Acabnews Bologna

Virus, lavoratrici e lavoratori sempre più in affanno

Difficoltà crescenti nei settori dello spettacolo, dei trasporti, del pubblico impiego, del turismo e dei servizi educativi. Non una di meno pubblica il primo contributo sullo sciopero femminista “ai tempi del coronavirus”. Unione Inquilini: Prefettura non risponde su blocco sfratti. Raddoppiano i contagi nel bolognese, 16 sono i frequentatori di una bocciofila vicino a Imola.

06 Marzo 2020 - 19:00

A due settimane lavorative dall’emanazione della prima delle ordinanze regionali e poi nazionali per contenere la diffusione del Covid-19, continuano le prese di parola di varie sigle del sindacalismo di base, i cui iscritti si trovano a fronteggiare l’emergenza coronavirus nei posti di lavoro. Per quanto riguarda i numeri del contagio invece, la Regione ha diffuso i dati giornalieri relativi alle persone colpite: sono 870 coloro che sono risultati positivi, con un nuovo incremento di circa il 25% rispetto a ieri. Aumentano di parecchio anche i ricoverati in terapia intensiva, che oggi sono saliti a 52. Nel bolognese i contagiati sono raddoppiati e arrivano a essere 41 (+22 da ieri), sedici sono i frequentatori di una bocciofila nel circondario imolese. Intanto proprio oggi in Regione è stato firmato un accordo fra l’ente pubblico, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali per stanziare 38 milioni di euro di cassa integrazione in deroga “a beneficio dei lavoratori subordinati il cui rapporto di lavoro sia stato sospeso in tutto o in parte o a cui sia stato ridotto l’orario di lavoro a causa degli effetti economici negativi conseguenti alle ordinanze”.

Tornando al versante sindacale, nella giornata di ieri si è tenuta al Tpo di via Casarini 17 un’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo e delle arti insieme a ADL Cobas Emilia Romagna. Il settore, dicono, è “molto colpito dall’emergenza CoronaVirus”, quasi “ormai limite del collasso”. Dopo l’assemblea di ieri è stato pertanto diffuso questo comunicato: “È chiara la necessità di riconoscerci come lavoratrici e lavoratori della stessa categoria, ancora sommersa e invisibile agli occhi delle Istituzioni e dell’opinione pubblica. Crediamo che sia necessario identificarci come professionisti che pur con competenze, mansioni, formazione, provenienza differenti sono il cuore di un economia dello spettacolo che ha un peso fondamentale per questo Paese. È arrivato il momento di far emergere con forza lo spirito di un settore variegato e complesso che nonostante differenze contrattuali e dinamiche lavorative diverse (lavoratori intermittenti, partite iva, co.co.co, piccole imprese, lavoratori a chiamata, ecc…), oggi più che mai necessita di compattezza e unità, per entrare con forza nell’agenda politica e nel discorso pubblico. A partire da questa autoaffermazione crediamo che sia indispensabile parlare di tutele e diritti delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo, soprattutto con le istituzioni che al momento non considerano il nostro settore degno di salvaguardia nei decreti di gestione dell’emergenza”.

“In questo momento di crisi – continuano – c’è bisogno di un sostegno economico immediato per quest@ professionist@: un reddito di quarantena, da articolare in forme di indennizzo, agevolazioni fiscali e contributive, sostegno al pagamento delle spese quotidiane (affitti, bollette, etc.). Il riconoscimento di questo stato di emergenza deve arrivare da Comuni, Regioni e Stato, come ribadiremo al tavolo regionale con gli assessorati competenti che dovrebbe essere convocato a seguito del presidio di lotta di martedì 3 marzo in Regione Emilia Romagna. Questa crisi si innesta in un settore che patisce endemicamente la precarietà del lavoro, che non garantisce in alcun modo la continuità salariale (neanche nei casi più basilari come malattia, infortunio, ecc..) e nessun accesso agli ammortizzatori sociali. Il nostro è un modello che strutturalmente si base su un’emergenza continua che arrivato il momento di smantellare definitivamente, per ricostruire un differente prospettiva che metta in campo nuove normative e nuove regolamentazioni nel diritto al lavoro del settore. Con l’emergenza è anche il momento di provare a costruire il nuovo mondo dello spettacolo, guardando oltre la crisi. Per definire un nuovo modello che parli di dignità, reddito e diritti per tutt@ i lavorator@ dello spettacolo. Crediamo che sia indispensabile far diventare questo percorso una questione pubblica e d’interesse politico urgente e per questo siamo pronti a mettere in campo la necessità di mobilitarci in più forme e in più città”.

