Verso la manifestazione

Quelli della lotta strada per strada: Il blocco antagonista a Genova il 17 novembre

In un comunicato, diverse realtà italiane, facenti capo all'Area Antagonista, affermano: "Il 17 novembre saremo ancora a Genova per chiedere la fine delle persecuzioni giudiziarie contro i 25 compagn* sotto processo. Non
manifesteremo per ricordarci o per ricordare, ma per rivendicare a testa
alta la nostra colpevolezza e consapevolezza".
Pubblichiamo l'intero appello.

10 novembre 2007 - Area Antagonista

In queste settimane volge al termine il primo grado del processo che vede
imputati 25 compagn* che hanno partecipato alle manifestazioni contro il
G8 di Genova il 19, 20 e 21 luglio 2001. Attraverso le richieste di
condanna a 225 anni complessivi di carcere lo stato italiano intende
formulare un giudizio storico e politico su quelle giornate, facendo
pagare ad alcuni di noi, scelti nel mucchio come capri espiatori, il
prezzo della paura che quelle giornate hanno saputo provocare ai potenti
della terra. Ma, nella fase politica presente, le istituzioni repressive
intendono anche lanciare un segnale preciso ai potenziali soggetti sociali
conflittuali presenti e futuri, e ai movimenti che sul terreno
dell'opposizione alle grandi opere, della lotta alla precarietà e della
difesa e conquista di spazi sociali hanno praticato terreni di
contrapposizione e rottura negli ultimi anni.
Il G8 ha catalizzato nel 2001 istanze di lotta composite e diversificate
in quanto vertice dell'oppressione, della guerra, della devastazione
ambientale, del razzismo. Le decisioni prese a Palazzo Ducale in quei
giorni hanno avuto effetti sulle condizioni di vita di tutte e tutti,
hanno dettato le linee dell'esproprio della dignità, della libertà,
dell'intelligenza e fatica di tutti coloro che in ogni parte del globo
sono costretti a vendere la loro forza-lavoro, patiscono l'insufficienza
dei mezzi necessari per vivere, gli effetti delle carestie e delle
speculazioni finanziarie, sono vittime delle guerre, della violenza
razziale, dell'oppressione di classe.
Contro tutto questo abbiamo invaso in centinaia di migliaia da ogni parte
del pianeta la città militarizzata, abbiamo portato a Genova la rivolta e
il protagonismo sociale e politico, abbiamo messo in atto mille diverse
forme di protesta e di azione, abbiamo raggiunto con il nostro messaggio
di ribellione e speranza gli sguardi di milioni di persone che, ovunque
nel mondo, hanno compreso e condiviso le nostre grida e le nostre scritte,
hanno riconosciuto negli scontri e nella protesta la loro stessa rabbia,
hanno avuto ancora una volta la conferma che il rifiuto dell'oppressione
dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla donna travalica qualsiasi distanza e
qualsiasi confine. Nelle immagini della protesta che hanno fatto il giro
del mondo si è costituita una silenziosa e minacciosa amicizia politica
globale.
I funzionari della repressione armata hanno scatenato per questo contro di
noi la violenza più brutale e la ferocia più vigliacca, facendo di Genova
il teatro di un'esperienza che ha segnato i ricordi di tutti. Donne e
uomini pestati sull'asfalto da polizia, carabinieri e guardia di finanza,
arresti di massa, inseguimenti e colpi di arma da fuoco. Sulle strade è
rimasto il sangue, mentre nella caserma di Bolzaneto le torture fasciste
degli uomini in divisa erano preludio del massacro preordinato alla scuola
Diaz.
Nei giorni successivi, in molti hanno preferito prendere le distanze,
dividere il movimento a partire dalle diverse sensibilità e pratiche di
lotta, contrapporre astrattamente istanze e comportamenti che avevano
avuto un obiettivo comune. Diversi soggetti politici presenti in piazza in
quei giorni amministrano adesso le scelte di guerra, promulgano decreti
repressivi e razzisti, sposano politiche sul lavoro che colpiscono i
bisogni dei soggetti giovanili e precari metropolitani. Noi siamo quelli
che non ora, ma già allora diffidarono profondamente di partiti e
personaggi che ambivano ad attraversare il movimento con mire che
divergevano evidentemente dall'urgenza di antagonismo che andava
manifestandosi in tutti i grandi assedi ai vertici internazionali.
Dopo quelle memorabili e drammatiche giornate, quasi tutti hanno fatto il
possibile per scongiurare il ripetersi di forme di contrapposizione
politica verace e diffusa: le mobilitazioni contro le guerre globali degli
anni 2000 hanno così patito un evidente difetto di incisività, e solo il
movimento notav ha riaperto in Italia, nella pratica concreta ed efficace
di un antagonismo di fatto, un discorso possibile di ricomposizione e
progettualità che sappia interpretare le forme contemporanee di alterità
politica e la loro nuova dimensione europea.
Il 17 novembre saremo ancora a Genova per chiedere la fine delle
persecuzioni giudiziarie contro i 25 compagn* sotto processo. Non
manifesteremo per ricordarci o per ricordare, ma per rivendicare a testa
alta la nostra colpevolezza e consapevolezza.
Noi siamo stati quelli della battaglia strada per strada, della resistenza
di massa a pubblico ufficiale, dell'azione diretta, dell'insubordinazione
capillare. Le barricate, le fiamme, gli attacchi ai simboli concreti del
modo di produzione e accumulazione capitalista messi in atto a Genova sono parte di una storia molto più grande, che da Seattle e Praga avrebbe
raggiunto Parigi, Copenhagen e Rostock, in un disegno imprevedibile e
spettrale che scompare e riappare, nelle sue variazioni e differenze, come
un indice puntato verso il futuro. Là si concentrano tutti i nostri
progetti rivoluzionari, là cospirano tutte le paure dei nostri nemici.
Abbiamo urlato, agito e viaggiato ben oltre Genova, siamo stati nei gesti
di liberazione delle popolazioni sotto attacco nella guerra globale, nei
processi di trasformazione in movimento in Asia e in America Latina, nelle
lotte lontane del continente africano. Oggi lo stato italiano si affretta
ad archiviare con queste sentenze qualcosa che non si può archiviare, né
fermare o scongiurare. Con queste richieste di pena si vuole
criminalizzare l'immagine di un movimento che ha devastato e saccheggiato.
Ma dalla Val di Susa a Vicenza si alza la resistenza di chi sempre oserà
rispondere: "Chi devasta? Chi saccheggia? Devastatore è il capitalismo!".
E' la resistenza di cui vorrebbero farci vergognare, quella resistenza
deliberata e attiva che ci rende caro il ricordo di Carlo Giuliani, quella
resistenza che sempre si rivolgerà, ancora e ancora, contro i suoi
assassini in doppio petto e contro quelli in divisa.
Le decine di migliaia di persone che in quei giorni hanno camminato,
protestato, cantato e hanno osato resistere e contrattaccare hanno
trasformato Genova in una promessa, in qualcosa che è ancora da
realizzare: l'apertura di nuovi spazi di movimento e conflitto sociale
metropolitano in Europa e nel mondo, per la fine di un modello di
accumulazione e potere vecchio e reazionario, per l'inizio della
possibilità, per tutte e tutti, di progettare il nuovo.
Manifestare a Genova vuol dire promettere a nostra volta, rilanciare la
mobilitazione e la critica, ricordare a chi ci ha dato la caccia che non
si uccidono i fantasmi della crisi delle forme istituzionali della
rappresentanza e del prodursi di sempre nuovi percorsi di opposizione
sociale.
Non ci ha fermato la vostra violenza, non ci fermano i vostri processi:
non ci avete fatto abbastanza male per impedirci - ovunque - di pensare,
di decidere, di tornare.

