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Zaky spostato in una prigione di massima sicurezza, sabato la prossima udienza

E’ il terzo trasferimento, questa volta in un carcere al Cairo. Làbas, Saperi Naviganti e campagna Patrick libero promuovono per domani un’iniziativa per “appendere alle finestre un lenzuolo, un telo, un cartellone” scrivendo “Patrick libero” o “Free Patrick”, da fotografare e diffondere sui social network.

05 Marzo 2020 - 18:49

Patrick George Zaky, l’attivista per i diritti umani e ricercatore in Studi di genere dell’Università di Bologna, ha lasciato oggi il carcere di Mansura per essere trasferito in un’altra prigione, a due giorni dalla seconda udienza sulla carcerazione cautelare quindicinale. A dirlo è Hoda Nasrallah, uno dei legali dello studente. “E’ stato portato via stamattina – ha detto Nasrallah – nel carcere di Tora”. Il carcere si trova al Cairo ed è conosciuto per la detenzione di oppositori politici e per abusi e violazioni dei diritti umani, in particolare a partire dal 2013, anno del colpo di stato militare che ha portato al potere il generale Al-Sisi. Lo studente è stato trasferito per la terza volta dopo che la settimana scorsa era stato spostato dalla cella di un commissariato di polizia alla prigione di Talkha, a seguito della prima udienza sulla custodia cautelare del 22 febbraio in cui i magistrati di Mansura avevano decretato quindici giorni di detenzione per “supplemento d’indagine”, oltre a quelli già scontati dopo l’arresto avvenuto al Cairo l’8 di febbraio.

L’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong con cui il giovane attivista e ricercatore collabora e che gli sta fornendo supporto legale, ha riferito in una nota che oggi la sua famiglia si era recata nel carcere al termine di un periodo in cui le autorità avevano stabilito il blocco delle visite. A Talkha i genitori e la sorella sono venuti a sapere del trasferimento nel carcere di Tora, nella capitale, distante oltre 200 chilometri. “Non siamo ancora stati in grado di stabilire in quale delle varie strutture di detenzione all’interno del complesso carcerario di Tora verrà trattenuto – spiega l’Eipr – poichè è stato spostato solo questa mattina”. La seconda udienza per il rinnovo della custodia cautelare “si svolgerà come previsto sabato 7 marzo, al Cairo”, come hanno confermato gli avvocati alla ong locale, che conclude con un appello: “Chiediamo alla Procura di rilasciare il nostro collega Patrick George Zaky e alle autorità investigative di chiudere le indagini e archiviare il caso”. Zaky è stato accusato di sedizione sui social e di terrorismo, reati che possono comportare da cinque anni di reclusione all’ergastolo.

Intanto, nonostante le restrizioni alle manifestazioni imposte dalle ordinanze legate alla diffusione del coronavirus, in città continuano le iniziative a sostegno dello studente arrestato. Così per la giornata di domani LàbasSaperi Naviganti, la campagna Patrick Libero e Amnesty international hanno lanciato l’iniziativa “Patrick è per le strade! #FreePatrick”, attraverso cui invitano ad appendere “alle finestre un lenzuolo, un telo, un cartellone. Scrivi ‘Patrick Libero/Free Patrick’, fai una foto e postala sui social con l’hashtag #FreePatrick. Abiti al piano terra? Metti fuori un cartellone, un foglio A4, una maglietta.
E poi fallo anche per strada, nei vicoli, nei bar. Una foto, una frase, un pensiero. Noi non possiamo essere per le strade, ma Patrick può. Continuiamo a parlarne, a scriverne, a urlare il suo nome. Patrick libero, libero subito!”.

Questa mattina anche Palazzo D’Accursio ha collocato uno striscione sulla facciata del Comune, dove è visibile uno striscione giallo che esprime solidarietà alo studente arrestato: “Liberta’ per Patrick Zaki”, recita il messaggio. Lo striscione è stato posto a fianco di quello di quello che invoca “Verita’ per Giulio Regeni”, il ricercatore friulano ucciso nel 2016 in Egitto. Amnesty International ha inoltre lanciato una campagna di “Twitter Storm per Patrick”, che nella mattinata di oggi, fra le 9 e le 11, ha visto apparire sul social network oltre duemila tweet di solidarietà con l’hashtag #FreePatrickZaki, in alcuni casi accompagnati dalla citazione dei profili ufficiali di Al Sisi e del ministero degli Esteri egiziano.