Per quanto riguarda gli interventi emergenziali sul trasporto locale, Usb Lavoro Privato accusa l’azienda dei trasporti Tper “dopo i provvedimenti governativi di chiusura delle scuole, attraverso il Consorzio Tpb” di aver “richiesto all’Agenzia Srm di poter sospendere i servizi riservati scolastici, cioè 144 turni. Ad oggi il taglio dei servizi di trasporto riservati alle scuole avviato in altre aziende ha già prodotto effetti pesanti sul personale. Le aziende più grandi prospettano per ora il ricorso a ferie obbligatorie, o, come altre aziende hanno già fatto, la richiesta di utilizzo dei fondi di solidarietà. Nel settore privato i lavoratori vengono addirittura lasciati senza lavoro e senza stipendio. Usb ribadisce con forza che la chiusura delle scuole e di numerose altre attività per ragioni di forza maggiore, decisa dagli Organi Competenti, non può essere pagata dai lavoratori”.

Inoltre, aggiunge Usb “l’eventualità di una sospensione dei servizi scolastici (e con essa dei finanziamenti previsti), con le ricadute prevedibili per il personale, diventerebbe di fatto un modo per “fare cassa” risparmiando sul servizio, a danno dei lavoratori del TPL cui vengono sottratti diritti e/o salario. Restano poi irrisolte le situazioni di elevatissimo rischio del personale di guida e dei verificatori di titoli di viaggio, esposti pesantemente al rischio di contagio e dotati unicamente, ad oggi, di guanti e gel disinfettante. Durante l’incontro odierno, Tper SpA ha respinto le proposte di USB di rafforzare l’isolamento del posto guida nei mezzi meno protetti e di sospendere temporaneamente la verifica e la vendita dei titoli di viaggio sui mezzi. Troviamo infine non accettabile, oltre che gravemente dannoso, l’atteggiamento di Tper che sulle tematiche dell’epidemia in atto ha scelto di confrontarsi con i Sindacati riconosciuti in azienda solo su tavoli separati e gestendo le informazioni come se si trattasse di un duro conflitto sindacale, anziché di una emergenza sanitaria che riguarda tutti”. Per parte sua Tper replica al sindacato di base che non vi sarà “nessuna riduzione del servizio nel bacino di Bologna”, misura che, dice l’azienda, “potrebbe concretizzarsi solo in accordo e a seguito di intese con l’Agenzia per la mobilita’ e le istituzioni in caso di elementi di novità come, ad esempio, un eventuale ulteriore protrarsi nel tempo di provvedimenti precauzionali di chiusura delle scuole”.

Rispetto ai servizi educativi per l’infanzia, è Sgb Comune di Bologna a chiedere che sia parificata la decisione di rientro in servizio dei collaboratori di nidi e scuole a quella del personale educatore ed insegnante: “Gli operatori scolastici e gli operatori ai servizi prima infanzia del comune di Bologna, sono una figura essenziale. Permettono il funzionamento di asili nido e scuole dell’infanzia. In questi ultimi anni queste figure seppur con poco risalto mediatico hanno subito continue riorganizzazioni non sempre favorevoli, facendosi carico di sempre più responsabilità. La cura dell’alimentazione, dell’igiene del bambino e degli spazi, gli approvvigionamenti, il rapporto con le famiglie sono solo alcune delle mansioni spettanti. Il benessere del bambino viene affidata a tutte le figure presenti nei nidi e nelle scuole e si lavora in sinergia con la stessa passione e professionalità per quanto con funzioni diverse. Lavorare in gruppo è un valore aggiunto alla qualità del servizio che va preservato, i GLE di nidi e scuole sono piccole comunità di persone che in ugual misura hanno l’interesse di offrire un posto bellissimo per i bambini che accolgono. Per queste ragioni SGB ha chiesto, per il difficile momento di eccezionalità in cui ci troviamo, di superare contratti, norme e disposizioni che regolamentano il lavoro del personale e di armonizzare le scelte organizzative all’interno di nidi e scuole dell’infanzia equiparando collaboratori, insegnanti ed educatrici”.

