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Via Zamboni, vendesi facoltà universitarie

L’Alma Mater vuole vendere parte del suo partimonio di pregio in zona universitaria: serve far cassa per i lavori all’ex Staveco. Cua: “A chi regalerete? A Unipol? Alla cricca di Farinetti?”.

07 Maggio 2014 - 19:42

L’Ateneo intende alienare alcuni degli storici edifici di via Zamboni: servono 70 milioni di euro per realizzare i progetti che interessano l’area ex Staveco, tra porta Castiglione e porta Santo Stefano, previsti da un accordo siglato lo scorso marzo da Sindaco e Rettore. La cittadella universitaria ospita i palazzi più prestigiosi dell’Alma Mater e, ammette il prorettore Ferrari, “è lì che dovremo pescare”. Quali, per ora, non è dato saperlo, mentre sembra invece assodata la vendita delle strutture di Chimica in via Risorgimento e di quelle di Farmacia in via San Donato.

Netta la bocciatura degli studenti del Cua, che avevano già contestato la firma dell’accordo e che oggi giudicano inaccettabile “che venga svenduto sulla loro pelle e su quella della città un patrimonio pubblico, storico e collettivo per gonfiare le tasche di chi è già ricchissimo. A chi regalerete per due soldi via Zamboni e Piazza Verdi? A Unipol? Alla cricca di Oscar Farinetti?”

“Gli studenti e le studentesse non sono stati presi in considerazione”, denuncia ancora il collettivo, chiedendo che “venga convocato un incontro in cui possiamo incontrare l’università per discutere davvero dei bisogni e delle necessità concrete degli studenti in tempi di crisi”.

“Già nei mesi scorsi – prosegue la nota – Unibo ha chiuso unilateralmente un tavolo di confronto che ragionava proprio su questi temi: caro-mensa, caro-libri, caro-affitti supportato da migliaia di firme. Noi crediamo che dopo l’allarme sulle condizione di vita degli universitari lanciato dalla Garante degli Studenti Dolores Neri – che noi vediamo verificato ogni giorno nelle facoltà e nelle strade della Zona Universitaria – sia questa la direzione da intraprendere. Continuare a ignorare queste istanze scegliendo sempre la via del soldo potrebbe rivelarsi davvero una scelte scellerata per le già precarie condizioni di vita di migliaia di studenti bolognesi”.