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Virus, la preoccupazione dei dipendenti di Regione e Comune

Sgb chiede chiusura di viale Aldo Moro e delle altre sedi, critica anche per “scelte irresponsabili” a Palazzo D’Accursio. Cobas: “Per scuole servono regole condivise”. Salgono a 12 i contagi nel bolognese, in tutto il territorio emiliano-romagnolo sono 543.

04 Marzo 2020 - 18:14

L’aggiornamento odierno delle positività da Covid-19 sul territorio emiliano-romagnolo segna una nuova consistente crescita. A Bologna e provincia, come già ieri, i casi sono raddoppiati in 24 ore, da 6 a 12, di cui uno nel circondario imolese.

In tutto le persone contagiate sono 543 (+124), a fronte di 2.385 test refertati, i decessi a 22 (+4).  Sono 234 i pazienti ricoverati e 26 quelli in terapia intensiva In dettaglio, 319 sono a Piacenza, 115 a Parma, 20 a Reggio Emilia, 41 a Modena, 12 come detto a Bologna , 24 a Rimini, due a Forli’-Cesena, due a Ravenna. I nuovi casi di oggi “presentano tutti un quadro clinico non grave o addirittura asintomatico”, si legge nell’ultimo bollettino della Regione.

Sulla situazione creatasi in viale Aldo Moro interviene Sgb: “Quello che sta succedendo nei palazzi della Regione lo veniamo a sapere sempre dalla stampa e dai social network… e nella intranet aziendale da ieri è trapelato qualcosa solo perché abbiamo reso pubblica la nostra richiesta di informazione. Siamo stati tacciati di ‘procurato allarme’ ma ormai evidente a tutti che è proprio la strategia del nascondere le informazioni la vera causa di allarmismo: perché non dire subito e con chiarezza le cose come stanno? A pensare male, dice un antico motto popolare, si fa sempre bene… E resta sempre forte il dubbio che, magari, mettendo subito tutti a conoscenza della situazione si poteva ‘arginare’… L’atteggiamento del datore di lavoro Regione è davvero incomprensibile:  a fronte del primo ufficiale caso di coronavirus, la Regione si è rifiutata di incontrare e aggiornare i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (convocandoli per il prossimo venerdì 6 marzo… quando i buoi sono già scappati dalla stalla!). Ma non solo: nonostante le proprie indicazioni, continuano svolgersi riunioni di lavoro che comportano lo spostamento di personale tra sedi (anche da quelle di Piacenza). E oggi, a fronte del contagio di due assessori, la Rer dice ai propri lavoratori di ‘non diffondere allarmi ingiustificati e a non utilizzare i social network in modo improprio’ dichiarando che ‘si sta anche provvedendo alla sanificazione degli ambienti coinvolti’: quindi anche Ristorante SelfService di Fiera District? anche tutti i piani e meandri dei Moro 50 e 52? e quelli di Moro 21? ma anche quelli del 30 e 18 frequentati dalla dirigenza in contatto in questi giorni (per ovvi motivi) con la parte politica? E visto che viene esplicitato che il presidente Bonaccini e il sottosegretario Baruffi sono negativi, significa che per gli altri assessori siamo ancora in attesa di responso? E in attesa, quali precauzioni per il personale di (almeno) tutta l’area di Fiera District? E come considerare le dichiarazioni delle autorità sanitarie che ritengono che in Emilia-Romagna il ‘picco’ non è ancora arrivato?”.

Si legge in conclusione: “Chiarezza, trasparenza e buon senso. Questi basilari elementi portano a una sola domanda: non è venuto il momento di prendere provvedimenti seri e concreti per la tutela della salute di chi, a qualsiasi titolo, lavora in Regione? Senza voler diffondere allarmi ingiustificati, sembra che l’ unica evidente possibilità di vera protezione sia oggi la chiusura sdelle sedi regionali (almeno) di Fiera disctrict, del piacentino e in generale degli uffici con contatti con il pubblico e nel frattempo sanificare tutti gli ambienti, organizzare senza ‘fiato sul collo’ gli strumenti idonei per lavorare a distanza e programmare gli incontri di lavoro veramente indispensabili”.

Martedì “abbiamo incontrato per la seconda volta l’amministrazione sull’emergenza coronavirus”, scrive invece Sgb Comune: “Siamo sconcertati dalla incapacità della dirigenza di dare risposte adeguate all’organizzazione dei servizi e alle misure da adottare. I presidi di protezione richiesti a gran voce da Sgb nel primo incontro del 26 febbraio per i dipendenti a contatto con il pubblico (polizia locale, messi comunali, urp uffici demografici, di stato civile e cittadinanze e di tanti altri sportelli aperti all’utenza) non saranno disponibili fino alla prossima settimana. C’è una chiara violazione dell’ordinanza contingibile ed urgente n.1. del 23 febbraio emanata dal ministro della Salute di intesa con il Presidente della Regione Emilia Romagna. Quindi fino alla settimana prossima non ci saranno gli ausili necessari all’emergenza(mascherine, guanti , amuchina, vetri separatori). Nemmeno la prevista distanza di 1 metro fra operatore e utente viene rispettata per motivi logistici. Ad oggi quindi nessun lavoratore degli sportelli è tutelato. I lavoratori della Polizia Locale come i messi, che sono particolarmente a rischio per la specificità del loro lavoro di notifica a casa del cittadino, la scorsa settimana hanno ricevuto l’ordine di eseguire una notifica urgente ad un soggetto in quarantena, si sono rifiutati di eseguire la notifica, in mancanza di protezione. A differenza della settimana scorsa le scuole e i nidi sono aperti mentre le attività educative e didattiche sono sospese. I collaboratori invece sono tornati al lavoro al freddo e da oggi l’orario di lavoro è stato ridotto a 5,30 ore, unica nota positiva è che il salario non verrà decurtato”.