Anche i Cobas Comune intervengono dando aggiornamenti sulla situazione dei lavoratori del pubblico impiego in merito a sanificazione straordinaria, cartelli negli uffici aperti al pubblico, dispositivi igienizzanti e altri temi: “Sanificazione straordinaria. Dopo il nostro appello di ieri sulla vigilanza e monitoraggio delle misure previste dall’ultimo decreto governativo le previste sanificazioni stanno avvenendo, ma in maniera non sempre uniforme: ci stanno arrivando le vostre segnalazioni di mancata sanificazione negli uffici, che stiamo provvedendo a girare ai dirigenti coinvolti, oltre che agli RLS (che ringraziamo per la tempestività). Cartelli negli uffici aperti al pubblico: Inoltre, sembra incredibile ma in molti uffici aperti al pubblico ci viene segnalato che ancora stamattina non compaiono i previsti cartelli con le distanze e i comportamenti da tenere. Se questo accade anche da voi, alleghiamo due cartelli con le disposizioni contenute nel decreto governativo (in italiano e in inglese) e con una grafica efficace per segnalare la necessità di mantenere la distanza di un metro. Potete stamparli e affiggerli in maniera visibile all’ingresso al pubblico. Dispositivi igienizzanti: Siamo invece ancora in attesa dell’annunciato arrivo dei dispositivi igienizzanti (liquido mani, guanti e salviette usa e getta, separatori di plexiglass…) che l’A.C. nell’incontro di due giorni fa ci ha comunicato essere in arrivo non prima di lunedì/martedì della prossima settimana ‘per impossibilità di reperimento’. E questo a fronte del fatto che in molti uffici i colleghi, in maniera responsabile, si siano autonomamente dotati dei detergenti igienizzanti (che hanno generosamente messo a disposizione del pubblico), così come in tutti i musei sono comparsi dispenser di liquido igienizzante acquistati dalle ditte appaltanti, che hanno correttamente ritenuto di doversi mettere immediatamente in regola con quanto previsto dai decreti governativi. È bastato un po’ di buon senso per fare un salto al negozio o alla farmacia più vicina. Diffida a tutela: Per questo, visto che invece il Comune sembra ancora non si renda pienamente conto dell’eccezionalità della situazione, a tutela dei nostri iscritti abbiamo appena inviato una pec di diffida al Comune ‘a porre in essere senza ritardo tutte le cautele a carattere di prevenzione in favore dei lavoratori che esercitano attività a contatto o in presenza di pubblico all’interno degli uffici e dei luoghi di lavoro […] In mancanza dell’immediata attuazione di tali cautele ci riserviamo di assumere tutte le opportune iniziative nei confronti del Comune di Bologna nelle sedi Amministrative e Giudiziarie a tutela dei suddetti iscritti.’ Collaboratori: Per quanto riguarda le numerosissime mail provenienti dai collaboratori di vari nidi e scuole dell’infanzia, che giustamente hanno fatto rilevare l’eccezionalità della situazione e quindi la necessità di soprassedere a quanto previsto dalla circolare monte ore, a seguito delle nostre segnalazioni vi informiamo che la IES ha (finalmente) deciso che: ‘Tenuto conto della eccezionalità della situazione e della impossibilità di prevedere la durata effettiva del periodo complessivo di sospensione, si ritiene opportuno stabilire anche per gli operatori prima infanzia, scuole dell’infanzia, CBF e SET dal 9 al 13 marzo 2020, la presenza in servizio solo per la partecipazione alle attività programmate del Gruppo di lavoro in cui è prevista la loro presenza insieme ad educatori ed insegnanti’. Estensione smart working e telelavoro: Infine rileviamo come, sempre su nostra segnalazione, nell’arco di due sole ore siano scomparsi nella circolare gli assurdi paletti sulle misure di estensione di smart working e telelavoro (che noi chiediamo da 10 giorni) che ne limitavano l’applicazione ad un numero troppo ridotto di colleghi. Proponiamo quindi l’immediata attivazione delle procedure per l’accesso in remoto alle proprie postazioni, a partire da Liber e Palazzo d’Accursio (in cui sono concentrati quasi il 70% dei lavoratori). Inoltre, sempre per evitare che tutti i colleghi usino i mezzi pubblici nello stesso momento e per dare una (prima) mano a chi ha minori o familiari con gravi patologie a carico (in attesa dei permessi straordinari…), proponiamo di utilizzare la flessibilità di ingresso al lavoro prevista per creare una rotazione su turni mattina/pomeriggio del personale sui luoghi di lavoro”.