MANIFESTAZIONE A GENOVA
17 NOVEMBRE 2007
H 15 COMUNITÀ DI SAN BENEDETTO AL PORTO
MARINA DI GENOVA

L'AREA ANTAGONISTA

NETWORK ANTAGONISTA TORINESE
CSOA ASKATASUNA - TORINO
CSA MURAZZI - TORINO
COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - TORINO
CRASH! LABORATORIO DEL PRECARIATO SOCIALE - BOLOGNA
MAO - MOVIMENTO AUTORGANIZZATO OCCUPAZIONI - BOLOGNA
COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - BOLOGNA
CSOA EX CARCERE - PALERMO
COMITATO DI LOTTA PER LA CASA "12 LUGLIO" - PALERMO
COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - PALERMO
CSA "GASTONE DORDONI" - CREMONA
CAM - COLLETTIVO AUTOGESTITO MODENESE - MODENA
COLETTIVO AULA R - SCIENZE POLITICHE - PISA
COSENZA ANTAGONISTA
COLLETTIVO KONTROVERSO - COSENZA
LA KASBA - COSENZA
REBEL FANS! ULTRAS ANTIFA - COSENZA
CSA MATTONE ROSSO - VERCELLI
CDA SENZA TREGUA - VERCELLI

Per aderire all'appello: news@infoaut.org

Vai alla feature Le poltrone cambiano, l'ingiustizia resta. Il 17 novembre tutte/i a Genova!