordare che in piazza erano costituiti dei filtri di accesso in cui agenti della Digos (e non solo) non facevano passare le/gli attivisti più noti dei Centri Sociali.
3 - Francamente non capisco perchè quando gli operai di Mirafiori fischiano e contestano i dirigenti sindacali o i rappresentanti politici che si presentano venga detto che quello è il segnale dell'esasperazione che vi è tra di loro e che, quindi, è comprensibile, mentre quando ciò riguarda i diritti civili e di genere ciò sia un atto anti-democratico.
4 - E non capisco (scherzo) nemmeno perchè fino ad un po' di anni fà erano i Sindacati, le associazioni come Anpi e Arci, i partiti della sinistra istituzionali che occupavano le piazze per impedire la presenza organizzata dei fascisti, mentro oggi tutto diventa un attenato all'ordine pubblico.
5 - Chi si espone pubblicamente, pubblicamente deve accettare anche le contestazioni ed il dissenso. Penso che fischi ed urla e l'uso dei corpi siano pratiche giuste, il lancio di oggetti no (anche se comunque vorrei far rilevare che pomodori e uova fanno sicuramente meno male delle manganellate e del forcipe e dei bisturi delle mammane a cui Ferrara vorrebbe riconsegnare le donne). E comunque sono stati episodi secondari.
6 - La teoria per cui se si contesta si dà spazio e voce a chi viene contestato e se non lo si caga invece nessuno ne sa niente è sbagliata. Perchè se tutto fosse "filato liscio", i mezzi di comunicazione e il Ferrara avrebbero cantato grandi litanie di vittoria comunque e perchè è un concetto talmente estensibile che si potrebbe inglobare anche Genova 2001 (e Seattle e Praga e così via).
7 - La manifestazione di ieri è stata indetta prima di tutto da alcune parti del movimento delle donne e poi vi hanno aderito i Centri Sociali ed anche il sottoscritto con tante e tanti altri.
8 - Quello che più indigna è il silenzio della ragione che genera mostri (siano Ferrara o la Destra)”.

Angela Mamma, invece, ringrazia le ragazze e i ragazzi: “Viene spontaneo dire ‘Brave/i’, solidarizzando con chi stava in piazza. Per fortuna ci sono i gruppi di femministe, i giovani dei centri sociali e non solo, che hanno dato una risposta al modo non piacevole di porsi di Giuliano Ferrara. Saputa la notizia in diversi avremmo voluto essere lì, semplici persone, madri di famiglia, che credono ancora si possa esprimere la rivendicazione di un diritto, si debbano difendere le conquiste sociali che pian piano ci vorrebbero togliere, utilizzando le uniche modalità che rimangono per farsi sentire: la contestazione, i fischi, un ‘no’ urlato al fatto che qualcuno voglia decidere sempre contro di noi. Parlando tra colleghe viene fuori che c’è chi non sa nemmeno che Ferrara si è posto come promotore di un partito, ma appena chiarito il nome della lista ‘Aborto? No, grazie’, la discussione si è subito accesa e la solidarietà è andata immediatamente a chi era lì e contestava. E’ paradossale, sta diventando difficile perfino contestare e si fa la diagnosi al microscopio come per puntare un dito di accusa, mentre dovrebbe fare inorridire la notizia dei poliziotti che malmenano donne e ragazze indifese, qualcosa di inaccettabile sempre e comunque, che invece rischia di passare in secondo piano !!!

E siccome, che piaccia o meno, la piazza era arrabbiata e piena di donne (alcune anche violentemente malmenate dai soliti poliziotti), i giornali bolognesi non hanno nemmeno avuto il coraggio di intervistare una donna sui fatti accaduti (che vergogna!). Mentre a Ferrara sono garantiti gli spazi unilaterali per i politici e i giornalisti in TV e sui giornali, invece chi contesta ha poche possibilità di farsi sentire e solitamente si trova a subire la censura dei mezzi di comunicazione ufficiali, zittiti anche in questa occasione. Il colmo è che questa volta ad invocare la censura delle piazze c’era anche chi avrebbe dovuto dare la parola alla piazza. Sì, è stata data un po’ di visibilità in più a Ferrara, ma avete aiutato parecchi a capire che c’è chi sta cercando di togliere un diritto con tutta l’arroganza maschile di uno che non piace”.

