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Zaky sempre in cella: “Ma l’Alma Mater immobile”

“Il rettore ha scritto all’ambasciatore egiziano per proporre la didattica online a Patrick: come può essere una richiesta sufficiente al momento?”, scrive Làbas, ricordando che l’Ateneo aveva annunciato che sarebbero stati messi in discussione gli accordi e invece “nulla è stato fatto”.

26 Marzo 2020 - 17:23

Abbiamo letto nei giorni scorso la lettera del rettore dell’Università di Bologna rivolta all’ambasciatore egiziano nella quale si offrono gli strumenti della didattica online a Patrick: come può essere una richiesta sufficiente al momento?”. Così Làbas, che ricorda: Patrick Zacky ormai è in cella da un mese e mezzo, “è in pericolo e la diffusione del coronavirus che sta giustamente occupando lo spazio mediatico non può essere un alibi per dimenticarsi di lui, ma è anzi un’aggravante – Patrick soffre d’asma – che rende ancora più necessaria la sua liberazione. La ridefinizione degli assetti economici globali nella crisi attuale dovrebbero essere l’occasione per farla finita con le posizioni di comodo, basate meramente sul profitto e il business delle armi, dei gasdotti, degli accordi sui rimpatri dei migranti”.

Patrick attualmente “rischia la vita per accuse ingiuste, non si hanno sue notizie da oltre due settimane, le udienze vengono costantemente rinviate… l’ambasciatore egiziano come minimo dovrebbe essere richiamato dal Governo italiano ed espulso! Il prorettore Mirko degli Esposti il 18 febbraio dalle pagine del Corriere di Bologna aveva annunciato che se l’udienza del 22 febbraio fosse andata male (e così è andata) l’Università avrebbe discusso degli accordi in essere con l’Egitto. Noi avevamo denunciato quelli di Unibo ed Eni sui giacimenti di gas siglati nel 2017 nell’ambito del G7 sull’ambiente a Bologna. Cosa è stato fatto dopo un mese su questo fronte? Assolutamente nulla, l’Unibo non ha affatto messo in discussioni gli accordi, come nulla è stato fatto sul fronte diplomatico dall’Italia e l’Unione Europea! Come del resto nulla è stato fatto dopo l’assassinio di Giulio Regeni, una ferita che rimarrà sempre aperta. Anche se distanti, anche se momentaneamente online senza la possibilità di riempire le piazze, dobbiamo continuare a costruire una mobilitazione che porti alla liberazione di Patrick, a non far calare l’attenzione, a non dare più alibi a chi mette i profitti davanti alla libertà di un essere umano, un ragazzo, uno studente come noi”.