Acabnews Bologna

Via dalla piazza dopo le 10.25, ˝la verità va gridata˝ [foto]

Slogan e un fumogeno finito il minuto di silenzio, poi se ne vanno in molti. Nodo antifa: “Ogni anno portiamo verità scomode e ingombranti”, Sgb: dal palco “interventi ipocriti”, Crash: “Indisponibili a delegare l’antifascismo alle istituzioni”.

02 Agosto 2016 - 14:55

2 agosto 2016 - © Michele LapiniGridando “Fiducia nello stato non ne abbiamo” e accendendo un fumogeno hanno voltato le spalle al palco, dopo il discorso di Bolognesi e il minuto di silenzio, i manifestanti dei collettivi che avevano sfilato dietro lo striscione “La Resistenza è liberazione” che apriva il corteo dello scorso 25 aprile. Scelta simile per il sindacato Sgb, che ha ripiegato lo striscione e lasciato la piazza senza ascoltare il messaggio di Mattarella e il discorso di Merola.

Si è mostrata così plasticamente la distanza che le realtà di base e dell’autorganizzazione hanno voluto marcare dalle istituzioni, al termine del corteo che come ogni anno ha sfilato da piazza del Nettuno a piazza Medaglie d’Oro nel trentaseiesimo anniversario della bomba fascista che uccise 85 persone, il 2 agosto 1980. Applaudito, nel corso della manifestazione, lo spezzone della Comunità Islamica (sullo striscione si leggeva: “Contro tutti i terrorismi”).

Il presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, Paolo Bolognesi, nel corso del suo interento dal palco ha contestato l’ennesimo tentativo di depistaggio, il libro sulla strage firmato da Rosario Priore: “È uscito un libro che ripropone la pista palestinese con delle operazioni di sciacallaggio che riguarda una vittima, cercando di creare problemi non solo su di lei, ma anche sui parenti. Che per vendere qualche libro in piu” si facciano queste cose, e” una cosa squallida e noi come familiari delle vittime la condanniamo in toto”.

“Se la Procura – ha anche detto – avesse dedicato ai documenti che abbiamo presentato almeno in decimo delle energie e del tempo riservate alla fantomatica pista palestinese, forse avremmo saputo perché Gelli non ha voluto fornire alcuna spiegazione su un documento intestato ‘Bologna’, che dimostra il versamento prima e dopo la strage circa 15 milioni di dollari. Noi non ragioniamo sulla base di sospetti e preconcetti, ma su fatti e documenti che abbiamo sottoposto all’autorità giuduziaria. Dal palco è poi intervenuto solo Merola perché, come ormai prassi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio De Vincenti ha parlato in rappresentanza del governo solo nell’aula del consiglio comunale, alla commemorazione che ha preceduto il corteo.

Così il Nodo Sociale Antifascista ha rivendicato la scelta di lasciare la piazza, in una nota titolata “la verità va gridata” e diffusa nel primo pomeriggio: “Come avevamo annunciato e coerentemente con le parole conclusive di Paolo Bolognesi, che è tornato a denunciare con forza il coinvolgimento dello Stato nella strategia della tensione e nei depistaggi, oggi abbiamo abbandonato la Piazza della Stazione poco dopo il minuto di silenzio con cui ogni anno ricordiamo la strage del 2 agosto, perché non intendiamo più ascoltare le parole vuote e mediocri del sindaco e per sottolineare la necessità e l’urgenza di una società diversa, libera dallo sfruttamento, dalle guerre e dal terrore”.

“Auspichiamo – aggiunge il Nodo – che nessuno voglia speculare sulla provocazione che abbiamo dovuto subire da parte di una persona che ci ha ripetutamente gridato contro: ‘Fascisti! Fascisti!’. La nostra reazione è stata più che composta. Per noi la sola verità sullo stragismo è affidata ai vecchi slogan di quegli anni, confermati da tanti depistaggi di Stato, da tante testimonianze e risultanze processuali, da tante scandalose assoluzioni di stragisti legati ad agenzie statali: ‘Le bombe nelle piazze, / le bombe alle stazioni, / le mettono i fascisti, / le pagano i padroni’, ‘Stazione di Bologna / si sa chi è stato / strage fascista / strage di Stato'”.

Si conclude il testo: “Non ci risulta che qualcuno ci abbia chiesto di tacere e anzi tante persone sono uscite con noi dalla piazza riconoscendosi negli slogan che abbiamo gridato e condividendo le verità scomode e ingombranti che ogni anno portiamo in piazza. Fiducia nello Stato non ne abbiamo, l’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo!”.

Interviene su facebook anche Sgb: “‘Da Bologna a Corato contro le stragi di stato’, questa la scritta che capeggiava lo spezzone di lavoratrici e lavoratori del Sindacato generale di Base oggi alla manifestazione per l’anniversario della strage della Stazione di Bologna: in prima fila i Lavoratori delle Ferrovie di Stato che hanno portato in evidenza il ruolo complice del ministero dei trasporti e vari apparati dello stato che hanno consentito di gestire una linea ferroviaria tecnologicamente arretrata, quella di Corato, speculando sul diritto alla mobilità di lavoratori e studenti, facendo grandi utili e fregandosene bellamente della messa in sicurezza. Insieme, tra gli altri, contro ogni fascismo istituzionale i lavoratori della fiera che stanno lottando contro i loro licenziamento, quelli comunali che lottano contro la Giunta Merola che negando le più elementari delle agibilità sindacali di fatto crea le condizioni per una gestione autoritaria e i richiedenti asilo che solo pochi giorni fà hanno presidiato per ore il comune ottenendo un incontro rivendicando giustizia sociale, casa, lavoro e dignità”.

Dunque, “Sgb dopo aver sfilato in via indipendenza nel piazzale della stazione e aver osservato il minuto di silenzio all’avvio degli ipocriti interventi delle istituzionali nazionali e cittadine, in segno di protesta ha arrotolato striscione e bandiere uscendo dalla piazza”.

Sempre sul social network, Usb: “Bologna 2 Agosto. Dopo 36 anni: Stragi ieri, riforme oggi. Basta attacchi alla Costituzione”.

Nella giornata di ieri era giunta inoltre la presa di posizione del Laboratorio Crash, che aveva annunciato la presenza in piazza “insieme ai collettivi, alle reti antifasciste e al sindacalismo di base” e “nel segno dell’indisponibilità a delegare l’antifascismo alle istituzioni responsabili a vari livelli di aver ordinato, avallato e sostenuto i gruppi neofascisti responsabili delle stragi che si sono succedute in Italia fin dalla caduta del regime di Mussolini.

“Insabbiamenti, menzogne, operazioni a mezzo stampa – scrive Crash – hanno tentato senza sosta di cancellare e mutare la verità della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna: strage fascista, organizzata all’interno di una più ampia strategia reazionaria volta ad aggredire le conquiste ottenute dalla classe durante il decennio rosso. La necessità di affermare la verità della classe è oggi per noi scelta partigiana che dal nostro passato guarda al nostro presente cogliendo nelle stragi fasciste e nella violenza del regime ‘demokratiko’ turco di Erdogan un destino comune che lega le vittime della strage del 2 agosto ai tanti uomini e donne che in Turchia stanno pagando con un costo altissimo di lutti e sofferenze la volontà dei popoli, in questo caso della popolazione curda, di scrivere la storia verso la libertà, la giustizia sociale e la dignità per tutti e tutte”.

> La fotogallery del nostro inviato:

2 agosto 2016