Carlo Lojodice non interviene molto in lista, quando lo fa propone riflessioni meditate: “Avrei voluto intervenire subito dopo gli eventi, ma in casi come questi, scattano meccanismi terribili di imperdonabile cautela o d’inconscia autocensura. Credo che a solidarizzare con i manifestanti contro Ferrara siano stati tanti di più rispetto alle voci che si sono sentite. Ma il pensiero unico e la supponenza strategica induceva comportamenti contrari. Bisognava ‘accreditarsi’; ed è quello che han fatto Mafai, Bertinotti, Giordano, Cofferati e gli altri "marrani". La parola tra virgolette non è dispregiativa ma storica. Si riferisce a quegli ebrei che, per sfuggire al bando di espuulsione emanato da Isabella e Ferdinando nella Spagna del 1492, si convertirono al cattolicesimo, così come tanti oggi si sono convertiti dal leninismo e dallo stalinismo al liberalismo. Il problema del ‘marrano’ (il convertito) è che gli altri non sono disposti a crederti fino in fondo. Da qui prove ricorrenti per costringerti ad ulteriori professioni di fede, accettate volentieri dall'avversario ma mai come prova definitiva. Anche Giuliano Ferrara s'inscrive nel modello del ‘marrano’, il ‘vil marrano’ che dalle gesta dei cavalieri è passato al luogo comune. Comunista perché figlio di comunista, egli ‘uccide il padre’ facendosi assoldare dalla CIA. E si badi: è più importante che lui se ne sia vantato, che il fatto sia o non sia realmente accaduto. Si converte a Craxi quando sembra che in Italia il re sia lui; e passa a Berlusconi per la stessa ragione. Ma del marrano non ci si può fidare: non ci si deve fidare (questo è il gioco tragico). Per cui ecco che il potere occulto chiede al ciccione una abiura ulteriore: quella della sin qui mantenuta laicità. Ed eccolo scendere in campo a sostegno del referendum di Ruini contro la legge 40 sulla procreazione assistita.

"Sono stato bravo, eminenza?" "Certo, figliolo. Ma di' un po': che ne pensi delle donne che abortiscono?" "Eminenza, ma me lo chiede? Come potrebbe dubitare di me? Le darò una tangibile dimostrazione della mia devozione incondizionata..." Ed eccolo scendere in campo in una delle operazioni più assurde della storia politica italiana: affrontare una battaglia elettorale mettendo in conto un risultato quasi nullo, pur di produrre un rumore, molto rumore, a beneficio altrui.
Se Ferrara fosse l'unico ‘marrano’ non ci sarebbe storia e potremmo ridurlo a folclore, alla stregua di quel tal Damiano Orelli che negli anni '80 tenne un comizio in piazza Maggiore per l'Unione Valdostana, insolentito e dileggiato per tutto il tempo e poi persino portato in trionfo dai compagni, quelli che lo avevano fischiato e schernito, al grido di "Aosta capitale!"
Invece qui i marrani sono in tanti: tutti coloro che dopo l'89 si sono fatti in quattro per dimostrare all'universo mondo che loro non erano comunisti, non lo erano più o addirittura non lo erano mai stati... E se ancora lo erano, non erano più marxisti. E se lo erano ancora, non erano più violenti. E se erano stati atei, erano disposti ad ammettere che qualcosa... da qualche parte...
E così abbiamo sotto gli occhi la situazione alla quale siamo giunti. In una intera storia umana in cui ha sempre vinto o chi ha forzato le regole o chi ne ha dato una lettura "creativa", la sinistra italiana, praticamente in tutti i suoi esponenti, giudica e manda secondo legalità, ossia secondo quelle regole che oggi governano l'ingiustizia.

