Attualità

Venezia / Solidarietà con piazza Taksim, occupata la Biennale

E dalla piazza turca in rivolta arriva una lettera al movimento No Tav: “Fratelli di lotta, la vostra resistenza è la nostra”.

13 Giugno 2013 - 20:07

Alcune decine di attivisti dei centri sociali del nordest hanno occupato il padiglione turco alla Biennale di Venezia, in solidarietà con i movimenti e i cittadini che a Istanbul e in tutta la Turchia sono nelle strade a difendere la loro libertà e democrazia contro il governo Erdogan. All’interno della mostra aperti due grandi striscioni con le scritte “GeziPark resiste” e “Resistanbul la primavera continua” mentre centinaia di foto delle giornate di scontri e manifestazioni con la scritta “Good Bye Erdogan” sono state sparse ed appese nel padiglione presiodiato dagli attivisti. Solidarietà espressa dai visitatori italiani e stranieri. Terminata l’occupazione i manifestanti sono partiti in corteo verso la stazione.

 

> Il volantino diffuso durante l’occupazione:

#OCCUPYGEZI RESISTE

PIAZZA #TAKSIM DAPPERTUTTO

Siamo al quindicesimo giorno di assedio e di resistenza al parco Gezi di Istanbul, dove il 28 maggio scorso era stata organizzata la prima manifestazione contro il progetto di costruire un centro commerciale, distruggendo questo polmone verde.

Da allora, le manifestazioni si sono estese a molte altre città della Turchia e sono diventate una protesta contro il governo di centrodestra di Erdogan, accusato di essere sempre più autoritario e di mettere a rischio la laicità dello stato con leggi che tendono all’islamizzazione del paese e alla limitazione delle libertà delle persone.

Migliaia di persone sono in rivolta, non solo a Istanbul ma anche ad Ankara, con l’occupazione di piazza Kizulay, così come era avvenuto per il movimento degli indignados spagnoli e per gli egiziani di piazza Tahrir o gli Occupy americani ed inglesi, andando creare una zona temporaneamente liberata nel cuore delle metropoli, dove confrontarsi, organizzarsi e partire con le iniziative di movimento.

Una mobilitazione, quella in Turchia, che parla un linguaggio universale di lotta e di rivolta contro l’ordine costituito, che ha attraversato e sta attraversando l’Europa e tutto il bacino del Mediterraneo. Lo stesso linguaggio che abbiamo parlato a Francoforte il 31 maggio e 1° giugno scorsi, bloccando il grattacielo della Banca Centrale Europea, contro le politiche di austerity che stanno impoverendo la maggioranza di noi e negando il futuro a un’intera generazione.

Una rivolta che parte dalle nostre stesse rivendicazioni: Beni comuni e diritti, libertà e democrazia. Rivendicazioni che difendiamo anche qui, quando blocchiamo per un giorno, come avvenuto a Venezia lo scorso 9 giugno, il traffico devastante delle grandi navi da crociera o ci battiamo per la chiusura degli inceneritori come avverrà il prossimo sabato 15 a Parma.

Siamo tantissime e tantissimi, siamo dappertutto e non ci potranno fermare né scatenando la loro polizia e i suoi gas lacrimogeni, né mettendo a tacere le voci dei media indipendenti e Twitter. Erdogan se ne deve andare! E con lui se ne devono andare tutte le oligarchie economiche e politiche che, con le loro scelte di rapina, hanno determinato la crisi e ora la gestiscono, combinando oscurantismo ideologico e spregiudicate politiche neoliberiste.

Stiamo arrivando e niente sarà più come prima.

Centri sociali del Nordest

**********

Piazza Taksim scrive al movimento No Tav. Ripubblichiamo da Müştereklerimiz (Network dei beni comuni) una lettera del 9 giugno scorso alla Valsusa in lotta: la solidarietà del movimento turco con la battaglia dei valsusini in difesa del territorio.

Cari compagni No TAV, fratelli di lotta; la Resistenza in Val di Susa, come la Resistenza per Gezi park, e’ una resistenza contro un sistema di interessi e poteri; un sistema di valori che vorrebbe toglierci cio’ che e’ nostro – lo spazio, la valle, il parco, e la possibilita’ di viverci – in nome di un “progresso” che, nei fatti, vuol dire solo il profitto dei pochi che ci investono. Questo profitto e’ una forma di oppressione del quale la polizia, i lacrimogeni, la censura mediatica, i tribunali, le accuse di vandalismo sono soltanto l’espressione piu’ esterna.La vostra solidarieta’ ci onora. Non soltanto per il prezzo che continuate a pagare con la vostra resistenza ma soprattutto per quello che voi, come ora noi, avete imparato dalla resistenza: la riappropriazione di cio’ che ci appartiene, il coraggio di restare, l’occupazione, l’autorganizzazione, la fiducia gli uni negli altri. In questi giorni a Gezi abbiamo imparato a lottare insieme nonostante le nostre molte differenze interne: contro i lacrimogeni, si’ ma anche contro la pioggia che ci allagava le tende. Insieme si vince una piazza, insieme si montano le barricate; e insieme si distribuiscono le coperte, si organizza il cibo, si smaltisce la spazzatura, si monta una radio, ci si reinventa una nuova quotidianita’. Come avete fatto voi in questi anni di occupazione in valle.Mentre i nostri compagni ad Ankara, Antakia, Adana, Izmir vengono attaccati in queste ore ancora una volta da quei poteri forti che noi di Istanbul abbiamo lasciato al di la’ delle barricate appena una settimana fa, noi in questa piazza che ora e’ nostra stiamo imparando a restare uniti e ad avere fiducia nella lotta che ci ha fatti incontrare. Non sappiamo quanto riusciremo a restare qui, non sappiamo ancora che ne sara’ della nostra resistenza dopo questi pochi giorni. Ma abbiamo imparato a lottare insieme. E che da qui si puo’ soltanto imparare ancora di piu’. E siamo sicuri che in questo vi siamo fratelli, nonostante la nostra distanza geografica.

La vostra resistenza e’ la nostra resistenza e questo e’ soltanto l’inizio – la lotta continua!

> Leggi anche: Gezi & No Tav, gemellaggio di lotta, gemellaggio al cs