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Valerio Evangelisti: “E’ l’ora di una battaglia più dura” [video]

Lo scrittore, a Vag61 per i dieci anni dello spazio libero autogestito di via P.Fabbri, tra centri sociali, tempi difficili e fraternitè: “L’obiettivo da porsi? Mutare i rapporti di forza”.

07 Dicembre 2013 - 17:53

“Occorrerà una grande intelligenza collettiva. Ritengo che si sia entrati in una fase diversa da quelle che c’erano fino a qualche anno fa, nella quale occorre non solo conquistare degli spazi ma anche conquistare delle posizioni”. Valerio Evangelisti, come al solito, guarda avanti. L’occasione, stavolta, è l’iniziativa che si è svolta ieri sera a Vag61 in occasione dei dieci anni di attività compiuti dallo spazio libero autogestito di via Paolo Fabbri 110. Nel corso della serata, sono anche stati ricordati tre compagni che hanno attraversato l’esperienza di Vag61 e oggi, purtroppo, non ci sono più: Egidio, Franz e Riccio (scomparso solo poche settimane fa).

Bisogna porsi l’obiettivo di “mutare i rapporti di forza dove si può. E’difficilissimo, quasi impossibile farlo senza usare la forza stessa. Ma siamo entrati in una fase in cui occorre una battaglia più dura, perchè se non vinciamo adesso- avverte Evangelisti- ci cancellano per sempre e lo stanno già facendo. Chi rompe un bancomat rischia 15 anni di prigione, chi va a svellere i paletti in Val di Susa viene trattato come un terrorista e denunciato come tale. Si sono accorti che c’è un pericolo e stanno tentando di sradicarlo, per cui occorrerà una forza notevole anche perchè oggi viene fatto tutto in forme più sottili. Ti sbattono in galera ma presentandoti come qualcos’altro, ormai è diventato tipico dire in tv, come l’altra sera la Santanchè, ‘mi hanno trattato come una NoTav’, volendo dire ‘come una brigatista’. Sta di fatto che la fase diventa difficile. Però, una cosa dobbiamo rivendicarla ed esserne orgogliosi: di aver portato fin qua il nostro bagaglio e la nostra coesione di fondo, almeno sui valori. E’ un’impresa memorabile, perchè non in tutti i Paesi è stato così. Andate in Francia e vedrete che resta ben poco di quanto c’era una volta. In Italia è stato così anche grazie ai centri sociali e, nel nostro piccolo, grazie ad un centro sociale particolare che è il glorioso Vag61”.

Aggiunge lo scrittore: “Sono contento di vedere che questa realtà resiste anche in tempi parecchio difficili, ma un centro sociale- chiamiamolo così, poi c’è chi preferisce altre espressioni- è tale perchè è utile proprio e soprattutto nei momenti difficili”. Da un certo punto in avanti, il movimento operaio -tolta la parentesi delle Case del popolo- dei tre principi della rivoluzione francese “ha portato avanti solo libertà e uguaglianza, mentre la fraternità era ritenuta del tutto accessoria. Una delle caratteristiche dei centri sociali, invece, è che ci si vive assieme”.

In Italia l’esperienza dei centri sociali, “che c’è anche in altri Paesi ma non così sviluppata come da noi, risale- ricorda Evangelisti- addiruttura agli anni Settanta. Si è rivelata preziosa specialmente dagli inizi degli anni Ottanta, quando il movimento antagonista esistente era messo molto male, perchè decimato dalla repressione e perchè diventava difficile fare qualsiasi cosa, difficile aggregarsi. Tutte le forme organizzative tradizionali erano andate in pezzi, però i centri sociali restarono ed assunsero un ruolo propulsivo, che poi non sempre hanno mantenuto: infatti bisogna vedere di quali centri sociali si parla, perchè qui e là per l’Italia ce ne sono alcuni che si sono trasformati in una specie di discoteche oppure di agenzie di vario tipo per arricchire sostanzialmente i promotori e sono finiti male, o comunque sono diventati qualcosa di diverso da quello che erano. Ma per fortuna questo non è accaduto a tutti. Chi ha poi tenuto duro, è partito dai centri sociali per tutta una serie di lotte e qualche volta anche memorabili. Ad esempio, sicuramente l’area dei centri sociali è stata centrale nella lotta contro il nucleare”. E tanto altro: l’antifascismo (“Dove i centri sociali coerenti sono più forti, è più difficile che i fascisti riascano a prevalere”), l’antirazzismo (“Posso scommettere che nessuno dei presenti è consapevolmente razzista, se c’è è un infiltrato e sarebbe subito riconosciuto. Se andate in una sede del Pd, siete sicuri che nessuno sia razzista?”), l’antisessismo (ma qui il discorso si fa “più controverso, perchè i comportamenti sessisti non sono stati affatto estirpati neanche all’interno dei movimenti sociali, è un lavoro lungo”) ed il rifiuto dell’individualismo (“Nessuno qui ha ambizioni personali tanto forti da voler per forza scavalcare e calpestare l’altro. Nessuno è invidioso di nessuno perchè non siamo qui per competere, siamo qui per fare assieme”).

