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Ustica, “continuiamo a non sapere chi ha sparato”

Tra una settimana saranno 37 anni dall’abbattimento del Dc9 ma chi sa tace ancora. Intanto, i familiari delle vittime della strage della Stazione: “Sentenza su Brescia conferma l’infondatezza della richiesta di archiviazione dell’inchiesta sui mandanti”.

22 Giugno 2017 - 15:18

“Dopo la sentenza del giudice Priore” che nel 1999 riconobbe che il Dc9 Itavia in servizio il 27 giugno 1980 tra Bologna e Palermo fu abbattuto durante una battaglia aerea “e quelle delle Corti civili di Palermo che ha accertato le responsabilità dei ministeri dei Trasporti e della Difesa, crediamo che un sussulto di dignità dovrebbe far compiere l’ultimo passo, cioè individuare i responsabili diretti. Ma non c’è collaborazione internazionale e non continuiamo a non sapere chi è stato materialmente a sparare quel missile. E’ chiaro ci siamo molte resistenze a rivelare questa verità”.  Sono le parole del portavoce dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica, pronunciate alla conferenza stampa di presentazione delle iniziative per il trentasettesimo anniversario, che culmineranno come sempre con la commemorazione in Consiglio comunale, la mattina di martedì 27.

Poche ore prima, nella tarda serata di martedì, la Corte di Cassazione aveva pronunciato le prime condanne definitiva per la bomba esplosa il 28 maggio 1974 a Brescia: ergastolo per l’ex ordinovista veneto Carlo Maria Maggi e per Maurizio Tritone, allora informatore dei servizi segreti. Ne ha parlato Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage della Stazione di Bologna: “E’ importante perché conferma definitivamente, a livello giudiziario, che le stragi compiute dal 1969 al 1980 facevano parte di in un disegno eversivo attuato da neofascisti e servizi segreti”. Perciò, “si conferma l’infondatezza della richiesta di archiviazione sui mandanti della strage del 2 agosto 1980, presentata dalla Procura di Bologna, a cui ci siamo opposti, che ha liquidato i Nar degli stragisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini come dei neofascisti spontaneisti, non controllati da P2 e servizi segreti, come, invece, dimostra la sentenza definitiva di condanna di Gelli, Pazienza e degli allora vertici del Sismi per averli protetti depistando le indagini. Come ci dimostra la sentenza per la strage di Piazza della Loggia”. Per questo, aggiunge Bolognesi, parlando dal palco del prossimo 2 agosto “attaccherrò pesantemente la linea della Procura” che, dopo la sentenza su Brescia, “appare una volta di piu’ inconsistente”. Un fronte che si somma a quello aperto con il governo per le promesse mancate sui risarcimenti.