Più sopra ho definito "assurda" l'operazione politica di Ferrara. In effetti tale sembra in quanto appare senza sbocco. Eppure, a ben rifletterci, l'assurdità è solo apparente. Si tratta di una forzatura delle regole al fine di sovvertirle. In vista di quale obiettivo, possiamo supporlo anche se allo stato non mi sento di affermare qualcosa di esplicito. Ma proprio se di forzatura si tratta, ecco legittimata la forzatura simmetrica: quella di chi è andato in piazza a mettere sull'altro piatto della bilancia un peso equivalente e quindi neutralizzante. Beppe Grillo ha indirizzato una lettera al capo della polizia Antonio Manganelli: http://www.beppegrillo.it/, nella quale discute il comportamento delle forze dell'ordine nella circostanza: "Vede, ho una strana sensazione, che la Polizia di Stato stia assumendo agli occhi dell'opinione pubblica un ruolo che, sono sicuro, non vuole avere e non deve avere. Quello di protettrice degli interessi dei partiti, delle loro malefatte, dei loro numerosi pregiudicati e prescritti. Questa sensazione la leggo negli occhi delle ragazzine prese a manganellate a Bologna durante la manifestazione di dissenso nei confronti di Giuliano Ferrara. La loro unica colpa è stata di avere contestato con un lancio di pomodori un signore che vuole cancellare un referendum e che dal suo comodo studio televisivo sponsorizza ogni guerra, purché americana. Quando è possibile per i nostri ragazzi dissentire, anche urlando, se non in piazza? [...]"

Già, quando e dove è possibile? Rispondano quei leader di partito e quei sindaci che a parole propugnano una libertà di manifestazione del pensiero che nella realtà ha un ben misero riscontro. Ripensi Cofferati, lui che frequenta il mondo della lirica, a quei loggionisti del teatro Regio di Parma, terrore di cantanti e direttori d'orchestra, che non risparmiavano con robuste bordate di fischi quando dissentivano dall'interpretazione. Non è mai accaduto che qualcuno dal palco si sia rivolto loro accusandoli di inciviltà o d'incompetenza. Poiché quelli civili erano, come dimostrava il fatto che spendevano i loro pochi soldi per acquistare un biglietto all'opera in loggione; e competenti anche, visto che non se ne perdevano una. Così, da queste manifestazioni - che oggi il fairplay e il politicamente corrretto snobbisticamente rifiuta - la lirica nel suo complesso ci ha guadagnato, finché è stato un genere vivo; e chi superava Parma poteva andare tranquillamente negli altri teatri.
Analogamente la democrazia italiana nell'ultimo mezzo secolo è cresciuta anche grazie a certi scontri di piazza che ancora orgogliosamente includiamo nella nostra memoria (Almirante in piazza Maggiore, 1970). Se il MSI a Fiuggi trascolorò in AN, non fu in seguito ad una civile e pacata discussione con gli antifascisti; bensì per l'insostenibilità di una irrimediabile emarginazione dei fascisti voluta dal popolo e in qualche modo garantita dall'alleanza del cosiddetto "arco costituzionale". E quando dico "in qualche modo" mi riferisco a momenti di scontro duro come quelli dell'estate 1960 a Genova e a Reggio-Emilia.

I "marrani" convinti che in Italia la democrazia abbia irrimediabilmente vinto commettono un miope e unilaterale errore di prospettiva. L'attacco alle istituzioni democratiche oramai non arriverà più nelle forme classiche che chiamiamo fascismo, ma in forme nuove e sicuramente più striscianti e meno leggibili nella loro immediatezza. E del resto anche nel 1922 molti democratici liberali - Gobetti escluso - non ebbero chiara la visione del pericolo reale e commisero l'errore dell'accondiscendenza o della neutralità.
Per conto mio, trovo positivo che qualcuno - soprattutto ragazzi - senta il bisogno di opporsi a certe derive, come facevano i loggionisti di Parma. Ma il fatto che Ferrara, dopo essere stato fischiato a Bologna, vada a farsi fischiare anche altrove, dimostra due cose: che un disegno da quella parte c'è, e che l'interprete è pessimo.
"Cortigiani, vil razza dannata..."(Verdi, "Rigoletto")”.

