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“Verità e giustizia per gli operatori e i pazienti deceduti nelle Cra e Rsa per Covid-19”

Nasce la rete tra familiari delle vittime e operatori delle strutture. Oggi manifestazione sotto la Regione di lavoratrici e lavoratori della sanità pubblica e privata. Spunta murale “in tributo alla brigata medica Henry Reeve, per esprimere gratitudine all’operato di Cuba durante la pandemia”.

29 Maggio 2020 - 12:57

“Rompere il silenzio intorno alla strage avvenuta nelle strutture” per anziani in regione, chiedere “chiarezza su quanto è avvenuto e sulle procedure adottate” e denunciare “un modello socio sanitario regionale che si è dimostrato fallimentare nel tutelare la salute dei pazienti e dei lavoratori”. Nasce su questi intenti la rete emiliano. romagnola “Verità e giustizia per gli operatori e i pazienti deceduti nelle Cra e Rsa per Covid-19”. Ne hanno dato notizia con un comunicato congiunto e una conferenza stampa da remoto Usb Emilia-Romagna, Comitato familiari delle vittime nelle Cra/Rsa di Modena e Provincia, Familiari dei pazienti di Asp Città di Bologna.

Si legge poi: “I familiari delle vittime hanno messo in luce e denunciato pubblicamente quanto è accaduto all’interno delle strutture, la scarsa trasparenza sulle informazioni date ai parenti sullo stato di salute dei congiunti e un atteggiamento minimizzante da parte della dirigenza rispetto alla strage che si stava consumando nelle RSA/CRA. Sono state riportate le problematiche preesistenti all’interno delle strutture come la scarsa igiene, la bassa qualità del cibo e la carenza di personale medico e socio-sanitario per garantire un’assistenza adeguata. Cause che hanno portato poi ad una gestione approssimativa e fallimentare dell’emergenza sanitaria provocando la diffusione del contagio e numerosi decessi. Gli operatori hanno spiegato le difficoltà durante l’emergenza sanitaria in particolare, e anche in precedenza, nel far fronte alle reali esigenze socio-sanitarie e assistenziali a causa della carenza del personale e del mancato stanziamento di risorse per un piano di assunzioni adeguato. Hanno messo in luce come l’organizzazione dei reparti e le ridotte dimensioni delle stanze non sempre conformi ai criteri di accreditamento, hanno contribuito alla diffusione del contagio. L’emergenza Covid-19 ha mostrato tutte le sue lacune visto l’aumento dei carichi di lavoro con una media di rapporto operatori pazienti di 2 OSS per 20 anziani. A ciò si aggiunge la carenza di DPI, in particolare delle mascherine, utilizzate per più turni e che, all’inizio dell’emergenza, come confermato anche dai familiari dei pazienti, non venivano utilizzate su indicazione delle strutture stesse per non spaventare gli ospiti. L’intervento dell’avvocato Casale di Modena ha chiarito quali sono le iniziative legali da intraprendere e ha ribadito l’importanza anche dal punto di vista giudiziario dell’unità tra operatori e familiari dei pazienti. Inoltre, è intervenuto in merito allo ‘scudo penale’ proposto sia dalla maggioranza che dall’opposizione del Parlamento ribadendo la gravità di questo strumento che esimerebbe dalla responsabilità penale sia gli amministratori sia le istituzioni politiche sulle inadempienze nella gestione dell’emergenza sanitaria. Infine, la rete regionale ha anticipato la costruzione di un’assemblea pubblica per chiedere chiarezza su quanto è accaduto in questi mesi, ma anche per mantenere alta l’attenzione su questa tragedia affinché non si ripeta. Per questo diventa necessario ed urgente ragionare su un modello sanitario e socio-sanitario che non sia fondato sulla gestione privata e sul taglio dei costi, ma che rimetta al centro l’intervento pubblico per un’assistenza sanitaria adeguata e per una reale tutela del diritto alla salute. Per fare ciò, è necessario che la Regione Emilia Romagna, la quale in questi giorni ha parlato di intensificare l’aspetto sanitario nelle strutture, si confronti con i familiari e tutte le parti sociali coinvolte”.

