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Vag61: ”Qui siamo, qui restiamo”

Il Comune ha messo a bando l’immobile di via P.Fabbri 110 ma dopo 15 anni di progetti e iniziative “non abbiamo nessuna intenzione di chiudere i battenti” (e intanto, il Demanio vende l’edificio che fu occupato da Vag61 in via Azzo Gardino). Nello stesso avviso pubblico rientra anche vicolo Bolognetti.

09 Agosto 2019 - 13:20

“Qui siamo, qui restiamo”. Si intitola così il comunicato diffuso da Vag61 dopo che “il Comune di Bologna, con un avviso pubblico che riguarda complessivamente dieci edifici di proprietà dell’amministrazione- scrive il centro sociale- ha messo a bando la gestione dell’immobile di via Paolo Fabbri 110 che dal 2004 è la casa dei progetti e delle iniziative di Vag61. Questo atto burocratico si insinua all’interno di una storia che ha già alle spalle 15 anni di attività, grazie alle quali un piatto deposito a rischio abbandono si è trasformato in uno spazio libero autogestito frequentato giorno dopo giorno da un numero incalcolabile di persone. Un destino ben diverso, guarda caso, da quello dell’immobile che Vag61 occupò in via Azzo Gardino, prima di ottenere l’attuale sede. Dopo lo sgombero, sono passati tre lustri di completo inutilizzo con buona pace dei ‘progetti’ sventolati all’epoca per giustificare l’intervento della polizia: basta dare un’occhiata a queste immagini per rendersi conto dello stato in cui si è lasciato ridurre l’edificio insieme al suo cortile. E ora, proprio poco tempo fa, il Demanio ha fatto sapere di non aver trovato niente di meglio da fare che mettere tutto in vendita a favor di privato. Con gli immobili pubblici funziona così, a Bologna”.

Continua il comunicato: “L’edificio di via Paolo Fabbri 110, invece, grazie a Vag61 oggi è un centro sociale che (partito dal progetto media center e con la nascita di uno dei primissimi mercati contadini di CampiAperti in città) attraversa ed è attraversato da molteplici percorsi: il Centro di documentazione dei movimenti ‘Francesco Lorusso – Carlo Giuliani’ (che ha ricevuto la “Dichiarazione di interesse culturale” da parte della Sovrintendenza archivistica dell’Emilia-Romagna – Archivio di Stato di Bologna), Smk videofactory e OpenDDB, il Fondo Roversi, la Palestra popolare, il quotidiano online autogestito Zeroincondotta – Zic.it, il cantiere culturale permanente di Resistenze in Cirenaica, il Comitato B.E.C.C.O. (Bologna Est Contro il Cemento e per l’Ossigeno), il Nodo Sociale Antifascista, il Condominio Bel(le)trame in sinergia con il vicino dormitorio, la musica di Bologna Calibro 7 Pollici, i cibi resistenti della Brigata cucinieri, i gruppi di acquisto solidale di Alchemilla G.a.s. e Giaz… E poi i filoni di attività – per citare le più recenti – legate alla letteratura sociale, alla lotta del popolo kurdo, alle mobilitazioni femministe di Non Una Di Meno e non solo, alle condizioni di chi viene privato della libertà o rischia di esserlo. Al fianco di questi e altri progetti, le iniziative organizzate e ospitate in via Paolo Fabbri 110 sono centinaia e centinaia: sono tutte elencate sul sito Vag61.info, se qualcuno volesse averne conferma. Per portare avanti tutto ciò, negli anni abbiamo riversato negli spazi di via Paolo Fabbri 110 un investimento sociale, politico, culturale e anche economico difficile da rendere in freddi numeri. Ma Vag61 è lì, a testimoniare ogni tassello di questa piccola grande storia”.

