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“Un reddito minimo per rifiutare contratti al ribasso”

Volantinaggio all’agenzia Randstadt di via Amendola del sindacato Usb, che giudica insufficienti tanto il Rei introdotto la scorsa legislatura quanto la proposta del M5s. Mercoledì 13 giugno manifestazione nazionale a Roma.

24 Maggio 2018 - 12:42

“Pd e 5 Stelle hanno avanzato le loro proposte, la prima tramutatasi nel Rei – misericordia di Stato, la seconda certamente migliore ma fortemente pregiudicata dai vincoli dell’Ue, ai quali nessuna forza politica sembra volersi contrapporre. E senza svincolarsi dai diktat dell’Ue non c’è spazio per un reddito dignitoso e per una lotta efficace alle disuguaglianze sociali. Vogliamo un Reddito slegato da servizi sociali, vincoli di cittadinanza e familistici, capace di garantire una base di vita degna e la possibilità di rifiutare contratti al ribasso!”. Queste le parole d’ordine con cui Usb ha manifestato ieri davanti alla agenzia di via Amendola di Randstadt, multinazionale del lavoro interinale, luogo scelto “per comunicare con la popolazione in cerca d’impiego, con i lavoratori precari e saltuari, ma anche tutti coloro che sul posto di lavoro subiscono bassi salari e privazione di diritti e tutele, dal lavoro manuale al lavoro mentale e cognitivo”.

“Da anni in Italia assistiamo a un impoverimento generale delle fasce popolari. La privatizzazione dei servizi pubblici – case popolari, trasporti, sanità, istruzione – comporta costi della vita sempre più alti, a cui non corrisponde una crescita dei salari e dell’occupazione. Se, fino a prima della crisi, avere almeno un lavoro garantiva standard di sopravvivenza per molti, oggi il lavoro è sempre più precario, saltuario e ‘povero’: il 28,7% della popolazione italiana è a rischio di povertà ed esclusione sociale, mentre arriva quasi al 12% la percentuale di chi corre lo stesso rischio nonostante percepisca un reddito da lavoro. E’ necessaria quindi una misura di sostegno al reddito che permetta di respirare, di alzare la testa. Che permetta a chi è in cerca di lavoro di dire ‘NO’ a salari sotto la soglia di sopravvivenza, così come di soddisfare i bisogni fondamentali della vita a chi è senza lavoro. Questa non è la soluzione complessiva ai problemi di chi è in difficoltà, ne’ può esserlo: va affiancata al potenziamento e a una maggiore accessibilità del welfare, così come alla lotta per piani di occupazione lavorativa a salario adeguato e con pieni diritti e tutele. Ma per poter rivendicare stato sociale e lavoro c’è bisogno di una base minima di sostentamento”.

Per il 13 giugno il sindacato promuove una manifestazione nazionale davanti alla Camera, “per imporre al parlamento e a qualsiasi governo risulterà dalle faticose consultazioni la voce e le necessità dei settori popolari”.