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Yoox e “la ricetta per la parità di sfruttamento”

Si Cobas: “Lo scopo dell’accordo siglato” tra azienda e sindacati confederali “era quello di evitare con qualsiasi mezzo che persistesse il rischio di ottenere risultati e cambiamenti realmente migliorativi. Ecco perché blindare con un accordicchio una situazione che altrimenti sarebbe potuta esplodere”.

11 Marzo 2021 - 20:18

“Nella giornata internazionale dell’8 marzo in tutto il mondo si affermava una protesta sociale e politica attraverso numerose iniziative, scioperi e manifestazioni in opposizione alla condizione di oppressione e discriminazione vissuta dalle donne colpite ancora più duramente in quest’anno di pandemia. Nel frattempo In Italia le segreterie dei sindacati confederali decidevano di rinunciare a dare alle lavoratrici e ai lavoratori qualsiasi tipo di copertura sindacale evitando come la peste la proclamazione dello sciopero nazionale. A Bologna in gran segreto e senza condividere in precedenza nulla con le lavoratrici, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil preferivano incontrarsi con le aziende della filiera Yoox per firmare un nuovo Accordo definito in ordine di adozione di ‘azioni positive’ in
merito alla promozione del lavoro di qualità e alla conciliazione di tempi e lavoro”.Lo scrivono i Si Cobas in un comunicato intitolato “Accordo Yoox-Cgil Cisl e Uil, la ricetta per la parità di sfruttamento: part-time e aspettativa non retribuita ovvero donne a casa e con meno soldi”.

Precisa il sindacato: “Qualche comunicazione i confederali la avevano in realtà fatta alle lavoratrici qualche settimana prima, ma solo per avvertirle che in futuro il curatore fallimentare della Mr. Job avrebbe potuto imporre qualche pignoramento nei loro confronti per prenderesi parte della quota sociale non ancora pagata dalle operaie per lavorare nel fantastico mondo Ynap”.

“E si trattasse di un accordo davvero migliorativo e rivoluzionario per i diritti delle operaie – si legge poi – non saremmo qui a scrivere ovvietà che chiunque abbia seguito la lotta delle operaie Yoox già conosce, non saremmo qui a ricordare chi gli scioperi li ha fatti e chi invece per un anno ha sempre ripetuto che “alla Yoox andava tutto bene” (un po’ come col Covid). Purtroppo il problema è proprio questo. Non andava bene prima, va ancora peggio oggi. Lo scopo dell’accordo siglato era quello di evitare con qualsiasi mezzo che persistesse il rischio di ottenere risultati e cambiamenti realmente migliorativi. Ecco perché blindare con un accordicchio una situazione che altrimenti sarebbe potuta esplodere. Il problema di questo accordo è la logica che si porta dietro e quella che propone come orizzonte”.

Per capire “il perché di queste affermazioni” il sindacato disamina “cosa prevede davvero l’accordo”. Primo punto: “Le madri con i figli fino ad 1 anno potranno richiedere il turno centrale ma il ‘compimento di età del figlio deve intendersi quale termine naturale e improrogabile di decadimento dal beneficio del turno agevolato’. Nella filiera Ynap, lo sciopero era iniziato tra le lavoratrici di Lis Group in cui non vi era nemmeno una madre con un figlio entro l’anno di età (quelle che c’erano si erano già licenziate) e che avevano bimbi di poco più grandi. Tra le lavoratrici di MMP anch’esse parte della filiera Ynap prima del Covid si lavorava da tempo a turni, ma alle madri di bimbi piccoli (fino a 3 /4 anni) veniva consentito di fare un turno centrale. Qual è il miglioramento dunque? Ad ogni modo è d’obbligo soffermarsi sulla logica di questo punto, su questo ‘1 anno del bambino’, sulla scelta di questa età individuata come severo spartiacque tra la dipendenza di un bambino dalla madre e l’acquisizione di una sua totale autonomia ed emancipazione al compimento dell’anno di età . E’ forse una logica che i confederali hanno derivato dal contributo di una qualche corrente della pedagogia moderna a noi sconosciuta? Peraltro come tutte le lavoratrici sanno entro l’anno di età del figlio vi è già il diritto riconosciuto dall’Inps a due ore di allattamento giornaliero retribuito, oltre al riconoscimento della maternità facoltativa”.

