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Un Cie in ogni regione? “Non si combatte il terrore con l’orrore”

Dal Viminale si apprende che il piano potrebbe essere ancora più esteso di quanto inizialmente reso noto. Dalla città si oppongono anche Nodo sociale antifascista, Bologna NoBorders, Sportello medico-giuridico Xm24.

02 Gennaio 2017 - 17:13

Stop Cie - © Michele LapiniSi allunga l’elenco delle voci contrarie alla riapertura di un Cie in città, mentre il Viminale fa trapelare alla stampa che l’intenzione sarebbe addirittura quella di (ri)aprire un centro in ogni regione, ben più quindi dei cinque di cui si è letto negli scorsi giorni.

La “ferma opposizione contro il possibile ritorno a Bologna di uno dei più vergognosi dispositivi di negazione della dignità e della libertà degli esseri umani” è affidata a Facebook dallo Sportello Medico Giuridico Xm24, mentre sulla pagina Bologna NoBorders si invoca “Mai più Cie a Bologna, né in nessun altro posto”.

Interviene dal blog Stafetta il Nodo sociale antifascista: “Sono ormai quasi vent’anni che la legge Turco-Napolitano e poi la Bossi-Fini hanno cercato di limitare al massimo il fenomeno immigratorio, impedendo ai migranti dall’Africa o dall’Oriente di prendere un aereo per l’Italia e costringendoli – per un costo anche dieci o quindici volte superiore – ad affidarsi a ciò che i giornali chiamano, con lugubre eufemismo, i ‘viaggi della speranza’. Sono norme costate un numero imprecisato di vite umane, forse più di 200.000: uomini, donne, bambini, vecchi… Non vi è dubbio che la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini siano leggi contrarie ai principi fondamentali di umanità e di solidarietà. Anzi, la Turco-Napolitano è stata la prima legge di ispirazione razzista in Italia dopo le feroci leggi antisemite del 1938. Così, nella primavera del 2014, quegli stessi politicanti che avevano voluto e promosso per decenni la barbarie razzista dei rastrellamenti e delle espulsioni di migranti, scoprivano tutt’a un tratto che ‘i Cie sono un inferno’ promettendo che non sarebbero stati mai più riaperti. Non c’è dubbio che i Cie abbiano fatto parte di un sistema devastante. Tutti i gruppuscoli neofascisti e neonazisti impallidiscono di fronte all’infamia delle politiche migratorie degli ultimi vent’anni. Tutte le terribili stragi neonaziste e islamiste degli ultimi anni sbiadiscono di fronte ai mucchi di cadaveri senza nome che affondano nelle acque del Mediterraneo”.

Prosegue il post: “Ora però il governo sta elaborando un piano di riapertura dei Cie che riguarda Milano, Gradisca d’Isonzo, Potenza e Bologna. Si tratta di disumani lager razzisti in cui verranno imprigionate persone che non hanno commesso alcun reato e che sono colpevoli soltanto di non essere in regola con la burocrazia dell’immigrazione. Gente che soffrirà coercizione, dolore e talora fame e morte per la mancanza di un timbro su un pezzo di carta. Né va dimenticato che il sistema concentrazionario dei Cie. ha prodotto in passato vessazioni di ogni genere: sedativi nel cibo, manganellate quotidiane, stupri e ricatti sessuali, espulsioni illegali, minacce continue di venire deportati”.

Conclude il Nodo: “Nella Magna Charta, che è al fondamento della civiltà europea, si legge ‘No free man shall be imprisoned’. Non si combatte il terrore con i rastrellamenti di ‘clandestini’ e l’orrore quotidiano dei Cie. Nessuna persona è clandestina! Nessun Cie deve essere riaperto!”