Stella propone, a questo punto, l’indignazione vegetariana: “Leggendo le vostre opinioni apprendo che l'indignazione vegetariana è una delle poche vere novità di questa campagna elettorale (finta come la dentiera di mia nonna...). Inoltre mi viene da pensare che in fondo in fondo la "furia femminile" viene condivisa da pochi uomini e da nessun capo di partito o di giornale, ma magari non sono correttamente informata, poichè nel pensiero unico nazionale, stufi di tante balle elettorali, accettiamo meglio la grande comunicazione immediata di ORTAGGI DEMOCRATICI, ORTAGGI LIBERI! Se non altro per un attimo la bile ci guadagna.
Forse, invece che di un metodo sbagliato di manifestare, si tratta di un segno di vitalità innovativo, anche se antico quanto il mondo, tra tanto perbenismo-buonismo fatto apposta perchè il popolo se lo prenda nel culo in modo gentile ed educato.
E ancora mi domando: che Bologna abbia ritrovato il suo sanguigno modo di essere attraverso un gesto tradizionale di rifiuto?
Che ci pensino, i politici, a quanto poco rispetto si meritano in questa nazione! Che Bologna glielo abbia fatto notare, a Ferrara Giuliano, potrebbe significare che la città sta tornando nella sua veste di avanguardia che viene dalla tradizione. E' troppo presto per saperlo. Ma dopo il buio viene sempre la luce e dopo la decadenza deve arrivare la rinascita.
Via, su! In alto i cuori e le speranze! e gli ortaggi a bersaglio! Lo sappiamo bene che la lotta non finisce col dopo elezioni e che di diossina sono pieni anche i pensieri oltre che l'erba delle bufale. Oggi non si rispetta niente, neanche il Vino, come abbiamo visto.
Ah, se potessimo disintossicare tutto quanto in questo paese, come sarebbe più semplice sopportare i Ferrara!”

Sigrid ci avvisa: “Questa è la letterina che ho mandato a Repubblica. Mi è venuta così, di getto. La mando anche a voi visto che tanto quelli non la pubblicheranno mai.
In merito alla "calda" accoglienza di Bologna a Giuliano Ferrara non condivido affatto l'indignazione della signora Mafai. Sarebbe bello vivere in un mondo di rispetto, giustizia e tolleranza. Sarebbe davvero bello se ognuno/a potesse esprimersi liberamente e con uguali possibilità di essere ascoltate/i da tutti e tutte. Ma questo mondo meraviglioso non è qui, non ora. Qui ed ora c'è un uomo, che rappresenta poco più che se stesso, seppur tacitamente sostenuto da poteri forti, che si permette di invadere e frugare dentro la vita e i corpi delle persone. Quello che non abbiamo davanti è proprio una persona aperta al dialogo, al confronto, alla critica. Quello che dovremmo lasciar parlare, nel rispetto e nella tolleranza silenziosa (dato che non viene più ammesso altro tipo di tolleranza), è un boia che, come se non bastasse, ha tutti i media pronti a sostenerlo e diffondere il suo verbo. Qui non ci stiamo affrontando sui contenuti, ma stiamo lottando per assicurarci la possibilità di continuare a vivere da persone libere. O almeno provarci. Perché se è vero che non tutte le donne possono davvero scegliere se portare avanti o meno una gravidanza, è anche vero che non è certo con la soppressione di un diritto che si rende il mondo meno ingiusto. Ogni volta che Ferrara apre la bocca milioni di donne sentono una frustata sulla schiena. Producete, producete per il maschio padrone. Questo è il succo. Molte di noi hanno deciso che mai più si faranno trattare e offendere in questo modo. E' assurdo. Inconcepibile. Le "brave" donne zitte, prostrate e serve al cospetto del dio-padre sono, per fortuna, un triste ricordo del passato. Evviva i pomodori e le uova marce, dunque. Evviva le donne e gli uomini che si riprendono lo spazio pubblico, sottraendolo ai malati di potere. Evviva gli uomini e le donne che non lasciano impunito chi pretende di imporci la sua personale disciplina esistenziale”.

Doriana sostiene che siamo arrivati nel regno della tolleranza: “Eccoci arrivati nel paese in cui si permette a neofascisti di candidarsi alle elezioni e di sedere a parlare in tivvù. Il regno in cui il dissenso viene definito incivile e gli insulti di Ferrara vengono invece definite idee piene d'amore. C'è qualcosa di perverso in quello che succede in Italia e non da ora. Quello che è successo nella piazza bolognese oggi è solo uno dei tanti esempi di cui potremo parlare. Sta di fatto che il papa, che voleva tanto andare alla sapienza e che poi rinunciò perchè terrorizzato dal confronto dialettico con gli studenti che non condividevano la dottrina cattolica e i suoi precetti, ha fatto scuola.
Ferrara si è fatto annunciare ampiamente in questa sua ultima piazza destinata a diventare il luogo attraverso il quale lui avrebbe potuto continuare a stabilire - con il misurometro di democrazia che risiede nell sua testa - a chi appartiene il diritto di parola e a chi invece no”.