Usb Federazione del sociale Emilia Romagna prende invece parola sul settore del turismo, con questo comunicato: “Coronavirus, quali tutele per i lavoratori del Turismo? Licenziamenti, lavoratori lasciati a casa con contratti a tempo determinato, a chiamata, in nero o partita Iva. Condividiamo i nostri disagi legati alla perdita del salario e organizziamoci con tutti quelli che come noi rimangono senza lavoro e stipendio! Condivideremo in anonimato le nostre storie: per scriverci contattateci su Facebook per messaggio o WhatsApp al numero 3519717104. Il Covid-19, popolarmente chiamato Coronavirus, è ormai in fase di diffusione in tutte le regioni d’Italia tanto che il Governo limita, per legge, situazioni di affollamento e vicinanza eccessiva, fino a vietare uno sciopero generale. Eppure nulla è stato fatto per i lavoratori del turismo e non solo, impossibilitati ad operare, ad esempio, in smart working. Non siamo interessati ad inutili allarmismi, pretendiamo invece la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in base alle disposizioni di legge sancite dal Testo Unico 81/08, e la continuità di reddito per questi lavoratori, molto spesso costretti a lavorare a nero. Pretendiamo che le istituzioni diano riposte concrete e tangibili per garantire la sicurezza di reddito e protezione sociale. Vogliamo salario, diritti, sicurezza per il nostro lavoro.”