I centri sociali, dunque, “sono strumenti di resistenza al calo di intensità delle lotte tradizionali- dice Evangelisti- riescono a sopperire e dare una continuità anche nei momenti di stanchezza. Ma sono anche molto, molto di più. Non possono essere scambiati per un semplice luogo di ritrovo culturale e non è un caso se vengono costantemente demonizzati”, dipinti come covi per tossicodipendenti e violenti. Anche se, lì dentro, “c’è la gente migliore del mondo”.

Da una frase scritta da Evangelisti per la prefazione di “Berretta rossa” parte anche la riflessione di Matteo, di Vag61: “Una ricostruzione delle storie individuali può aiutare moltissimo a ricomporre una storia complessiva”. Concetto che “assume un significato particolare dentro l’esperienza dei centri sociali e dentro le lotte che si danno nell’autogestione e nell’autorganizzazione”, dice Matteo. “Una delle particolarità di questo partito della fraternitè è il fatto che, prima ancora che evidenziare uno scarto rispetto alla sinitra parlamentare per quello che riguarda pratiche ed idee, pone al centro l’esistenza di ognuno e una condizione esistenziale di insubordinazione come dato di partenza. Quello in cui ci si riconosce è prima di tutto una necessità soggettiva di invertire l’ordine delle cose e mettere al centro un altro insieme di valori e rovesciare immediatamente ciò che accade”, per “mettere collettivamente in crisi un ingranaggio”. C’è, però, anche “un’ambivalenza che pone dei problemi, proprio perchè ci troviamo in una fase più complessa di quella che abbiamo attraversato negli ultimi anni. Una politica che è fatta anche di biografie, evidentemente, è anche una politica che nei momenti di riflusso va ad incidere nelle biografie di ognuno. Nei momenti di fermento e spinta collettiva, anche le biografie individuali vengono arricchite da passioni e desideri. Ma è altrettanto ovvio che, nei momenti di riflusso, questa cosa viene pagata anche individualmente da ciascuno e di fronte a questo bisogna trovare delle risposte collettive.

Altro punto: in questa fraternità “c’è anche qualcosa che ricorda molto la famiglia, una struttura che percepita dall’esterno è chiusa o quanto meno è data in partenza- continua Matteo- e non è in grado di essere mutata dall’esterno. Questa cosa, almeno parzialmente, si riflette anche nell’esperienza dei centri sociali e va analizzata. Forse oggi i centri sociali devono analizzare questa ambivalenza e dare una risposta. Perchè se è vero che in Italia le esperienze di autogestione resistono e danno anche molto valore, è vero anche che si fa fatica a far nascere movimenti di massa”.

Interviene anche Ilaria, studentessa del Ccs, che si riunisce a Vag. “Sono entrata in contatto con questa realtà a 14 anni e proprio per questo volevo sottolineare l’importanza che hanno spazi come Vag61 nel diffondere informazione anche tra i più giovani”. Una sera “mi capitò di assistere ad una rappresentazione teatrale sulla ballata della Fiat e da quel momento cominciato ad informarmi su quell’argomento e su tanti altri. E ancora non ho smesso di farlo, anche grazie a progetti come Zic, Smk o RadioAlSuolo”. Per questo “bisogna riconoscere questo enorme merito che hanno gli spazi come Vag, che si sforzano in continuazione di mantenere vivo l’interesse su tematiche che spesso sono lasciate da parte”.

> Il video integrale dell’iniziativa: qui

> Guarda la conclusione dell’intervento di Evangelisti:

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