Alberto Tarozzi, momentaneamente in “esilio volontario” da Bologna, fa sentire la sua voce analatica: “Forse perche la vedo da lontano tutta la vicenda assume per me colori un po' diversi da quelli tinteggiati dagli altri appartenenti alla lista. Provo a spiegarmi.
1. Mr. cicciopotamo (d'ora im poi ccp) ha comunque un merito. Era da tempo che la lista bsf altro non era che una locandina di iniziative (niente di male, sia
chiaro), rileggere qualche spunto di polemica politica in rete sinceramente, se non degenera nella rissa, ritengo faccia bene.
2. Sbaglieroò, ma a tutti sfugge chi sia il vero bersaglio di ccp, questa volta. Non le donne o il movimento, ma un democristiano di razza come Pierferdinando Casini (d'ora in poi pfc). Ccp, fedele alla linea Berlusconi, vuole punire il bel pfc infedele e per non fargli raggiungere il quorum mette su una lista buona a intercettare, oltre alle ovazioni, voti cattolici altrimenti destinati a pfc facendogli perdere la scranna parlamentare. Qualcuno di voi dirà 'kissenefrega'... Giusto dal punto di vista umano, ma sbagliato da quello politico perché a chi accusa gli autori delle ovazioni a Ferrara di avergli dato visibilità si può rispondere che detta visibilità rischia di penalizzare in ultima istanza solo la carriera futura di pfc cui non vedo perché dobbiamo sentirci sentimentalmente legati.
3. Non capisco cosa ci sia da stupirsi di quello che ha scritto Bertinotti.
Tanto piu se tale stupore traspare dai messaggi di cari compagni iscritti al
Prc. Carissimi, rispetto la vostra tessera e il vostro voto, ma non mi direte che non avevate capito da 2 o 3 anni dove sarebbe andato a parare il nostro, niente di tragico per carità, con l'aria che tira rimpolpare la propria pensione dicendo qualche fregnaccia in più del dovuto non deve far scandalo. Ognuno ha i suoi punti deboli e ciascuno va accettato per quello che è, se lo si accetta, o scaricato se non lo si regge, ma stupirsi non mi sembra segno di grande lungimiranza politica.
Su altro (Coffee che brekka, le donne picchiate, i giornali e i media che non se ne accorgono) altri hanno scritto avendo più di me una visione ravvicinata delle cose. Ciao bologna, senza troppa nostalgia”.

Marina Prosperi è perentoria: “Mi sembra doveroso e, scusate se uso termini forti, comunista, difendere la sacrosanta manifestazione contro Giuliano Ferrara, anche se ahimé, in molti non l'hanno fatto. Così come mi sembrerebbe altrettanto doveroso spiegare formalmente ed ufficialmente al presidente Bertinotti ed al caro Giordano, che la manifestazione di ieri 2 aprile era una manifestazione femminista ed antifascista e se Giuliano Ferrara è stato cacciato dalla piazza questa é solo una grande vittoria... della serie non siamo tutti soffritti...” (facendo il verso al capolista alla Camera della sinistra arcobaleno in Emilia Romagna).

Marco Odorici, consigliere comunale del Prc a Casalecchio di Reno, non ha dubbi: “Evidentemente, quando le cose interessano, lo spontaneismo è ancora vivo e vegeto. Un bel segnale! Magari anche indicatore su cosa la Sinistra deve tornare a fare: occuparsi di cose reali e tangibili per la gente”.

Agostino Giordano, coordinatore provinciale Giovani Comunisti (Prc) di Bologna, è imbarazzato per le dichiarazioni di Bertinotti: “Le dimostrazioni di solidarietà "umana e politica" a Giuliano Ferrara sono fuori luogo e mirano soltanto a stravolgere la realtà dei fatti, così come si sono verificati ieri a Bologna.
E' davvero molto imbarazzante e soprattutto controproducente per l'importante battaglia che in Italia si sta conducendo a difesa dei diritti delle donne e di tutti i diritti civili, che tali prese di posizione provengano proprio da alcuni importanti esponenti della Sinistra italiana (che già fatica a sopravvivere...).
Migliaia di giovani, donne, precari e studenti ieri hanno pacificamente invaso Piazza Maggiore, contestando legittimamente il provocatore Giuliano Ferrara, che stava delirando e fomentando i suoi pochi militanti con invettive fasciste anticostitizionali. Anche se noi eravamo migliaia ed i sostenitori di Ferrara pochissimi, il pericolo reale è che le idee oscurantiste e reazionarie del direttore del Foglio possano conquistare una posizione egemone nella nostra società e nei futuri governi del nostro Paese.
Alle mani nude alzate si è risposto con i manganelli.
Questo è successo ieri a Bologna ed ancora una volta i Giovani Comunisti erano con il Movimento a difendere le istanze di democrazia e civiltà. Ancora una volta, insieme a tanti ragazzi e ragazze, si sono trovati di fronte alla violenza di alcuni settori delle forze dell'ordine”.

