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Zaki, processo aggiornato al 28 settembre

Lo studente era presente alla prima udienza che si è tenuta oggi, in manette e dietro le sbarre. Parlando con il giudice ha detto di non capire per quale motivo ha dovuto trascorrere 18 mesi dietro le sbarre ed ha difeso la sua libertà di espressione. Stasera a Bologna flash mob promosso da Amnesty International.

14 Settembre 2021 - 18:37

La prima udienza del processo in Egitto allo studente Patrick Zaki si è conclusa con un rinvio: i giudici hanno aggiornato il procedimento al 28 settembre e fino a quella data dovrà restare in carcere. La campagna Patrick Libero riferisce che Zaki oggi era presente in tribunale, ad Al Mansoura. In aula anche i suoi avvocati insieme ai rappresentanti delle ambasciate di Italia, Germania e Canada e un avvocato dell’Ue. Un’attivista di Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong con cui Zaki collaborava, ha potuto presenziare all’udienza e ha raccontato che Zaki è rimasto chiuso nella gabbia che si trova accanto al palco dei giudici, con le manette ai polsi e con indosso la divisa del carcere cautelare: t-shirt e pantaloni bianchi. “Patrick ci è sembrato in buona salute, ma dopo quasi due anni che non lo vedevo l’ho trovato diverso: non voglio dire invecchiato ma di certo il carcere lo ha cambiato. Sembra insofferente e dietro un certo autocontrollo si nota che ha perso quel suo essere sempre allegro, che invece era un tratto della sua personalità”, ha detto l’attivista, raccontando che Zaki ha replicato alle accuse dichiarando di “non capire per quale motivo ha dovuto trascorrere 18 mesi dietro le sbarre” e quindi ha detto che, pubblicando l’articolo contestato dalle autorità egiziane, “ha solo esercitato la sua libertà di espressione”, aggiungendo: “Non sono un criminale”. Lo scambio col giudice è stato l’unico momento a cui allo studente dell’Università di Bologna è stato permesso di lasciare la gabbia e le manette: “Chiedeva con impazienza al giudice di porre fine alla custodia cautelare”, ha riferito l’attivista.

Per le 20 di oggi, intanto, Amnesty International ha lanciato un flash mob in piazza Maggiore: un’iniziativa “che dimostri che Bologna, la cittadinanza e la popolazione universitaria sono ora più che mai attivi e vicini a Zaki e alla sua famiglia”.