Sempre Usb ha manifestato stamattina sotto la Regione con lavoratrici e lavoratori di sanità pubblica e privata. Si legge nel comunicato di Usb Pubblico impiego: “Altro che Decreto Rilancio: con questo provvedimento ci riportano indietro nel tempo e c’è da preoccuparsi molto. Infatti, sembra chiarissimo l’intento di tornare, finita l’emergenza, alla situazione precedente. Dopo gli oltre 4000 deceduti in Emilia-Romagna a causa dell’epidemia tutto doveva portare ad un radicale cambio di rotta e a ripristinare ed ampliare i servizi ospedalieri e territoriali, ma invece nulla sembra cambiato. Da parte del Giunta regionale nessun riferimento al ripristino dei posti letto tagliati negli ultimi anni dai vari governi a partire dai provvedimenti presi durante il governo Monti e per le politiche scellerate dell’UE. Nel Decreto “Rilancio” è stato anche cassato l’articolo che prevedeva la proroga della Madia a dicembre 2020 per la stabilizzazione dei precari. Oggi più che mai ci sono le condizioni per l’assunzione stabile del personale che ha superato i concorsi e che avrebbe il diritto all’assunzione. Oggi più che mai la grave carenza di personale dovrebbe rendere necessario andare ben oltre il numero degli idonei delle graduatorie. Come non vi è nessuna decisione sul ripristino in tutto il territorio regionale del servizio H24 delle auto mediche. A questo si aggiunge la criticità dell’intero sistema delle liste di attesa (ambulatoriale specialistica) prolungatesi oltre ogni limite temporale a causa della loro momentanea sospensione dovuta al covid19: è necessario riattivare immediatamente tali servizi assumendo nuovo personale ampliando il numero degli ambulatori. Nessuna certezza da parte dell’Ente Regione di mantenere aperte e operative tutte quelle strutture che prima erano state chiuse e che a causa dell’emergenza erano state riattivate nuovamente: sono reparti utili a fronteggiare una eventuale futura emergenza. Nessun chiarimento da parte del presidente Bonaccini su come superare la quota parte del taglio dell’IRAP previsto per l’Emilia-Romagna, importantissima fonte di risorse per il mantenimento degli standard del servizio pubblico regionale”. Il sindacato rivendica dunque: “stop alla regionalizzazione che con la sua autonomia ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza nel gestire la Sanità e la Salute dei cittadini nel nostro paese. Dopo il drammatico fallimento dei 20 Sistemi Sanitari Regionali chiediamo un ritorno al Sistema Sanitario Nazionale, unico e universale e soprattutto Pubblico, libero dalla zavorra della sanità privata, affamata solo di profitto”. Chiede inoltre il “ripristino dei posti letto e servizi territoriali, a partire da quelli di prevenzione tagliati nel corso degli ultimi anni e riducendo progressivamente le quote rilasciate alla Sanità Privata”, poi “assunzioni di personale stabile, utilizzando tutte le graduatorie esistenti e successivamente la stabilizzazione di tutti i precari che abbiano maturato il requisito dei 36 mesi” e infine “Adeguamento delle retribuzioni degli “Eroi” al loro lavoro e soprattutto retribuzioni in linea con quelle di altri colleghi europei”.

Così invece Usb Lavoro privato: “Mentre il governo nazionale in fase di conversione in legge del decreto Cura Italia ha stralciato il bonus a favore degli operatori del Servizio Sanitario Nazionale che hanno prestato servizio nelle strutture pubbliche Covid, la giunta regionale dell’ER targata Bonaccini decide di versare il bonus in autonomia, misura che la Regione ha condiviso con le confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL del settore sanitario. ‘Lavoro che non ha prezzo, un primo gesto a nome dell’intera comunità’, dichiara lo stesso Bonaccini, rimarcando in questo modo un’evidente difformità di trattamento tra il settore pubblico e quello privato. Le cronache di stampa, ma più in generale il sentimento popolare diffuso, negli ultimi tempi ha associato al personale della Sanità Pubblica l’appellativo di eroi, angeli o martiri, eppure le loro gesta di responsabilità e abnegazione non sono diverse da quelle compiute ogni giorno dal personale sanitario del Terzo Settore e della sanità privata. Sono tanti gli operatori sanitari e socio sanitari tuttora sottoposti a stress psicofisico che mettono a rischio la loro salute quotidianamente nelle strutture (RSA, CRA, strutture residenziali per disabili, migranti, tossicodipendenti) le quali, come ormai noto grazie ai racconti “dal fronte” che vanno via via emergendo, sono state lasciate a se stesse per lungo tempo, prima di essere attenzionate e supportate dalle task force istituzionali, in condizioni a volte di improvvisazione rispetto alle misure da seguire per contenere il contagio. Sin dall’inizio della pandemia Covid-19 sono state numerose le segnalazioni relative la mancanza e/o l’inadeguatezza dei dispositivi individuali di protezione, di pianificazioni di percorsi, protocolli e linee guida. Ne sono la prova inconfutabile il numero drammaticamente elevato di decessi, incomparabile agli anni precedenti, ed i casi di positività tuttora registrati tra gli ospiti ma anche tra le varie figure professionali coinvolte nelle strutture residenziali private e del Terzo Settore. Il riconoscimento dei mille euro in busta paga è quindi un atto dovuto, ancorché simbolico, a parziale riconoscimento della professionalità di una categoria di lavoratori essenziali. Pertanto, chiediamo alla Regione, ai Comuni e alle Ausl di avviare una riflessione sui temi della reinternalizzazione e della ripubblicizzazione delle strutture oggi gestite da soggetti privati e del Terzo Settore, estendendo immediatamente il riconoscimento dei bonus previsti per le professionalità impiegate nella Sanità Pubblica, senza distinzione per tutti i dipendenti assunti con contratto determinato e indeterminato. L’ emergenza sanitaria e socio sanitaria in corso ha evidenziato che il problema era la normalità, si cominci dunque col riconoscere la funzione pubblica, a partire dal riconoscimento economico per gli operatori che hanno retto i servizi sanitari e sociosanitari della nostra Regione, grazie al lavoro dei quali si sono evitate tragedie peggiori. Per questi motivi venerdì 29/5 alle 10,00 saremo insieme alle lavoratrici e lavoratori della sanità pubblica sotto i palazzi della regione ER, per rivendicare il giusto riconoscimento, economico e di funzione, per operatori e operatrici di Sanità Privata e Terzo Settore”.

Scrive infine Noi Restiamo: “Anche a Bologna insieme ad OSA e Rete dei Comunisti, abbiamo realizzato un murales in tributo alla brigata medica Henry Reeve, per esprimere gratitudine all’operato di Cuba durante la pandemia, sempre in prima fila nella solidarietà internazionalista fra i popoli. Con quest’opera vogliamo esprimere anche il sostengno all’appello promosso in Italia da Luciano Vasapollo e Rita Martufi (coordinatori del Capitolo italiano Rete Intellettuali e Artisti in Difesa dell’Umanità) per l’assegnazione del premio Nobel per la pace alla brigata Henry Reeve, come richiesto anche da altre realtà internazionali”.