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Un detenuto morto alla Dozza

Antigone: “Siamo molto preocupati”, Emilia-Romagna ha “uno dei tassi di sovraffollamento più alti del paese” ed è al contempo “una delle regioni in cui la diffusione del virus si è manifestata più fortemente”, urgono “misure deflattive”.

11 Marzo 2020 - 17:23

Un uomo di 35 anni sarebbe stato trovato senza vita questa mattina nella sua cella nella casa circondariale bolognese. Sono in corso gli accertamenti.

Prima che si apprendesse questa notizia, Antigone Emilia-Romagna ha diffuso una propria analisi delle rivolte di questi giorni. Scrive  “Sono tristemente noti alle cronache i fatti del carcere di Modena, dove due giorni fa è scoppiata una rivolta che ha portato alla morte di nove detenuti, in circostanze ancora da chiarire. Sono invece conosciute le circostanze in cui sono maturate le violente proteste in quel penitenziario. Per evitare il contagio da Covid-19, in questo come in altri istituti, erano state introdotte misure restrittive, quali la sospensione delle attività delle scuole e dei permessi di lavoro. La mancata adozione di strumenti didattici digitali ha fatto sì che tutte le attività di formazione e istruzione venissero interrotte, peraltro senza possibilità di alcun altro contatto con l’esterno. In seguito, anche i colloqui con i famigliari e gli avvocati sono stati fortemente limitati. Le nuove restrizioni hanno certamente influito sulla reazione della popolazione detenuta. Tuttavia, va sottolineato che la rivolta si è sviluppata in un contesto già di per sé compromesso. L’istituto di Modena si caratterizza nei recenti anni per le cattive condizioni strutturali, per la scarsità di attività trattamentali, nonché di corsi formativi, professionalizzanti e culturali. A ciò si aggiunge l’alto tasso di sovraffollamento penitenziario (a fine febbraio, erano 530 i detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 369 posti) e il basso numero di educatori in servizio (3 effettivi al momento della nostra ultima visita a maggio 2019)”.

Prosegue l’associazione: “Siamo molto preoccupati per quanto è avvenuto non solo a Modena ma anche a Bologna, dove si sono verificate proteste analoghe, e negli altri istituti del territorio. La situazione delle carceri Emiliano-romagnole è particolarmente difficile ovunque: la Regione presenta uno dei tassi di sovraffollamento più alti del Paese e l’Emilia è al contempo una delle regioni in cui la diffusione del virus si è manifestata più fortemente. La pressione psicologica inevitabilmente subita dalle persone ristrette è altissima, non potendosi quest’ultime autodeterminare nell’affrontare il pericolo di contagio, non potendo contare sul supporto e conforto (anche materiale) dei propri cari e subendo l’oggettivo pericolo sanitario determinato dalla concentrazione umana a cui sono sottoposti. La nostra preoccupazione riguarda anche i risvolti di questa situazione e i possibili scenari futuri: come ci siamo arrivati e come ne usciremo dipende anche dalle scelte che da qui in poi verranno fatte. Le rivolte stanno avvenendo in un contesto segnato da un altissimo grado di deprivazione, in cui il legame con l’esterno e con gli affetti rappresenta una delle pochissime, e spesso la principale, se non anche l’unica fonte di conforto e normalità per i detenuti, e come tale andava e va incoraggiato attraverso l’adozione di misure compensative, a partire da un maggiore accesso alle comunicazioni telefoniche e/o via Skype. Ma non solo dai colloqui con gli affetti e con gli avvocati passa la minaccia del contagio all’interno: in questa emergenza straordinaria che l’Italia sta vivendo, è necessario pensare e valutare tutte le possibili misure che tutelino il diritto alla salute dei detenuti così come di quella del resto della popolazione. Per questo, a livello più generale s’impone oggi, con riferimento a tutti gli istituti della Regione, l’adozione tempestiva di misure deflattive, che consentano di ridurre il sovraffollamento penitenziario, garantendo i diritti di chi viene messo nelle condizioni di scontare la propria pena in un carcere che, evidentemente, non può permettersi tali né tantomeno ulteriori livelli di compressione”.