Acabnews Bologna

Tredicenne tenta il suicidio a scuola

Indagate preside e una maestra dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata di via Montello a Bologna

08 Novembre 2009 - 20:33

Giovedì 5 novembre attorno alle 10 un ragazzo di 13 anni si è gettato dalla finestra dell’ufficio della preside dell’Istituto privato Maestre Pie, un volo dal secondo piano che ha causato il coma in cui si trova ancora adesso, ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale Maggiore di Bologna, in condizioni stabili. Il ragazzo era stato convocato in presidenza insieme ad un altro alunno dopo che quella mattina era stato visto in possesso di sigarette in un bar nei pressi dell’Istituto. Mentre si trovava in quell’ufficio avrebbe chiesto alla preside, suor Stefania Vitali, di poter aprire le finestre per il caldo e in seguito, approfittando della disattenzione di quest’ultima per l’ingresso di un professore, si sarebbe buttato.

La procura ha aperto un’inchiesta e il 7 novembre il pm ha iscritto nel registro degli indagati la preside e la professoressa che aveva visto il ragazzo con le sigarette ipotizzando il reato di abuso di mezzi di correzione e disciplina da cui sono derivate delle lesioni, in attesa della perizia affidata al medico legale Irene Facchini, programmata per la settimana prossima. Dai primi interrogatori emerge che il tredicenne, che era stato bocciato a giugno e stava ripetendo la seconda, era piuttosto turbato durante il colloquio, poichè, come ha dichiarato la madre “forse non voleva piu’ deluderci”.

La dirigente del servizio Scuola di Palazzo Malvezzi, Anna Del Mugnaio ha dichiarato che “la scuola non puo’ sostenere la sua estraneita’ alle cause di un disagio manifestatosi con un tentato suicidio” mentre la presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti ha espresso la propria solidarieta’ alla preside della scuola Maestre Pie dell’addolorata. Mentre il sostituto procuratore precisa che “l’indagine e’ assolutamente estranea ad ogni sindacato sul metodo educativo dell’istituto scolastico in questione”, resta aperto il dubbio sui toni e le parole usate in quel colloquio precedente il tentativo di suicidio, rivolte a un ragazzo particolarmente sensibile.  Se è facile affermare che la reazione del tredicenne è stata eccessiva altrettanto si può ipotizzare sull’eccesso di zelo nel tentativo di imporre la disciplina da parte dei dirigenti scolastici.