Scrive ancora Vag61: “A questo percorso vogliamo caparbiamente dare continuità, per portare avanti le pratiche di autogestione, autorganizzazione, autoproduzione e tramite queste dimostrare che è possibile contrapporsi al mercato e al profitto, alla cultura omologata, all’individualismo e al pensiero sessista, razzista e fascista. La rotta che riteniamo di dover percorrere l’abbiamo tracciata formulando la nostra ‘Dichiarazione di (non)indipendenza’: poche righe, ma è tutto lì. Vogliamo proseguire questo non facile cammino perchè ogni giorno ce n’è sempre più bisogno, vogliamo tutelare i progetti in corso, vogliamo garantire un futuro al prezioso patrimonio storico oggi custodito in via Paolo Fabbri 110. Per per questo, negli ultimi tempi, a più riprese abbiamo interloquito con il Comune alla ricerca di una modalità che consentisse a Vag61 di continuare ad essere quello che è e che non ha alcuna intenzione di smettere di essere. Il Comune ha man mano proposto diversi interlocutori ed ha cambiato più volte ipotesi di lavoro, ma nessuna è arrivata fino in fondo. Non per nostra volontà. Ora, sul tavolo della città, c’è un bando. Quello che pensiamo dell’uso di questo strumento per la fruizione degli spazi pubblici abbiamo già avuto occasione di esprimerlo in passato e non abbiamo cambiato idea. Un bando non può misurare la complessità che emerge dalle esperienze di autogestione, non può rispondere all’esigenza di plasmare forme innovative di cooperazione e organizzazione. Un bando mette in competizione le realtà sociali, quando per ogni spazio gettato nell’arena ce ne sono dieci che restano ad ammuffire. Un bando rischia di mettere in secondo piano anni e anni di attività pregresse. Questa che di fatto è una minaccia, ora, pende su Vag61 e mette a repentaglio ciò che abbiamo costruito in questi 15 anni. La minaccia vogliamo dunque trasformarla nell’ennesima sfida, sapendo che in passato la comunità che fa vivere Vag61 è già stata capace più volte di resistere di fronte al rischio di ritrovarsi senza una casa. Questa volta ci troviamo costretti a resistere partecipando ad un bando, perchè l’alternativa sarebbe quella di consegnare ad altri il pretesto per accampare diritti sugli spazi racchiusi tra le pareti (bellissime: grazie ancora a Ericailcane e Bastardilla!) di Vag61. Non abbiamo garanzie e non possiamo certo dimenticare che questa amministrazione è la stessa che ha sgomberato numerosi centri sociali, aprendo altrettante ferite che sentiamo come nostre sulla pelle. Corriamo un rischio, per non correrne uno maggiore”.

Sempre dal comunicato: “Abbiamo tutta l’intenzione di confermare che via Paolo Fabbri 110 è e sarà la casa di Vag61. Non abbiamo alcuna intenzione di smobilitare e chiudere i battenti. Ecco perchè i progetti continuano e l’attività dei prossimi mesi vede già diverse iniziative in cantiere: due giorni di festa con la rivista Carmilla, una serata dedicata al mondo della graphic novel, due iniziative nell’ambito del Terra di Tutti Film Festival con un workshop insieme a Silvano Agosti, uno spettacolo teatrale, l’assemblea annuale di Zapruder, i vinili di BC7P, la collaborazione con Resistenze in Cirenaica per la realizzazione di un ‘Quaderno di Cirene’ dedicato al racconto di storie poco note di staffette, partigiane, ‘madame’ e rivoltose. E tanto altro si aggiungerà, perchè non c’è bando che possa distrarci dalla voglia matta di riempire di vita via Paolo Fabbri 110. Aquì estamos! Di là, invece, c’è il leghismo salvinista che non vede l’ora di vedersi consegnare un altro pezzo di città e di Paese. Fate il vostro gioco, noi il nostro lo stiamo già facendo. Con Xm24 nel cuore, l’assemblea di Vag61 – Spazio libero autogestito in via Paolo Fabbri 110”.

Nel bando citato da Vag61 rientrano anche gli spazi di vicolo Bolognetti assegnati a Làbas dopo lo sgombero dell’ex caserma Masini di via Orfeo. Da quello sgombero sono trascorsi esattamente due anni, l’ex caserma è ancora vuota e Làbas scrive per l’occasione: “L’8 agosto del 2017, esattamente due anni fa, veniva sgomberata l’ex caserma Masini di via Orfeo da noi occupata. Quello che siamo riusciti a costruire in quegli anni è uno straodinario patrimonio collettivo di questa città che è stato difeso da decine di migliaia di persone. Come lo è quello che stiamo facendo ora a vicolo Bolognetti. Ma oggi, per i fatti accaduti quel giorno, ci sono 11 persone rinviate a giudizio che stanno affrontando il processo penale alle quali non dobbiamo mai dimenticare di rinnovare la nostra solidarietà. Perché la storia la scrivono i corpi che resistono. E la storia di Làbas continua per questo”.