“Peggio del bastone”, per la destra la panna su Garagnani è un attacco alla democrazia, la loro…

Quella torta è “talebana”


21 dicembre 2001 - Rudi Ghedini

Osvaldo Soriano l’aveva intuito trent’anni fa: Stanlio e Ollio sono fra i più grandi rivoluzionari del Ventesimo Secolo. In Triste, solitario y final, il suo primo romanzo, Soriano fa incontrare un anziano Stan Laurel e Philip Marlowe, il detective inventato da Raymond Chandler; Marlowe non sa spiegarsi come mai la coppia di comici avesse smesso di fare film, al culmine del successo, e Laurel rispondeva citando Buster Keaton, il quale “una volta mi disse che avevamo commesso un errore, perché i nostri argomenti si basavano sulla distruzione della proprietà privata e nell’attaccare la polizia. Diceva che la gente rideva di questo, ma in fondo ci odiava”.
La gente ride ancora delle disavventure del magrolino e del ciccione, e di solito sta dalla loro parte, contro qualsiasi autorità, inevitabilmente sbeffeggiata. Stanlio e Ollio ci hanno lasciato un’intera filmografia di critica al capitalismo, parallela e persino più acida di quella di Chaplin. Le loro comiche non hanno nulla da invidiare, in quanto a capacità sovversive, ai documenti politici e alle manifestazioni di massa di partiti e movimenti delle varie sinistre occidentali. A forza di torte in faccia e irrisione dell’autorità, le loro comiche sono talmente dissidenti, che alla fine se ne accorsero pure a Hollywood, e decisero di non farli più lavorare.
L’arma dell’ironia richiede un’estrema intelligenza politica, e una precisa individuazione del bersaglio. L’onorevole Fabio Garagnani sembra fatto apposta. La sua iniziativa di istigazione allo spionaggio (di cui persino qualche alleato mostra di vergognarsi), finalizzata a mettere nel mirino i docenti non allineati al berlusconismo, merita solo una torta in faccia. Niente di più. Niente di meno. E’ il modo giusto di prenderla sul serio (perché è una cosa tristemente seria), rovesciandola in farsa.
C’è una lunga tradizione di invito alla delazione, nei maccartisti di ogni latitudine; c’è una lunga tradizione di torte in faccia, spiaccicate contro di loro. E’ un metodo di contestazione dolce e non violento: la torta intende ridicolizzare colui che, con la sua azione politica, si è già coperto di ridicolo.
Qualche seguace di Garagnani, privo di ragionevole senso dell’umorismo, ha pensato di reagire al lancio della torta con un gesto di sproporzionata violenza. Dopo l’aggressione subita da tre studenti alla fine del corteo dei migranti del 1° dicembre, questo episodio di autentica ottusità getta una luce inquietante su ciò che ribolle nelle viscere della destra bolognese.
Il Bologna Social Forum ha rivendicato “il diritto di tirare torte contro chi fa delle delazioni anonime e dei manganelli l’unica arma politica”. Non ci si può illudere che “una risata li seppellirà”, e purtroppo Nanni Moretti non pare sul punto di realizzare il musical sul pasticcere trozkista che chiudeva Aprile, ma contro il potere degli imbecilli, tanto più di quelli potenti, vale la pena di alzare un grido: “Pasticceri di tutto il mondo unitevi!”.