Sgb, prosegue il testo, “ritiene irresponsabili le scelte dell’amministrazione sia per quanto riguarda la mancata tutela della salute dei propri dipendenti mentre nei servizi all’infanzia ha utilizzato modalità che hanno alimentato la conflittualità nei gruppi di lavoro. Come è stato irresponsabile la modalità di richiesta della card musei , che ha generato inutili assembramenti di cittadini davanti alle strutture, probabilmente la distribuzione on-line avrebbe procurato meno assembramenti ma anche meno selfie di propaganda”. Il sindacato ritene grave, in conclusione, “l’assenza ingiustificata della parte politica, sindaco ed assessori che non si confrontano con i rappresentanti dei lavoratori, delegando dirigenti che improvvisano soluzioni. Assente il direttore generale”.

Si è intanto regolarmente svolto questa mattina il presidio degli educatori, indetto sempre da Sgb, davanti al Comune di San Lazzaro di Savena, per chiedere “la retribuzione a stipendio pieno in questi giorni di sospensione delle lezioni”.

I Cobas scuola scrivono all’Ufficio scolastico regionale e ai dirigenti degli istituiti: “A seguito delle segnalazioni ricevute ci troviamo costretti a ricordare che la situazione di eccezionale sospensione delle ordinarie attività didattiche nelle scuole non può in alcun modo dare adito a improbabili e illegittime interpretazioni del funzionamento degli organi collegiali, né introdurre piani di riorganizzazione e obblighi di lavoro non previsti dalla normativa vigente. In particolare non possono in alcun modo essere equiparati ad atti del Collegio dei docenti la compilazione di questionari-sondaggi on line, che al massimo possono costituire una fonte di informazione, né le decisioni prese da collegi straordinari virtuali, convocati al di fuori di ogni regolamentazione. Il collegio dei docenti è infatti un organo collegiale con potere deliberante, si muove all’interno di una cornice di regole precise e si fonda sul libero e paritario confronto tra i suoi membri. Quanto sta accadendo è certamente un effetto della contraddittorietà di un passo del testo del DCPM del 1 Marzo 2020, che richiama la necessità di un pronunciamento del Collegio dei docenti per attivare modalità di didattica a distanza, quando l’effettiva convocazione del Collegio è preclusa dalla ratio stessa del provvedimento. Nel merito specifico riteniamo che un semplice invito ai docenti, nel rispetto della libertà di insegnamento, a trovare forme di contatto con alunne e alunni per proporre attività da svolgere in questo periodo, non necessiti di una delibera collegiale a meno che quella che è indicata nel Decreto governativo come semplice possibilità non sia intesa come occasione per imporre modalità emergenziali di rapporto con il personale, nuovi obblighi di lavoro, strumenti e metodologie didattiche standard. Riteniamo che l’invito ad utilizzare il registro elettronico per comunicare le modalità scelte liberamente dai docenti per affrontare i giorni di sospensione – scelta praticata da molte scuole – sia la modalità di gestione più sobria, aperta ed adeguata anche per rispondere al bisogno, ampiamente diffuso tra le docenti e i docenti, di ripristinare la relazione con gli studenti e ritornare alla ‘normalità’. Ciò non necessita alcuna delibera proprio perché è un invito e non impone nulla a nessuno, né ai docenti né agli studenti. E’ opportuno ricordare anche che ogni atto valutativo ufficiale da parte dei docenti durante il periodo di sospensione delle attività didattiche si espone a forti dubbi di legittimità. Crediamo sia interesse di tutti evitare oggi scelte improvvisate che producono un indesiderato effetto di amplificazione dell’ansia e dell’incertezza comune. Con la presente diffidiamo i dirigenti scolastici dal mettere in atto procedure illegittime di convocazione e svolgimento dei Collegi dei docenti così come forme di riorganizzazione delle attività funzionali obbligatorie non deliberate nel piano annuale delle attività. Vista la forte disomogeneità dei comportamenti adottati dai dirigenti scolastici del territorio di Bologna e Provincia, ci sembrerebbe utile che l’Ufficio scolastico regionale accompagnasse la nota di suggerimenti sull’attività didattica a distanza già diffusa con una ulteriore nota di chiarimento sui temi esposti, tale da consentire a tutte e tutti di muoversi con la necessaria serenità in un quadro di regole certe e condivise”.