Adesione al corteo promosso dalla Rete delle Donne

Cub: 8 marzo di lotta e non di festa

Comunicato del Coordinamento Donne Cub di Bologna, che l'8 marzo saranno in piazza "per un nuovo protagonismo delle lavoratrici e delle donne tutte, dentro i sindacati di base e nei movimenti sociali".
5 marzo 2008

Partecipiamo al corteo di sabato 8 marzo (ore 15 piazza XX Settembre)

Molte donne hanno ingenuamente creduto che le conquiste ottenute negli anni passati fossero ormai diritti indiscutibili. L'attacco alle politiche del
lavoro e sociali che ha colpito le lavoratrici e le donne in generale ci
mostrano una realtà ben diversa.

La chiesa cattolica e le forze politiche e il padronato rispondono alle
nuove esigenza della competizione globale, dove la guerra diventa un
elemento centrale. La patria ha bisogno di madri e non di donne, per
sconfiggere la "minaccia dell´immigrazione". Hanno bisogno di
lavoratrici sempre più flessibili che assecondino il mercato a scapito dei
propri spazi di vita, per smantellare lo stato sociale e reintrodurre il
valore della famiglia. Non certo la famiglia reale, che con il passare del
tempo ha subito grandi trasformazioni, ma quella finta della pubblicità,
dove i figli sono belli e biondi, gli uomini lavorano e le donne stanno a
casa; in quella famiglia non ci sono conflitti, e le donne dedicano tutte
contente il loro tempo alla cura degli altri.

Non importa se poi la cronaca ci rimanda l´immagine di una famiglia fatta
di violenza, abusi sessuali, solitudine. La centralità della famiglia serve
a nascondere tutto il lavoro GRATUITO delle donne, tutta la loro fatica,
tutti i sacrifici, serve a nascondere la disoccupazione delle donne,
l´assenza dei servizi pubblici di assistenza alle persone (servizi agli
anziani, asili nido, ecc), i bassi salari delle donne, il part time delle
lavoratrici madri che sacrificano la propria autonomia economica per
conciliare il lavoro con la famiglia.

Per ripagare il lavoro svolto dalle donne, le riforme delle pensioni, da
quella del 1995 in poi, hanno inesorabilmente aumentato l´età
pensionabile delle lavoratrici.

I governi di destra e di sinistra con le riforme del mercato del lavoro
degli ultimi dieci anni hanno precarizzato il lavoro delle donne.

Prova ne è il recente Protocollo sul Welfare del 23 luglio 2007 che,nel
silenzio generale, ha aumentato l´età pensionabile delle donne oltre i 60
anni.

E´questa l´ideologia che fa si che si metta in discussione la 194
attraverso una vergognosa campagna di criminalizzazione dell´aborto che ha
portato al raid poliziesco al Policlinico di Napoli, alle campagna per
l´obiezione di coscienza alla pillola del giorno dopo, agli ostacoli
all´introduzione in Italia della RU 486. Sui nostri corpi e sulle nostre
vite decidiamo noi. Difendiamo la legge 194 e chiediamo con forza che nelle
strutture ospedaliere pubbliche sia garantita l´effettiva presenza di
personale medico e paramedico che pratica l´interruzione di gravidanza.
Rivendichiamo il potenziamento dei consultori pubblici, campagne di
informazione , anche nelle scuole, sui mezzi contraccettivi e che finalmente
anche in Italia venga utilizzata la pillola RU 486 per l´interruzione di
gravidanza (tecnica meno invasiva e non chirurgica).

Siamo in piazza ancora una volta contro la società patriarcale per
rilanciare i diritti delle donne e per difendere lo stato sociale.

In continuità con la grande manifestazione del 24 novembre 2007 a Roma dove le donne hanno reagito alle strumentalizzazioni razziste ed alle campagne di ordine pubblico operate sulla loro pelle ed hanno riaffermato la libertà di decidere delle proprie vite, dando una grande dimostrazione di
indipendenza dal teatrino politico.

Siamo in piazza per denunciare che In Italia riesce a lavorare solo il 46,3
per cento delle donne; sette milioni in età lavorativa sono fuori dal
mercato del lavoro; al sud il tasso di occupazione crolla al 34, 7 per
cento, penultime in Europa. Le donne guadagnano meno degli uomini a causa
della segregazione salariale e delle discriminazioni.

Siamo in piazza per un nuovo protagonismo delle lavoratrici e delle donne
tutte, dentro i sindacati di base e nei movimenti sociali. Se le donne
vogliono tornare ad essere soggetto attivo nella società devono recuperare
la memoria della loro storia e trasformarla nel presente. Non ci è mai
stato regalato nulla, solo attraverso la mobilitazione possiamo difendere i
nostri diritti e conquistarne di nuovi.

Coordinamento Donne Cub Bologna

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