Secondo “punto qualificante dell’accordo sarebbe il diritto della lavoratrice madre del bimbo emancipato di 1 anno e 1 giorno a poter richiedere un part time fino al compimento dei 3 anni del ragazzino. Eh si è davvero così, nell’ambito di un accordo definito di azione positiva che rivendica il superamento della discriminaizone delle donne nell’ambito lavorativo, la riduzione al part-time è l’unica soluzione individuata per la famosa conciliazione tempi di vita e lavoro. Si mentre continuiamo a leggere ovunque datii ufficiali che riportano il pericoloso gap che va sempre più approfondendosi tra i salari delle donne al confronto di quelli dei loro colleghi, mentre percentuali sempre più allarmanti riportano il crescendo di donne che si riducono a part time non trovando altra soluzione, la Cgil firma un accordo che saluta la rinuncia al full time e ad un salario minimo per sancire la propria autonomia come risultato positivo. In fondo rispetto alle dimissioni precedentemente caldeggiate ora la Cgil fa un passo avanti e dà a queste madri la possibilità di tornare a casa prima a cucinare. Perché dar loro il diritto di non rinunciare al salario? Sottolineiamo peraltro che nell’accordo continuano a restare escluse le madri sole”.

Il terzo punto “è riservato alle madri che hanno figli dai 3 agli 8 anni. Scordatesi il turno centrale e scordatesi il part time le loro necessità si dovranno assestare rispetto a 5 giornate di permessi speciali di cui poter usufruire, probabilmente per preparare il matrimonio dei loro figli. Ma attenzione l’accordo prosegue aggiungendo che per queste fortunate madri vi è anche la possibilità di chiedere 6 mesi di aspettativa non retribuita (peraltro già prevista a livello normativo) se avessero necessità impellenti, tuttavia in quel caso dovrebbero probabilmente nutrirsi di muschi e licheni”.

“Il 25 novembre 2020 – riepilogano i Si Cobas – le operaie dell’appalto Lis Group /Ynap hanno iniziato a scioperare rivendicando in primo luogo il diritto di poter continuare a lavorare ed essere madri. Un’ovvietà? Niente affatto. Queste donne lavoravano anche da più di dieci anni presso gli appalti di Yoox con un orario centrale e diurno 8.30/17.30). Improvvisamente il 27 dicembre 2019 al Center Gross tutte le lavoratrici venivano convocate in un’assemblea congiunta tra nuova azienda (Lis Group), Consorzio Cgs, Cgil ,Cisl e Uil. In quest’occasione e a giochi già fatti veniva annunciato l’imminente cambio appalto a seguito del fallimento di Mr.Job. Nulla veniva riferito sul fallimento del loro precedente datore di lavoro e su come i crediti delle lavoratrici sarebbero stati risarciti. Punto centrale di tale ‘assemblea’ unidirezionale diventava la comunicazione delle “novità” insindacabili portate con il nuovo assetto societario. In breve tempo (3 mesi che poi diventeranno 6 e che con la scusa del Covid torneranno 3) si sarebbe imposta una nuova turnistica. Turni dalle 5.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 22.30, perché questo richiedeva il mercato. Era il 27 Dicembre 2019, il virus ancora non circolava in Italia e la riorganizzazione era già stata decisa. Il giorno dopo le lavoratrici avrebbero dovuto iniziare a firmare i nuovi contratti di assunzione. Chi non fosse riuscita ad adeguarsi avrebbe potuto non firmare o dimettersi successivamente. Queste le alternative presentate dall’azienda e caldeggiate dai sindacati confederali presenti. Molte di quelle donne scelsero di andarsene subito per poter avere la certezza di una Naspi (disoccupazione) che dimettendosi in seguito non avrebero potuto avere. Altre si dimisero successivamente. Altre provarono a resistere in ogni modo fino a quando costrette a dover scegliere se dimettersi o licenziarsi decisero di iniziare a lottare. Seguirono scioperi, denunce pubbliche, manifestazioni a cui l’azienda con sprezzo rispose sempre allo stesso modo. Il problema non sussiste. A difesa di questa posizione intervenne anche la segreteria della Filcams Cgil che in un pubblico comunicato intitolato ‘Qualche precisazione’ appunto precisava che ‘i problemi familiari erano stati trattati con gli strumenti propri del contratto nazionale’. e che in fondo tantissime aziende della logistica prevedevano doppi turni e lavorazioni continue h24. Queste donne e madri che con il loro urlo disperato ponevano un problema concreto erano dunque una resistenza del passato, un fastidioso retaggio di diritti che la flessibilità del mercato non poteva tollerare? E’ il Capitalismo bellezza!”.