Il presidente dei Verdi di Bologna Carlo Bottos, non ha dubbi: “Sto con chi ha contestato Ferrara. E’ ora di smetterla di dire che in piazza ci sono stati i violenti: questo coro di condanne verso coloro che hanno contestato, è il sintomo dell’ipocrisia della classe politica di questo paese, anche a sinistra, soprattutto perché nessuno di questi era presente. Io ero in piazza Maggiore, e tutti e tre i canditati della lista “Aborto? No grazie” hanno parlato dal palco. Non c’è stato nessun assalto e nessun gesto che possa dirsi violenza, a meno che uova e ortaggi possano essere considerati pallottole di piombo. Abbiamo una classe politica vecchia, decrepita e priva di fantasia che continua a vedere lo spettro degli anni ’70 ogni qual volta ragazzi e ragazze contestano e protestano per avere più diritti o, come in questo caso, per difendere quelli acquisiti dai loro genitori”.
Secondo Bottos “si crea ad arte il caso della violenza di piazza anche dove questa non sussiste per nascondere l’incapacità di trovare risposte e soluzioni concrete in materia di etica e diritti civili, come avviene in gran parte d’Europa”.

Per Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori "è scandalosa e sconcertante la solidarietà che Bertinotti ha espresso a Giuliano Ferrara che è stato oggetto di una sacrosanta e pacifica contestazione di giovani e giovanissimi, autentici e non organizzati, che sono stati richiamati dal carattere apertamente provocatorio e violento della campagna elettorale di Ferrara che accusa le donne di essere assassine".

Alessandro Frigeri, di Sinistra Critica di Bologna, ha dichiarato: “Una breve considerazione che mi sorge spontanea di fronte alla valanga di comunicati di solidarietà con Giuliano Ferrara: Bertinotti, Giordano, la Maffai, Barenghi, tutti spiegano che criticare chi contesta Ferrara significa difendere la democrazia (cioè il diritto di chiunque di esprimere la propria opinione). Ma - porca miseria - è mai possibile che non si colga che proprio ciò che è successo mercoledì a Bologna (e il giorno dopo a Pesaro) è stato un fatto particolarmente "democratico". Di fronte a un personaggio che, per propagandare le proprie idee clerical-oscurantiste, ha avuto in questi mesi a disposizione risorse, spazi e mezzi che pochi privilegiati hanno la possibilità di avere, centinaia di donne si sono prese il diritto di esprimere finalmente LA LORO OPINIONE. Lo so, è una banalità, ma a questo punto a qualcuno val la pena ricordarlo: viviamo in un mondo in cui la studentessa qualunque, la militante femminista, il giovane dei centri sociali, l’operaio, insomma la donna e l'uomo della strada, non possiedono le stesse possibilità di far sentire la propria voce del politico, dell’imprenditore o del giornalista prezzolato di turno. Quanto finalmente trovano il modo di farlo (urlando in piazza, tirando uova e pomodori, perché altri canali difficilmente sono a loro disposizione), una sinistra degna di questo nome dovrebbe dichiarare: “Oh, finalmente un esempio di reale democrazia in questa campagna elettorale di plastica!” Una volta si diceva che la contestazione nei confronti dei potenti (e dei loro lacchè) è il sale della “democrazia”. Ora invece… La sinistra è tutta da ricostruire. E questi sono tutti da mandare a casa”.

Dopo questa sfilza di dichiarazioni impegnative, un po’ di leggerezza con Serena, Eleonora e Matteo (lavoratori di una biblioteca bolognese): “Il compagno che ha ciulato il cappello a Ferrara che intenzioni ha?… se lo vuole tenere come scalpo o lo mette in vendita su ebay? Qui in biblioteca siamo già pronti alla colletta...”

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