Attualità

Ventimiglia / Manganelli sui migranti che marciano sul confine

Una sessantina di sudanesi hanno provato ad attraversare il confine italo-francese per rivendicare la libertà di movimento ma sono stati arrestati e picchiati. Ancora oggi in centinaia sono bloccati al confine ligure.

20 Aprile 2016 - 17:58

Ventimiglia - © Michele LapiniVentimiglia: notizie dalla frontiera, tra abusi di potere e resistenza

Nel pomeriggio di lunedì 18 aprile, una sessantina di migranti, bloccati da giorni a Ventimiglia, si sono incamminati verso la frontiera italo-francese in segno di protesta, per rompere l’invisibilità imposta loro dal regime del confine, per denunciare le indegne condizioni di vita nella città frontaliera italiana, e per rivendicare la libertà di movimento per tutti. Il primo gruppo, composto da circa 25 persone sudanesi, ha superato la frontiera marciando sui binari, successivamente sono stati fermati dalla polizia francese con 4 mezzi blindati antisommossa e due macchine. Al rifiuto da parte dei migranti di tornare indietro, le forze dell’ordine hanno reagito con manganellate e scariche elettriche. L’intero gruppo è stato detenuto dalla Paf (police aux frontières) e due ragazzi sudanesi sono stati ripetutamente picchiati, tanto che uno di loro è stato ospedalizzato prima di essere consegnato alla polizia italiana. Anche altri gruppi di persone in viaggio sono stati intercettati dagli agenti mentre marciavano verso la frontiera e riaccompagnati a Ventimiglia. In totale 34 persone senza documenti, tutte recentemente sbarcate sulle coste italiane, sono state detenute da lunedì fino al tardo pomeriggio del giorno seguente dalle forze dell’ordine italiane, che ne hanno prelevato le impronte digitali e decretato l’espulsione tramite provvedimento di respingimento differito entro sette giorni. I migranti hanno denunciato abusi anche da parte delle autorità italiane: cinque persone sono state malmenate per ottenere forzatamente le impronte, mentre diversi di loro hanno subito trattamenti estremamente degradanti e violenti, addirittura con uso di pinze nelle zone genitali.

In un clima di costante abuso di potere, chi si ribella al vile regime di frontiera per rivendicare dignità e libertà di movimento, viene represso e punito in modo brutale. Negli ultimi giorni nella città di Ventimiglia sono bloccati più di 200 migranti, costretti a bivaccare in condizioni disumane: si dorme in strada o in spiaggia, senza coperte, cibo sufficiente né beni di prima di necessità, subendo vessazioni e violenza quotidiane da parte delle forze dell’ordine. Quanto successo lunedì è solo l’esito della linea dura delle autorità italo-francesi il cui scopo principale è rendere invisibili le persone in viaggio. Già la mattina di Venerdì 16 Aprile, la polizia italiana aveva sgomberato l’area della stazione, buttando via tutte le coperte e i vestiti e portando in caserma 9 persone per identificarle e poi dargli il decreto di espulsione. Una situazione di grave repressione che mira a “gestire” il “problema migranti” a suon di violenza ed espulsione, cercando così di silenziare e invisibilizzare chi viaggia.

“People die on the sea, freedom of movement to all”; “We are all one, we want dignity”; “Save us, do not push us back”; alcune delle scritte che stringevano tra le mani i migranti appena rilasciati. Mentre si allunga la macabra conta dei morti nel Mediterraneo e si muore per mani della polizia a Idomeni, a Ventimiglia le persone in viaggio resistono. La frontiera, come insegna quanto successo a Taranto o Marsiglia, è ovunque e il prezzo da pagare per la libertà è fatto di violenze e fogli di espulsione. Il silenzio e la cecità di troppi non possono impedirci di sentire l’urlo forte di chi vuole la libertà e la dignità.

NoBorders Ventimiglia