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Tutte e tutti in piazza per Afrin: “Fermiamo il massacro”

Allarme dalla città curdo-siriana assediata dall’esercito turco, l’attacco al centro abitato potrebbe essere imminente. Spazi sociali e collettivi cittadini raccolgono l’appello alla mobilitazione immediata, appuntamento domani (lunedì) alle 18 al Nettuno.

11 Marzo 2018 - 19:11

“Ora più che mai bisogna rompere il silenzio della comunità internazionale che di fatto è complice del piano della Turchia. Scendiamo in piazza lunedi 12/03 h. 18.00, appuntamento in piazza Nettuno. Afrin non è sola. Il silenzio è complice. #DefendAfrin”. La chiamata sta rimbalzando in queste ore su siti e pagine social di diversi collettivi e centri sociali cittadini. A far scattare l’allarme, nella serata di sabato, una corrispondenza dal Rojava di Jacopo, un redattore di Infoaut.

L’esercito turco ha attaccato il cantone curdo lo scorso 20 gennaio, incontrando una coraggiosa resistenza da parte delle Forze democratiche siriane, ma anche dal popolo e dalle donne che abitano il cantone, che hanno continuato a sfidare l’aggressione con affollate manifestazioni di piazza. L’ultima, ritratta nella foto in questa pagina, quella per l’otto marzo, giovedì scorso. A suon di bombardamenti dell’aviazione sulla popolazione civile le forze armate di Ankara sono riuscite tuttavia a penetrare per diversi chilometri il territorio siriano, circondando la città che dà al nome al cantone.

“Nelle ultime ore – scriveva Jacopo – la situazione ad Afrin si è fatta più critica: l’esercito turco invasore e le bande jihadiste sue alleate si sono avvicinate alla città da diversi lati, in particolare dalla direzione di Shera. Sono a 2,5 km di distanza e minacciano direttamente la città. La situazione dentro Afrin è quella che c’era già in questi giorni, quindi alta densità di popolazione, tanti rifugiati dai villaggi che qui hanno trovato rifugio dalla guerra e dai bombardamenti, mancanza di acqua perché quando i jihadisti e l’esercito turco hanno preso la diga di Meidanki hanno tagliato la fornitura e bombardato le stazioni di pompaggio in altri villaggi. Mancano anche alcuni generi di prima necessità. Adesso il rischio concreto è che nelle prossime ore ci sia una situazione sempre più critica e che attacchino la città; già in questo momento ci sono bombardamenti di artiglieria e di aerei nelle zone periferiche della città”.

Il Tev Dem, coalizione maggioritaria nel Syrian Democratic Council, massimo organo rappresentativo della Federazione della Siria del Nord, “ha chiamato a una mobilitazione generale, a una sollevazione in tutti i posti e le piazze del mondo per difendere Afrin, per fermare il progetto di pulizia etnica che Erdogan e i jihadisti vogliono attuare sulla popolazione di Afrin, per chiedere una no fly zone che fermi i bombardamenti aerei, che sono anche quelli che causano un numero elevatissimo di vittime civili e che se in questa città dovessero aumentare ancora e arrivare fino in centro produrrebbero sicuramente un massacro. Queste azioni sono già in essere in molte città europee, anche in Bashur. Adesso quello che bisogna fare è rompere il silenzio della comunità internazionale che di fatto è complice con questo piano; questo è quello che a tutti i popoli del mondo viene chiesto di fare per sostenere Afrin e la sua popolazione, per supportare la rivoluzione della Siria del nord e quindi la speranza e l’esempio della rivoluzione del nostro secolo per una società libera e democratica in cui tanti popoli diversi possono vivere assieme e che sia anche una proposta di pace per la Siria. Una sollevazione per difendere Afrin ma anche per difendere una speranza per tutta l’umanità”.

“Fermiamo il massacro delle donne e del popolo curdo e siriano ad Afrin” è dunque l’appello rilanciato finora da Ya Basta, Tpo, Làbas, Vag61, Nodo sociale antifascista, Bologna NoBorders, e pubblicato inoltre sul sito nazionale di Rete Kurdistan. Ci sarà anche il Collettivo universitario autonomo, che raggiungerà il Nettuno partendo in corteo alle 17 da piazza Verdi: “E’ di ieri sera la notizia – scrive il Cua – da parte di Jacopo, studente e nostro compagno di Torino da alcune settimane ad Afrin, che in città la situazione sta precipitando: nonostante la strenua resistenza della popolazione, l’esercito turco e le milizie jihdiste sue alleate sono a poco più di due chilometri dalle abitazioni. Nei giorni scorsi gli attacchi aerei hanno mietuto centinaia di vittime civili, tanti dei quali ancora sotto le macerie delle proprie case andate distrutte dai bombardamenti voluti da Erdogan. Non solo, centinaia le morti e intossicazioni per l’utilizzo di armi chimiche di varia natura da parte dei turchi ed alleati. Per questo cogliamo l’invito a scendere in Piazza domani, in solidarietà e difesa di Afrin e della rivoluzione in Rojava. Appuntamento studentesco alle 17 in Piazza Verdi, lì dove un mese fa abbiamo temporaneamente occupato le torri-container contro la venuta di Erdogan in Italia, da lì ci muoveremo verso il presidio spontaneo convocato per le 18 in Piazza del Nettuno”