Lo sgombero di Crash e il futuro politico di Cofferati

L’imbecillità e l’arroganza del potere non vanno mai in vacanza

Tutte le cose che abbiamo letto nei comunicati di solidarietà degli spazi sociali autogestiti bolognesi sono giuste e vere, ma c’è qualcosa di più che va assolutamente colto. Si tratta dell’anomalia cofferatiana.

21 agosto 2007 - Valerio Monteventi

sgombero crash 4 Se provassimo a chiedere a qualcuno le ragioni dell’ennesimo sgombero d’agosto che ha colpito, ancora una volta, Crash difficilmente troveremmo una risposta logica.
A meno che non si voglia dar credito alle imbarazzanti dichiarazioni dell’assessore Libero Mancuso, ex magistrato che non ha perso l’abitudine a mettersi la toga: “Ci siamo riappropriati di un bene pubblico violato illecitamente, l’amministrazione ne aveva bisogno per destinazione pubbliche e ne è rientrata in possesso”.
Non una parola sul fatto che il capannone di via Zanardi, prima dell’occupazione del maggio 2006, fosse vuoto e abbandonato da anni; non una definizione chiara su quale sarà il destino di quell’immobile. Non un pensiero è stato dedicato da Palazzo d’Accursio alle attività politiche, culturali e sociali che Crash aveva sviluppato nei 15 mesi di occupazione.
Abbiamo sentito che, forse, diventerà un deposito cartaceo di atti comunali; ci sembra tanto il magazzino dei cedolini del totocalcio che fu addotto a motivazione dello sgombero dell’occupazione del ex dopolavoro dei monopoli di stato di Via Azzo Gardino 61, da cui nacque l’esperienza di Vag 61.
Tutte le cose che abbiamo letto nei comunicati di solidarietà degli spazi sociali autogestiti bolognesi sono giuste e vere, ma c’è qualcosa di più che va assolutamente colto.
Si tratta dell’anomalia cofferatiana e cioè di quella propensione che l’attuale sindaco di Bologna ha nel condizionare, da Piazza Maggiore, la politica nazionale. Lo abbiamo già visto per le ordinanze alcoliche proibizioniste, col tormentone sulla legalità, con l’inesistente racket dei lavavetri, con la guerra contro gli occupanti di case, con le ruspe contro gli accampamenti dei rom.
La “guerra preventiva e permanente” agli spazi autogestiti sarà la sua nuova divisa che vestirà in vista della prossima festa nazionale dell’Unità che anticipa, da Bologna, le primarie del Partito Democratico del 14 ottobre. Quale occasione migliore per appendersi al petto una medaglia per il fatto che, con la giunta di centro-destra (che aveva nel suo programma di mandato la chiusura dei centri sociali), gli spazi autogestiti erano passati da 3 a 7, in tre anni di Giunta Cofferati sono passati da 7 a tre. E, quindi, essere da sprone agli altri primi cittadini affinché calzino il pugno di ferro contro i propugnatori del conflitto sociale.
Essere il Rudolph Giuliani del Partito Democratico, questo il suo obiettivo per ricostruirsi un’immagine politica vincente.
Tutto il resto… è noia… dall’amministrare normalmente una città a realizzare politiche di accoglienza per i migranti che siano tali… da opportunità e servizi per i giovani e le loro forme di espressione e di aggregazione, a una politica della casa che guardi ai bisogni dei cittadini e non a quelli dei costruttori.

E allora, il modo migliore per dimostrare la nostra solidarietà verso i compagni e le compagne di Crash, oltre ad aiutarli a cercare e “liberare” un altro luogo per poter esprimere la loro progettualità politica e sociale, è cominciare a lavorare seriamente perché “Sergio Gaetano da Cremona” sia accompagnato sulla strada del ritorno da dove è venuto. Altrimenti, continueremo a “subire la sua agenda politica” e a fare i conti con le sue soperchierie che, oggettivamente, ci danneggiano la vita.

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