Attualità

Ventimiglia / Manifestano i No Border e il centro d’accoglienza diventa una prigione

La polizia impedisce ai migranti di unirsi al presidio convocato dopo lo sgombero degli scogli. Quando i dimostranti decidono di sciogliersi, partono carica e caccia all’uomo. Due contusi, foglio di via per un attivista.

06 Ottobre 2015 - 18:58

4oIn seguito al violento sgombero del presidio No Border, la mattina del 4 Ottobre a Ventimiglia ci siamo radunate/i nel piazzale della stazione assieme alle/ai solidali provenienti da diverse città italiane e francesi, e una quindicina di compagni migranti con cui abbiamo resistito sugli scogli. La volontà era di ribadire fermamente che la questione dei migranti in transito non si arresta al confine, ma si riproduce in tutte le realtà territoriali dove l’arresto e la repressione rappresentano il filo conduttore portato avanti dalla Fortezza Europa.

Lo spropositato dispiegamento di forze dell’ordine ha impedito materialmente e con intimidazioni psicologiche e fisiche, la partecipazione alla manifestazione dei migranti “ospiti” nel centro di prima accoglienza della Croce rossa. La struttura che ha la presunzione di definirsi d’accoglienza si è così trasformata in una prigione. La celere ne ha bloccato ogni accesso, impedendo qualsiasi forma di contatto tra manifestanti e migranti. Ci siamo così spostati di fronte la croce rossa portando la nostra solidarietà agli schebab detenuti al suo interno e, tramite interventi e cori di protesta contro questa barriera di caschi e scudi, abbiamo preteso il loro rilascio. Data l’impossibilità di congiungersi ai migranti, il presidio, blindato su ogni lato della piazza, non ha potuto né voluto procedere in un corteo che non fosse partecipato da tutti, ribadendo la volontà di muoversi con i migranti e non per i migranti. In piazza, davanti alla stazione, abbiamo cercato di ricreare uno spazio di dialogo e discussione, data la pressione e la tensione causata dalle forze dell’ordine.

È in stazione che quotidianamente i migranti in transito sono esposti alle offerte dei trafficanti sotto gli occhi complici di polizia e Croce rossa. Ed è qui che il presidio porta avanti un’attività di monitoraggio ed informazione al fine di costruire con chi transita un’alternativa alla pressione dei passeur e all’ipocrisia dell’accoglienza istituzionale.

Ancora una volta, a Ventimiglia va in scena l’assurdo: migranti e solidali separati da un cordone di poliziotti armati, un piazzale blindato ad ogni accesso, una violenza premeditata che è esplosa in serata quando una parte del presidio aveva già abbandonato la piazza e le persone rimaste si apprestavano a riunirsi in assemblea per discutere della giornata e prepararsi alla notte. Il presidio, mentre si preparava a lasciare la piazza raccogliendo tende, coperte e scatoloni, è stato violentemente caricato alle spalle: una carica brutale, immotivata, che si è trasformata in un pestaggio e poi in una caccia all’uomo per le vie della città. Molti di noi sono rimasti contusi ( 2 portati in ospedale ) e ad un compagno residente nella zona di Ventimiglia è stato notificato un foglio di via e denunciato per resistenza.

In seguito alle profonde trasformazioni e agli avvenimenti della settimana, nonostante le difficoltà affrontate, emerge la volontà forte di continuare questo percorso di lotta, a fianco all’esigenza di ridefinirsi e di far uscire un secondo comunicato con un’analisi più attenta e consapevole del cambiamento che ci troviamo ad affrontare.

Presidio Mobile Ventimiglia