Restando in tema di segnalazioni su quanto accade nelle giornate segnate da virus e ordinanze, è Non una di meno Bologna ad aver pubblicato nella giornata di oggi un testo che racconta l’esperienza della lavoratrice di una farmacia, dopo aver lanciato nel suo ultimo comunicato sullo sciopero femminista dell’8 e 9 marzo la proposta di inviare “un messaggio vocale, o di testo, in cui ci racconti quali effetti ha avuto sulla tua vita e sul tuo lavoro l’emergenza Coronavirus e da cosa vorresti scioperare”. Questo il racconto: “‘Che bello entrare in questa farmacia, ci sono sempre delle belle signorine a servirti, more o bionde sempre belle!’ Quello che potrebbe passare per un complimento di un vecchio signore bavoso, cela, nella sua banalità, un sottofondo di maschilismo strisciante. Ribaltiamo la scena, se dietro il bancone ci fosse stato un uomo, un bel ragazzo, sarebbe stato un “bel signorino”? Io conosco la risposta ed anche per questo il 9 marzo sciopero. Un farmacista uomo sarà sempre il Dottore, magari da chiamare in causa per risolvere una diatriba sulla posologia di un farmaco, perché solo le sue parole, pronunciate dalle sue labbra maschie potranno mettere fine al pensiero diffidente nei confronti di una signorina che è lì solo per sorridere e accogliere i clienti. E ancora, non importa se le parole che stavi usando prima che intervenisse fossero più giuste, dette meglio, calibrate, più appropriate; sei donna ed in quanto donna le tue parole valgono meno. Anche per questo sciopero il 9 marzo. È questo il paradosso del femminismo nel 2020, l’accettazione necessaria di commenti, battute apparentemente innocue, modi di essere che pongono la tua condizione di donna, di ragazza, di signorina molto prima del tuo essere una professionista al servizio della comunità. Sciopero solo per questo? Purtroppo, c’è altro. Nella mia azienda le donne sono moltissime, il lavoro è su turni, estenuanti. Ma non siamo metalmeccaniche, il nostro contratto è il CCNL farmacie private, mai aggiornato dal 2009, prevede l’obbligo di lavorare su turni avvicendati, festivi e feriali su tutti i giorni della settimana, trasferte, riduzione orario o recupero ore in accordo con l’area manager. Nella realtà l’organico è sottodimensionato, senza entrare nel dettaglio siamo sottoposte a turni snervanti, una pausa di 10 minuti solo per andare in bagno e mangiare un boccone, nel retro, in uno sgabuzzino sporco e maleodorante, settimane di lavoro senza riposo, richieste di coprire turni e trasferte all’ultimo minuto. E poi abbiamo un Ordine cui versare la quota di iscrizione. Quest’ultimo punto è fondamentale: viviamo un finto status di professioniste che non ci consente di far entrare la gente comune dentro le nostre dinamiche e far capire quanto povere, meschine e misere siano le condizioni in cui lavoriamo. Una volta chiusa la farmacia torniamo a casa continuiamo questo lavoro incessante che è il prendersi cura. È ora di squarciare questo velo di maya che è un velo di ipocrisia, voglio tirarlo giù e farci vedere per quello che siamo, povere donne che cercano un’indipendenza ma che restano subalterne, ognuna alla sua condizione. Sciopero per tutte quelle farmaciste di vecchia data che mi guardano con compassione e mi spingono a trovare di meglio. Sciopero perché se una mia collega leggerà queste parole si sentirà tradita per aver messo in piazza quello che tutti vogliono nascondere, ma poi rifletterà sulla sua condizione. Una mia collega, credendo di farmi un favore, mi ha caldamente sconsigliato di aderirvi, sono in scadenza di contratto e le teste calde non sono benviste dall’azienda. Sciopero perché non voglio più ricevere questi consigli, perché non sono una testa calda ma una donna che afferma sé stessa, che dà e vuole ricevere. Sciopero perché possiamo cambiare il destino delle donne solo cambiando la società in cui viviamo”.

L’Unione Inquilini, che la settimana scorsa aveva spiegato di aver inviato alla Prefettura una richiesta di sospensione degli sfratti e degli espropri abitativi, denuncia oggi l'”indifferenza istituzionale” degli uffici di via IV Novembre: “Nessun tipo di risposta è venuta dall’istituzione sancendo ancora una volta la mancanza di senso, non diciamo di educazione, di responsabilità. Ricordiamo che un intervento in tal senso è stato proclamato dalla Prefettura di Milano che ha risposto positivamente alla proposta dell’Unione inquilini. Spedire per strada famiglie per tutelare la proprietà privata in una situazione di emergenza sanitaria è un atto barbaro. Apprendiamo con soddisfazione che Sunia, Sicet e Uniat, sposano in pieno la nostra linea e che oggi chiedono quello che noi abbiamo chiesto una settimana fa, al Prefetto di attivarsi per ordinare il Blocco degli Sfratti. Persino il Pd chiede sospensione sfratti”, aggiunge Unione Inqulini citando le parole del vicepresidente del gruppo parlamentare del Pd al Senato Mirabelli, che ritiene il blocco degli sfratti “una misura necessaria”. “È allucinante – continua l’associazione degli inquilini – che politici, amministratori e rappresentanti del governo locali facciano orecchie da mercanti di fronte a questa situazione. Chiediamo a tutti i cittadini di sostenere e diffondere le nostre richieste ne va della nostra salute, ne va della nostra civiltà!”.