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Universitari in Rettorato: “Oggi studiamo qui!”

“Le aule studio erano tutte piene, e nelle strade studentə ridottə a studiare per terra davanti alle facoltà”, ha spiegato Saperi naviganti, additando i vertici dell’ateneo: “Nessuno ci ha degnato minimamente!”. Domani pranzo sociale e tampone sospeso in piazza Verdi, dove invece la settimana prossima tornerà il Cua riprendendo le “lezioni in piazza studio autogestita”.

15 Aprile 2021 - 19:05

Studentesse e studenti, mascherine sul volto, banchi distanziati, zaini, libri, laptop, borracce di acqua e flaconi di disinfettante. E uno striscione: “Oggi studiamo qui! Più diritti, meno privilegi!”. Questa la scena che si presentava questa mattina a chi percorresse i corridoi del Rettorato dell’Alma Mater in via Zamboni 33. L’iniziativa è del collettivo Saperi naviganti,che ha spiegato in un post sui social network: “Le aule studio oggi erano tutte piene, e nelle strade studentə ridottə a studiare per terra davanti alle facoltà. Siamo qui perché da mesi denunciamo la mancanza di politiche sociali da parte dell’Università che non si preoccupa di ridurre le tasse universitarie, ma pretende massimo rendimento in poco tempo da parte nostra! Oggi studiamo e lottiamo qui, finché non verremo ascoltatə! Raggiungeteci, studiamo insieme organizzandoci!”

Passate circa quattro ore, gli studenti hanno fatto il punto della situazione in un secondo messaggio: “Nessuna figura istituzionale ci ha degnato minimamente, sintomo di ciò che pare chiaro da sempre, il viso bifronte dell’universitá : totale abbandono della comunità studentesca, ma bella faccia per titoli di giornali! Contiamo solo quando c’è da pagare le tasse, ed in quel caso sì che hanno premura per noi, così tanta da metterci in mora scattata la mezzanotte del termine! Da un lato ritmi insopportabili e ricatti dovuti dalle scadenze, tasse, affitto, e tutte le relative spese che rendono l’università sempre più un bene di lusso; dall’altro tutto il precariato lavorativo che caratterizza la nostra ‘categoria’. È tempo di combattere l’insostenibilitá di questa situazione, non possiamo più star fermə! Passa a trovarci, possiamo uscire da questa condizione di invisibilitá solamente organizzandoci!”.

Saperi naviganti aveva diffuso nei giorni scorsi una dichairazione di “stato di agitazione”, al grido di “agitiamoci tutte e tutti, organizziamoci e siamo unitx. Non lasceremo che la rassegnazione prenda il sopravvento, dobbiamo entrare dentro noi stessx e uscirci tempesta”. Prossima tappa di mobilitazione sarà domani, quando si terrà un pranzo sociale autogestito in piazza Verdi: “Da mesi ormai la zona universitaria è più simile ad una gabbia che deve contenere un leone; le piazze transennate altro non fanno che limitare spazi che sono tipicamente attraversati da studenti e studentesse. Ci rendiamo conto che le misure prese riguardano una situazione emergenziale dalla quale non si può prescindere ma d’altro canto nemmeno si può prescindere dal fatto che una socialità intelligente è possibile e realizzabile. Rifiutiamo la retorica che colpevolizza chi attraversa questi spazi e proponiamo invece una possibilità di vedersi e parlarsi in sicurezza”. Ci sarà anche il Laboratorio salute popolare che porterà in piazza il il “tampone sospeso” offerto settimanalmente negli spazi di vicolo Bolognetti.

In piazza Verdi ieri era stato il Cua a portare tavoli, panche e libri, iniziativa richiamata in un comunicato stampa giunto oggi in redazione:  “Dalla prima volta che abbiamo messo in campo questo esperimento è passato quasi un anno, un anno in cui richieste, sogni, desideri e bisogni di student sono stati totalmente ignorati, sempre nel nome della produttività della nostra università, sempre nel nome della competitività che caratterizza Unibo, e più in generale l’ambiente accademico. Ciò di cui più di tutto questa pandemia ci ha fatto rendere conto è stato quanto, anche di fronte alla sindemia in cui siamo immers, gli imperativi per il mondo e modo di vivere in cui siamo, rimangano sempre gli stessi: sfruttamento, profitto, competitività. A tutto questo, ciò che vogliamo continuare a fare, è contrapporre pratiche diverse di vivere ed attraversare i luoghi che decidiamo di abitare e all’interno dei quali intendiamo costruire radici, rapporti liberi e liberati, modi alternativi di percepirci, in relazione con l altr, mettendo al primo posto la salute, l’autotutela collettiva, il sapere per il sapere, e rendendo il nostro tempo, qualcosa che valga davvero per noi, e non qualcosa di monetizzabile e vendibile”.

Prosegue il testo: “Se c’è qualcosa di cui pensiamo sia necessario riappropriarci è proprio il tempo. Tempo che ci è stato sottratto durante questa pandemia, tempo di vita, tempo vissuto realmente e non messo a servizio di qualcos’altro. Proprio per questo oltre che metterci insieme a studiare in piazza, mettendo in comune tutto il disagio e la sofferenza che la dad, così com’è stata messa in campo, ci ha provocato – vivendo molt di noi in condizioni abitative pessime e/o precarie -, abbiamo pensato di dare un valore diverso anche al tempo della lezione universitaria, cominciando mesi fa il ciclo di lezioni in Piazza studio autogestita, momenti grazie ai quali abbiamo realmente potuto vivere diversamente un tempo che è stato solo nostro, e in cui abbiamo potuto attraversare le strade della zona universitaria in maniera sana, in maniera altra da quella che contempla il dualismo malato all’interno del quale si pensa di non poter creare alternativa: quello tra militarizzazione e nichilismo. Le lezioni in Piazza Studio Autogestita ricominciano da settimana prossima con un incontro sulla Resistenza con Alberto De Bernardi, professore onorario dell’Unibo e la settimana successiva con un dibattito femminista con la docente Unibo Paola Rudan”.