Acabnews Bologna

Un “pronto soccorso medico-psicologico” al telefono per affrontare la crisi sanitaria

L’iniziativa promossa da Laboratorio Salute Popolare di Làbas, Mediterranea Saving Humans e Approdi. Usb: Tper e assessorato regionale “non fanno il loro dovere” per contenere epidemia. Sgb su trasporti: nei posti di lavoro “non si fa alcuna prevenzione”.

11 Marzo 2020 - 19:53

Un’iniziativa di solidarietà con il lancio di un “servizio di supporto psicologico telefonico” e per “tradurre alcune informazioni sanitarie essenziali”, quella promossa oggi da “operatrici, operatori, studenti e studentesse che ruotano attorno al mondo della salute” del Laboratorio Salute Popolare di Làbas, Mediterranea Saving Humans e Approdi, con l’obiettivo di “venire incontro alle esigenze di chi è privo di reti sociali, conosce poco la lingua ed è disorientato o spaesato dalla situazione, in modo da creare comunità e supporto reciproco per non lasciare indietro nessun*”, poiché – dicono attiviste  attivisti – “ci sentiamo immediatamente chiamat* in causa a fronte di una crisi sanitaria data dall’epidemia di #coronavirus”.

“Come Laboratorio Salute Popolare – spiegano le realtà in un comunicato – stiamo cercando di dotarci di strumenti che ci permettano di essere comunità e di attivare solidarietà anche in un momento in cui è necessaria una cosa: limitare al minimo i propri contatti, stare a casa, arginare il contagio. Invitiamo tutt* a prendere sul serio questi provvedimenti, in ottica di prevenire il contagio a tutte quelle persone deboli per età o per stato di salute che, in caso di covid, rischierebbero la vita. I posti in terapia intensiva sono limitati e siamo arrivat* al punto di dover scegliere chi assistere e chi, per età o per comorbidità, può essere ‘sacrificato’. Sappiamo che i nostri colleghi stanno affrontando situazioni molto pesanti, causate anche da anni di tagli al Sistema Sanitario Nazionale che hanno prodotto una carenza sia di organico che di risorse e la difficoltà di affrontare delle situazioni emergenziali come quella di questi giorni”.

Proseguono attiviste e attivisti: “Vogliamo anche tuttavia dire chiaramente che ci sono già persone che vengono sacrificate dall’ordinanza del Presidente del Consiglio: sono i lavoratori e le lavoratrici che devono continuare a recarsi tutti i giorni in luoghi affollati, senza mascherine o gel igienizzante, senza la possibilità di tenere un metro di distanza dai propri colleghi o ancora di più senza la possibilità di astenersi dal lavoro, in nome di una produttività che deve essere garantita a tutti i costi. E’ paradossale chiedere a tutt* lo sforzo di rimanere dentro casa e poi obbligare migliaia di persone, spesso già ricattate da precarietà e sfruttamenteo, a rischiare la propria incolumità e quella dei propri cari. Il contagio NON si ferma se non fermiamo la smania di produrre. Qualsiasi misura individuale che non venga affiancata da drastici cambiamenti della collettività non sarà sufficiente. Siamo altresì convint* che, oltre al diritto alla salute per tutt@, vada garantito anche il #redditodiquarantena: per
stare a casa sono necessarie tutele, ammortizzatori sociali, sussidi e reddito”.

