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Zaky: “Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani”

La pagina Patrick Libero: “L’unica volta che l’accusa gli ha fatto vedere i presunti post di Facebook” alla base della sua incriminazione “si sono rivelati essere i post di altre persone e nemmeno le sue stesse parole”.

28 Dicembre 2020 - 18:47

“Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani”. Queste le parole scritte in italiano su un foglietto che Patrick Zaky, lo studente dell’Alma Mater in carcere in Egitto da febbraio, ha consegnato alla sua famiglia durante la visita di oggi, perché arrivassero ai suoi colleghi in Italia e a coloro che sostengono il suo caso. Lo riporta la pagina Facebook Patrick libero, spiegando che “Patrick ha trascorso un solo Natale con i suoi colleghi in Italia, ma si è assicurato di mandargli i suoi caldi saluti anche quando è chiuso a chiave. Questa è sempre stata la vera natura del nostro amato Patrick, non un terrorista ma una persona compassionevole che ha sempre avuto tutte le capacità per la sua famiglia e i suoi amici anche nei momenti più bui”.

Prosegue il post: “Durante tutta la visita, Patrick ha sottolineato che all’inizio ha pensato di essere stato preso per sbaglio e che uscirà non appena l’incomprensione sarà sparita. Tuttavia, ora è certo di essere stato punito per il suo lavoro, ha detto ‘che sia chiaro e chiaro che io sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non un qualsiasi altro motivo inventato’. Ha anche aggiunto che in ogni seduta del tribunale, il giudice fa le stesse domande e poi rinnova la sua detenzione, oltre al fatto che l’unica volta che l’accusa gli ha fatto vedere i presunti post di Facebook si sono rivelati essere i post di altre persone su Facebook e nemmeno le sue stesse parole. Negli ultimi 10 mesi si è perso ogni festa, festa, celebrazione e occasione, su post di Facebook che non gli appartengono nemmeno, chiarendo che si tratta di un semplice caso di vendetta e nient’altro. Patrick è pieno di gratitudine per il ‘popolo gentile d’Italia’, come dice lui. Purtroppo è furioso per il fatto che tutte le azioni compiute finora da persone ed entità diverse in tutto il mondo non l’abbiano ancora fatto uscire di prigione fino a questo momento. Ora gli fa male tutta la schiena e ancora non vuole visitare l’ambulatorio del carcere perché ha un medico a Bologna di cui si fida e ha paura di farsi fare una diagnosi o di farsi prescrivere dei farmaci all’interno del carcere. Patrick ha passato il Natale occidentale in carcere, da solo, stanco e spaventato… ma c’è ancora tempo per festeggiare il Natale orientale con la sua famiglia il 7 gennaio. Cioè tra dieci giorni. Continua a sostenerlo, combatti più duramente, possiamo farcela insieme! Inoltre, se rispondete al messaggio di Patrick, sarà sicuramente felice”.