Acabnews Bologna

Via Zamboni 22, studenti riaprono l’aula studio autogestita

“Non lasceremo questo spazio finché non ci sarà l’effettiva riapertura della biblioteca di Discipline umanistiche”. E Hobo in rettorato contro i provvedimenti disciplinari: “Clima che ricorda la Turchia, nasce campagna #Libertàdistudiare”.

03 Maggio 2017 - 18:41

“Nella giornata di ieri l’aula autogestita dagli studenti e dalle studentesse in via Zamboni 22 è stata chiusa dal rettore su pressioni della presidenza di Giurisprudenza. Lo spazio, nato durante la mobilitazione per la riapertura del 36 e da subito rivendicato da noi studenti e studentesse come aula studio e spazio di garanzia, è stato riaperto oggi per ribadire che non lasceremo questo spazio finché non ci sarà l’effettiva riapertura della biblioteca di Discipline umanistiche”. Lo annuncia un comunicato firmato “Studenti e studentesse del 36”, pubblicato sulla pagina Facebook del gruppo Quelli del 36. Continua il testo: “La nostra presenza all’interno della facoltà di giurisprudenza non ha mai creato alcun tipo di problema ed è per questo che riteniamo inaccettabile la chiusura dello spazio. È a partire da questa constatazione che riteniamo la presenza dei vigilantes all’ingresso come un dispositivo di sicurezza farlocco finalizzato solo a creare un clima di tensione in un contesto che invece ha sempre funzionato senza alcun tipo di problema, nè per la struttura e nè tanto meno per gli studenti e le studentesse.La chiusura dell’aula rappresenta la volontà di Ubertini di mettere a tacere le istanze portate avanti in questi mesi di mobilitazione, ovvero la necessità di avere luoghi accessibili in zona universitaria nei quali poter produrre una dimensione di studio, socialità, aggregazione e produzione di saperi dal basso. Per questo pretendiamo immediata chiarezza dal rettore sulla riapertura del 36 e non intendiamo lasciare lo spazio finchè non avremo delle garanzie concrete sulle tempistiche e le modalità di riapertura.L’aula studio riprenderà ad essere vissuta ed attraversata da tutte e tutti noi dalle 9 alle 19 e continuerà ad essere un luogo di studio, di confronto e di condivisione. Invitiamo quindi tutte e tutti gli studenti e le studentesse ad attraversarlo nei prossimi giorni per contribuire a quest’importante mobilitazione che ha sempre lo stesso obiettivo: la riapertura del 36 di via Zamboni senza tornelli”.

Scrive il Cua: “L’aula studio autogestita di via Zamboni 22 è di nuovo aperta e accessibile a tutti e tutte!  Noi da qui non ce ne andiamo fino a quando il 36 non tornerà libero e accessibile!”. E Hobo: “Con la riapertura dell’aula riaffermiamo che non ci fermeremo fino a quando il 36 non sarà riaperto senza tornelli o altri dispositivi securitari”. Infine, Noi Restiamo: “Questo spazio è e resta un’aula studio in cui dar vita alle pratiche di condivisione che caratterizzavano il 36. L’Unibo chiude gli spazi, noi li riapriamo!”.

Sempre oggi, intanto, Hobo ha effettuato anche una conferenza stampa in rettorato per prendere parola sul procedimento disciplinare aperto a carico di uno studente per una contestazione del 2014 nei confronti del docente Angelo Panebianco. Si tratta di una  “punizione preventiva, eminentemente politica. Il sintomo di una situazione che, fatte le dovute proporzioni, ricorda ciò che sta accadendo nella Turchia di Erdogan”, ha dichiarato Loris, lo studente interessato dal procedimento.  “Il Codice etico su cui si basa il procedimento eè stato approvato il 22 luglio 2014, quindi i provvedimenti che verranno presi saranno retroattivi”, ha sottolineato lo studente, senza contare che “nel documento con cui mi è stato notificato l’avvio del procedimento si cita un processo penale sulla vicenda che non è ancora iniziato”, quindi “non solo non è dimostrato che io abbia compiuto quel gesto, ma nemmeno che fossi presente in quel momento”. Si tratta, sintetizza Loris, di “un tentativo di Ubertini di chiudere ogni spazio di dissenso”. E proprio per contrastare la linea del rettore, Hobo annuncia una serie di iniziative degli studenti, che daranno vita alla campagna “#libertàdistudiare”. Alla conferenza stampa era presente anche Andrea Fumagali, docente dell’Universita’ di Pavia e docente sostituto dell’Alma Mater, che ha denunciato “il clima oscurantista che si sta sviluppando in ambito universitario” e il fatto che “Polizia e Università stanno tornando ad essere, a 40 anni dal ’77, un binomio inscindibile”.