Intanto, nuovi comunicati delle realtà del sindacalismo di base sono stati diffusi oggi in riferimento alle conseguenze dell’emergenza per lavoratrici e lavoratori. Sul versante dei trasporti, Usb accusa Tper e l’Assessorato regionale ai trasporti di “non fare il loro dovere per il contenimento dell’epidemia coronavirus”. Secondo la sigla sindacale “viene tagliato drasticamente il servizio di trasporto pubblico locale, il personale viene messo in ferie obbligate, creando disagio alla cittadinanza con una frequenza più bassa e di conseguenza con mezzi più affollati, potenzialmente più pericolosi. Tper ha comunicato la riduzione del servizio come da periodo di vacanze scolastiche, una disposizione confermata su tutto il territorio regionale dallo stesso assessorato ai trasporti. Riteniamo che questa scelta sia controproducente per il contenimento dell’epidemia in corso. Sappiamo benissimo che l’utenza è drasticamente calata anche per le stesse disposizioni del Governo ma questo non significa che bisogna ridurre il numero degli autobus in circolazione, anzi abbiamo bisogno di evitare al massimo la concentrazione dell’utenza, almeno fino a quanto non verrà completamente bloccata la circolazione o fino a quando non sarà passata l’emergenza”. La scelta di non ridurre le corse sarebbe infatti stata applicata da altre amministrazioni regionali.

Vi sono stati negli utlimi giorni – dice Usb – “ritardi su vari aspetti: sulla chiusura della porta anteriore, sulle barriere amovibili di protezione per i conducenti, sulla distribuzione dei dispositivi di protezione per il personale (gel e altro), sulla vendita a bordo dei biglietti, sulle comunicazioni all’utenza e anche sulle modalità di attivazione dello smart working. Insomma, troppi ritardi e provvedimenti controproducenti per contribuire come si potrebbe e dovrebbe: chiediamo all’azienda Tper e all’Assessorato Trasporti un immediato e netto cambio di rotta che metta al centro l’interesse della cittadinanza e la tutela delle lavoratrici e lavoratori di Tper”.

Anche Sgb interviene su tutti i settori del trasporto nell’area bolognese, spiegando che “in violazione al decreto emanato dal governo, non si fa alcuna prevenzione, neanche minima, per arginare il diffondersi del coronavirus e vengono disattese tutte le indicazioni per tutelare la salute dei lavoratori”. Così “nelle società del gruppo FS, i lavoratori vengono mandati allo sbaraglio, senza neanche dotarli dei minimi presidi sanitari utili a contenere eventuali contagi. In mercitalia, società addetta al trasporto delle merci, nonostante varie richieste e segnalazioni, effettuate anche da parte dei delegati alla sicurezza, ad oggi i macchinisti, che ricordiamo si spostano su tutto il territorio nazionale, non sono stati dotati di alcun tipo di protezione, i locomotori spesso si presentano in condizioni igieniche allarmanti, di fatto non viene effettuata neanche la pulizia ordinaria, altro che sanificazione(!), stessa cosa riguarda le sale soste, sporche e con spazi ristretti che non garantiscono le distanze di sicurezza, prive di servizi igienici. Nel resto dei segmenti di trasporto, regionale e lunga percorrenza assistiamo a situazioni simili; in particolare segnaliamo che nella tanto decantata nuova società di trasporto regionale in Emilia Romagna molti locomotori sono sporchi e che l’ultima pulizia effettuata risale a circa un mese fa, quando va bene. A tutto questo si aggiunge il problema della refezione. Ricordiamo che tutti i locali di ristorazione chiudono alle 18 e che il personale mobile è costretto a cenare fuori casa. Per dare soluzione a questo problema la società ha risposto con un efficiente: ‘Arrangiatevi!!'”.

Continua il sindacato di base: “All’aeroporto di Bologna il personale di front-line lavora a stretto contatto con i viaggiatori, non sempre si riesce a garantire il mantenimento delle distanze di sicurezza, nonostante le tante richieste avanzate, ad oggi non sono stati installati i vetri divisori, i lavoratori non sono dotati dei minimi strumenti di protezione individuale ed anche la pulizia degli ambienti di lavoro si limita a quella ordinaria, spesso insufficiente. In ultimo in Tper dove registriamo identiche problematiche, chiediamo che venga immediatamente sospesa l’attività di controllo dei biglietti a bordo, e tutte quelle attività che non permettono di mantenere le distanze di sicurezza e che non sono strettamente necessarie a garantire un servizio essenziale. Riteniamo che la decisione aziendale di ridurre il servizio avrà, come unico effetto, quello di favorire l’affollamento dei mezzi; cosa non solo
sconsigliata ma pericolosa”.