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Ventimiglia / I migranti partono in corteo verso la Francia

Dopo i rastrellamenti di ieri, i migranti che avevano trovato rifugio dentro una chiesa si muovono verso il confine. Nella notte la polizia ha portato in caserma alcuni attivisti NoBorder consegnando 11 fogli di via.

31 Maggio 2016 - 13:14

Fb - Presidio Permanente No Borders - VentimigliaContinua incessantemente tra facebook e telefonate, anche alla nostra redazione, il tam tam degli aggiornamenti dalla città al confine italo-francese. Stamattina si è appreso di  11 fogli di via contro gli attivisti solidali che da mesi sostengono la lotta dei migranti. Ieri sera la polizia era entrata nella chiesa dove si erano rifugiate le persone senza documenti, portando tutti gli europei in caserma dove erano stati perquisiti e fotoidentificati.

Oggi, poi, “dopo un’assemblea di fronte alla chiesa – si legge sulla pagina facebook del Presidio Permanente – le persone senza documenti sono partite in direzione della frontiera” in circa una settantina. Poco dopo , “sono stati bloccati dalla polizia che ha dato un ultimatum  Loro restano fermi ed in silenzio. Si sono seduti per terra e sembrano determinati a non tornare indietro. Sappiamo che ci sono già quattro pullman pronti per le deportazioni sul ponte dell’autostrada. I poliziotti si sono infilati i guanti, pronti a dare avvio alle operazioni di pulizia etnica. Nel frattempo la questura di Imperia chiude al pubblico per stato di emergenza interno”.

Così invece il comunicato diffuso stanotte, che ripercorre la cronaca degli scorsi due giorni: “Non c’è stato alcuno sgombero del campo di Ventimiglia. È bastata la minaccia di un’azione di forza della polizia a far ripiegare il campo di fortuna sorto qualche settimana fa sulle rive del fiume Roya. È evidentemente la scelta di una comunità fragile, poco sicura di se stessa perché nata in mezzo alle ostilità, in quest’europa in guerra. I/le migranti in viaggio hanno sperato fino all’ultimo che di fronte a una scelta tanto umile l’intervento militare non ci sarebbe stato. Domenica quindi all’ora indicata dall’ordinanza del sindaco Ioculano migranti e solidali si trovavano in spiaggia, in assemblea, a discutere di dove andare, come rimanere visibili, come riuscire a rimanere a Ventimiglia senza essere deportati. Ai telefoni dei/delle solidali presenti cominciano a giungere telefonate allarmanti. Avvocati, associazioni e altre fonti sono unanimi: ci sono almeno 150 uomini delle forze dell’ordine a Imperia che si preparano ad una grossa operazione. Pullman e aerei sono pronti per il giorno successivo. L’assemblea ricomincia e alla scelta di resistere prevale il bisogno di protezione. Non tutti sono d’accordo, ma alla fine ci si dirige verso la chiesa più vicina. L’idea è di occuparla senza mediazioni. Le porte della chiesa vengono chiuse, si prova a forzare e il prete pare spaventato, ma poi interviene il Vescovo, di nuovo lui, Suetta, che quando le cose precipitano è sempre pronto a metterci una buona parola. Molte persone, circa duecento, trovano quindi rifugio in chiesa. In città ce n’è almeno un altro centinaio. In molti non ci stanno e si dirigono verso il confine, altri provano a nascondersi in città. Diversi solidali, vista la situazione, preferiscono restare in strada e continuare a monitorare quanto accade. Si smonta il campo in spiaggia e si cerca comunque di supportare i/le migranti in chiesa. La loro scelta non piace a tutti/e, ma sebbene sia evidente la difficoltà a costruire insieme un discorso collettivo non schiacciato dalla paura, rimane la determinazione di tante persone a non andarsene da Ventimiglia”.

“Lunedì mattina, poco prima delle 6, è scattata l’operazione di “sgombero” della città – si legge poi – La situazione è grottesca: squadroni di carabinieri, militari, agenti di polizia e della guardia di finanza sfilano per la città dando la caccia ai/alle migranti. Gruppi di almeno una ventina di agenti rastrellano e inseguono poche persone che si nascondono o che non sanno nemmeno cosa stia succedendo. Una disparità di forze terribile e agghiacciante. La città è militarizzata. I controlli si concentrano dapprima nella zona della spiaggia, della stazione e nel lungo Roia. Le persone vengono fermate, alcune chiuse dentro la sala d’attesa della stazione e viene loro tolto il telefono. Verso le 9 del mattino parte il primo autobus pieno di persone senza documenti, pare diretto verso qualche centro vicino a Ventimiglia. Per tutto il giorno tra la frontiera alta e la città continuano questi rastrellamenti. Vengono fermate le persone che arrivano con il treno da Genova. Altri due autobus partono verso le 13, questa volta la direzione è Genova dove ad aspettarli pare ci siano dei voli della Mistralair, compagnia area delle Poste Italiane, diretti verso i cara di Mineo e di Bari. Gli ultimi due autobus partono, invece, verso le 16 in direzione dell’autostrada. Non è chiara quale sia la loro meta. La situazione in stazione a Ventimiglia torna alla normalità: nel corso del pomeriggio i rastrellamenti avvengono direttamente a Genova Principe, dove almeno una decina di persone sono state fermate. Dopo il primo giorno di rilancio del piano Alfano la strategia delle autorità appare la stessa di qualche settimana fa: deportare le persone senza documenti presenti a Ventimiglia e bloccare nuovi arrivi in città. Solo che a questo punto il fallimento di questa politica razzista e violenta può essere mitigato dal protagonismo di santa romana chiesa. In chiesa le assemblee si susseguono, mentre le notizie di quanto accade a Ventimiglia riempiono i media locali e nazionali. Le cronache dicono che le operazioni di polizia scorrono tranquille, come se la pulizia etnica di una città fosse ordinaria amministrazione. Il resto della scena è tutta del vescovo Suetta, sempre pronto alle emergenze, che propone una tendopoli nel giardino del seminario gestita da Croce Rossa e Protezione Civile. Le tendopoli poi diventano tre, ma in realtà si sa ancora poco delle trattative tra Vescovo, Sindaco e Prefetto. Suetta sembra non aver alcun problema a stare allo stesso tavolo dei responsabili delle deportazioni in corso”.

Prosegue il testo: “I limiti di queste giornate sono evidenti. La scelta dell’assemblea è stata più un’espressione del bisogno di protezione e della volontà di superare il confine, che una scelta politica. Chiesa cattolica e Croce Rossa hanno mostrato un attivismo già visto in passato e stanno continuando a spostare il discorso pubblico sui bisogni, eludendo la questione centrale, quella del confine e della sua chiusura e guardandosi bene dal denunciare violenze e deportazioni, a cui peraltro la CRI ha spesso e volentieri partecipato. Per la polizia la giornata è stata fin troppo tranquilla, con duecento persone protette dalla chiesa non restava che rastrellare le strade prendendo i/le migranti in piccoli gruppi e aspettando quelli/e che arrivavano in stazione. Restano comunque delle possibilità. Le persone rifugiate in chiesa sono sfuggite alla deportazione e da due giorni sono in assemblea permanente con i/le solidali presenti. Domani si dovrà uscire da quella maledetta chiesa e a quel punto si capirà meglio dove va la determinazione delle persone in viaggio e di chi le supporta e fino a che punto le autorità sono disposte ad arrivare pur di tener fede ai loro propositi razzisti. La strategia del governo è fallimentare, su questo non ci sono dubbi, e le persone continueranno ad arrivare a Ventimiglia e a bruciare il confine, tutti i giorni”.